"Ogni giorno migliaia di lavoratori, studenti, cittadini attraversano quel confine non per turismo, ma per vivere: per andare al lavoro, per tornare a casa, per studiare. E chi conosce la zona sa bene che se il piano dell’amministrazione comunale si traduce in questo, l’errore è colossale. Il piano prevede di deviare gran parte del traffico verso la frontiera di San Luigi, ma la strada è stretta, tortuosa e pericolosa, con passaggio a livello subito dopo il confine. Un imbocco che da sempre funziona con difficoltà".
Interviene in questo modo 'Ventimiglia progressista' che boccia il progetto di Ponte San Ludovico. "La barriera autostradale - prosegue - è già oggi un imbuto infernale nei momenti di punta. I collegamenti ferroviari della zona sono tutt’altro che affidabili o sufficientemente potenziati. Bloccare il valico principale per mesi significa isolare Ventimiglia, generando disagi enormi, danni economici e ambientali. Altro che 'riqualificazione': qui si profila una paralisi annunciata. Il progetto illustrato dall’amministrazione comunale di Ventimiglia in collaborazione con ANAS e altri enti prevede, tra le altre cose: una doppia rotatoria, nuovi parcheggi, una pista ciclabile transfrontaliera, un nuovo 'biglietto da visita' per la città. Ma bisogna chiedersi: per chi? Le rotatorie e le aiuole: già ci sono, si tratta di manutenerle e curarle. Il posto di polizia: le forze dell’ordine hanno bisogno di risorse, mezzi, organico, non necessariamente di una chiusura del confine".
"I 48 nuovi parcheggi: per chi e per cosa? Per i pendolari - va avanti la missiva - che oggi passano dal valico non si fermano più per dogane o controlli, non ci sono flussi turistici ma persone che si muovono ogni giorno per lavoro. I ciclisti e la mobilità dolce: certamente prioritaria per uno sviluppo sostenibile, ma non può venire a scapito della mobilità lavorativa quotidiana né della logica di accesso rapido tra Italia e Francia. L’amministrazione dipinge un quadro di “porta d’ingresso” moderna e funzionale del quale la città è orgogliosa. Ma la realtà per i cittadini è un’altra: traffico deviato, tempi di percorrenza dilatati, incertezza quotidiana. Le associazioni di tutela dei diritti umani – insieme a molti cittadini – hanno espresso forte preoccupazione per la cancellazione del memoriale dedicato ai migranti al confine, parte importante della memoria collettiva della città. Eppure tutto viene deciso con una rapidità che lascia poco spazio al confronto, senza che vengano presi in considerazione i veri flussi: quelli dei frontalieri, degli studenti, dei lavoratori. Dopo l’isolamento dall’alta Val Roya, ora anche da Mentone e Monaco, Ventimiglia rischia di diventare un’isola nel flusso transfrontaliero.
La riqualificazione non può essere un alibi per bloccare per mesi un valico vitale. Non si possono sacrificare i bisogni quotidiani della popolazione sull’altare dell’immagine o dell’innovazione senza garanzie concrete. La mobilità transfrontaliera serve infrastrutture funzionanti, orari certi, accessi rapidi e non varianti tortuose o blocchi temporanei che mettono in crisi il tessuto produttivo e sociale della città".
Ventimiglia progressista chiede: "Che la riqualificazione non comporti la chiusura totale del valico per periodi prolungati: vanno regolati i cantieri in modo che la mobilità quotidiana non venga rinviata di mesi. Che vengano garantiti percorsi alternativi validi e sicuri per i lavoratori e i frontalieri, con la priorità al reale flusso di mobilità, non solo a quello turistico o estetico. Che ci sia massima trasparenza sui tempi, costi e impatti reali del progetto: chi paga cosa, chi verrà ad usufruirne e in che modo. Che il memoriale e gli spazi già esistenti – parte della memoria collettiva – vengano preservati e valorizzati, non cancellati o dimenticati. Che venga potenziata la mobilità ferroviaria e i collegamenti con la Francia, parallelamente all’intervento stradale, perché la mobilità sostenibile non può consistere solo in rotatorie e parcheggi. Riqualificare suona bene nelle dichiarazioni, ma quando significa bloccare il principale varco di mobilità per mesi senza un’alternativa chiara, allora Ventimiglia perde. Perdono i cittadini, perdono i lavoratori, perde il futuro della città. Rimaniamo in allerta: non permetteremo che l’immagine prenda il sopravvento sui bisogni reali. Il confine non è un monumento, è un passaggio quotidiano. E va rispettato come tale".














