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Politica | 27 giugno 2022, 07:53

Bordighera: ospedale Saint Charles ai privati, il pensiero dell'associazionismo ponentino

"Non sfugge che due mesi fa infatti il manager aveva stoppato l’affidamento al colosso sanitario italiano, dichiarando la sua contrarietà per la mancanza dei requisiti".

Bordighera: ospedale Saint Charles ai privati, il pensiero dell'associazionismo ponentino

La questione della privatizzazione dell’ospedale Saint Charles di Bordighera continua ad essere al centro del dibattito pubblico. Dopo le dimissioni del Dr. Falco, la Giunta regionale ha approvato una delibera che recepisce il contratto di privatizzazione come ratificato in sede tecnica; un atto vincolante per l’Asl 1, che sarà tenuta a firmare l’affidamento della struttura ospedaliera.

Sul caso interviene una serie di associazioni del territorio (Aifo Imperia, Popoli in Arte, ODV Sanremo, Attac Imperia, Cittadinanzattiva Imperia, Gruppo Teatrale l’Attrito, Marina Moretti, Non Una di Meno Ponente Ligure e Società della cura): "Chiunque sarà chiamato a ricoprire l’incarico di Direttore Generale sarà obbligato a sottoscrivere comunque il passaggio del Saint Charles all’Istituto ICLAS di Rapallo (Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità) che fa parte del gruppo GVM Care & Research . Risulta evidente che le recenti dimissioni del Dr Falco, formalmente attribuite a motivi personali, siano invece avvenute per la diversità di vedute con la Regione, per la ‘destinazione’ del Saint Charles. Non sfugge che due mesi fa infatti il manager aveva stoppato l’affidamento al colosso sanitario italiano, dichiarando la sua contrarietà per la mancanza dei requisiti. Secondo Falco nella trattativa erano emerse troppe inadempienze nella bozza di contratto: non era previsto un numero adeguato di medici per tutta la struttura che dovrebbe avere 119 posti letto, non veniva rispettata l’organizzazione del lavoro e l’organico medico era considerato insufficiente. Sulla pratica, passata in mano agli avvocati della Asl 1, della Regione e del gruppo acquirente, per la quale è stata trovata un’intesa per la privatizzazione, si sa poco, anche perché la Regione non rende noti i documenti del processo di affidamento, in spregio alle regole di trasparenza e partecipazione che dovrebbero governare la pubblica amministrazione".

"Quali siano, fra l’altro, i reparti e i servizi che verranno ripristinati affinché l’attuale Punto di Primo Intervento possa diventare veramente un Pronto Soccorso, non è dato saperlo e si tratta di un nodo cruciale del contratto, su cui i Sindaci e le comunità del territorio non intendono rinunciare. Pur riconoscendo in questo frangente la ‘postura professionale’ del Dr. Falco, è legittimo pensare che un manager di tale esperienza, ai vertici Asl da anni, abbia valutato accuratamente i rischi dell’operazione, rendendo ancora più evidente la gravità dell’ingerenza della Regione. Le decisioni prese altrove non soddisfano le necessità territoriali. L’accentramento delle decisioni in A.Li.Sa. (Agenzia Ligure Sanitaria) e il loro affidamento a strapagati manager non sta risolvendo i problemi, anche economico finanziari, della sanità ligure. E’ necessario ridare il ruolo corretto alle Conferenze dei Sindaci, aprendole all’apporto dell’attivismo civico locale".

"L’emergenza Covid-19 non ancora conclusa ha mostrato tutti i limiti di una gestione che paga vent’anni di tagli e privatizzazioni. La sanità pubblica non va messa “a sistema” con la sanità privata, il cui ruolo e interazione con la sanità pubblica va interamente ripensato, con un modello, senza spirito di concorrenza, improntato alla solidarietà e alle relazioni umane. Ancora una volta ci pare invece che il progetto attuato dalla Regione sia basato su una logica aziendalistica, che concede sempre più spazi alla sanità privata, in un contesto che viene definito competitivo, ma che invece è sempre a vantaggio del privato che ha ben poche regole, se non quelle del profitto".

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