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Al Direttore | 08 settembre 2015, 13:08

Sanremo: discriminazione a disabile in un noto albergo della zona, la 'denuncia' della sorella

Annalisa Ferrero si chiede se "il salvare le apparenze e il dare un’immagine impeccabile, può essere più potente del rispetto per una persona?"

"Gentile Direttore, scrivo questa mail per una segnalazione.

Circa un mese fa mi sono trovata a Sanremo per una vacanza di tre giorni in un noto albergo del luogo. Ottima struttura, pulizia impeccabile che si ferma alla mera superficie. All’arrivo ci accoglie il Manager con un sorriso e una gentilezza visibilmente finti. Noto nel personale alla reception un lieve imbarazzo al nostro arrivo, e ne intuisco il motivo. È dalla nascita di mio fratello, 30 anni fa, che combatto contro le discriminazioni ai disabili. Ragazzo docissimo, socievole e sensibile, mio fratello P.F. soffre della sindrome di Down.

Scopro su internet che, ogni martedì e mercoledì, sulla terrazza dell’hotel fanno un apericena. Chiedo informazioni, ma risulta difficile reperirle e mi chiedo il motivo di questa scarsa organizzazione, per un evento aperto al pubblico, oltre che agli ospiti dell’hotel, e perlopiù pubblicizzato su internet.

Alla fine, il martedì, io e mio fratello ci presentiamo alle 20 sulla terrazza. Ad accoglierci il manager, con il consueto sorriso sulle labbra, ed alcuni camerieri. Siamo i primi, la gente non è ancora arrivata, i tavoli sono tutti liberi. Il manager ci dice che rimane solo più un tavolo al piano superiore. Se vogliamo fare apericena, ci tocca accontentarci. Saliamo la scala e ci troviamo in un mini terrazzo, con una tavolata apparecchiata e due tavolini. Ci accomodiamo, e intanto arriva una coppia sulla cinquantina nel tavolo di fianco al nostro. Ordiniamo da bere, a loro portano un piatto con salatini e quant’altro, a me tocca scendere per prendere qualcosa da mangiare. Intanto inizia ad arrivare gente. Dal terrazzo guardo sotto e vedo la scena, oltre che sentire chiaramente quel che dice il Manager: ‘Accomodatevi dove volete, è libero. Qui? Preferite laggiù?’.

Mio fratello sa rapportarsi alla gente, sa comportarsi. Ci siamo seduti, abbiamo parlato e fatto alcune foto. Non abbiamo infastidito nessuno, se non il personale (fatta eccezione per un cameriere, molto sensibile ed empatico, che silenziosamente si è schierato dalla nostra parte). Ora, il salvare le apparenze e il dare un’immagine impeccabile, può essere più potente del rispetto per una persona? A un disabile è stato rubato alla nascita il diritto a vivere una vita ‘normale’. Non gli è stato rubato dalla disabilità, ma dalle persone come il manager di questo albergo, che ogni giorno uccidono un pezzo di società. Quel pezzo non perfetto, che in loro crea disagio. La libertà non è un diritto riservato a tutti? No, talvolta non lo è. La libertà è per i forti, per i potenti, per coloro i quali prevaricano il debole per assecondare i loro bisogni.

Annalisa Ferrero".

Redazione

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