Un nostro lettore, Nico Calcagno, ci ha scritto visto che in questi giorni si trova nel reparto di oncologia dell’ospedale di Sanremo, dove ho accompagnato una persona cara per la terapia:
"È un luogo di sofferenza, ma anche di straordinaria umanità. Qui ho avuto modo di osservare da vicino il lavoro instancabile delle infermiere e degli infermieri, pochi, troppo pochi, che si dividono tra i locali dove i pazienti vengono temporaneamente sistemati e l’accettazione. Le vedo correre avanti e indietro, sempre con passo svelto e volto sereno, cercando di essere ovunque nello stesso momento. Mai una parola di troppo, mai un gesto brusco, mai un segno di insofferenza: solo disponibilità, ascolto, e quella gentilezza che diventa balsamo per chi soffre. Eppure, ogni tanto, tra loro, sottovoce, si lasciano sfuggire un lamento: 'Siamo in poche…'. A sostenere queste donne e questi uomini straordinari arriva fortunatamente l’AVO, l’Associazione Volontari Ospedalieri, composta spesso da ex infermiere e infermieri oggi in pensione, che mettono ancora il proprio tempo e la propria esperienza al servizio degli altri. Sono loro a occuparsi di quelle mansioni burocratiche che permettono al personale sanitario di concentrarsi su ciò che conta davvero: l’assistenza e l’ascolto. Ma mi chiedo perché questi angeli devono affidarsi al volontariato per riuscire a garantire la giusta assistenza ai pazienti? Perché la sanità pubblica è malata. Non di una malattia congenita, ma di una malattia acquisita: quella di una gestione politica miope, che non la mette tra le priorità del Paese. Sappiamo bene che la sanità costa, che assorbe una parte importante delle risorse pubbliche. Ma ci sono necessità che non possono più essere rimandate, e tra queste vi è il potenziamento del personale sanitario, ormai ridotto all’osso, costretto a turni infiniti e a carichi di lavoro insostenibili. Vorrei ricordare ai nostri politici che non basta farsi vedere indignati quando un’infermiera viene aggredita o malmenata da un paziente o da un parente esasperato. L’indignazione dura un giorno; la fatica di queste persone, invece, non conosce tregua. Servono nuove assunzioni, stipendi adeguati, turni umani. Perché questi angeli della sanità non chiedono privilegi, ma solo di poter lavorare dignitosamente, con la serenità e il rispetto che meritano. Sono persone straordinarie, capaci di dare ai pazienti quella umanità di cui hanno bisogno almeno quanto delle cure. Eppure, da troppo tempo, a questi angeli si stanno tarpando le ali".














