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Al Direttore | 24 aprile 2014, 14:48

Sanremo: dichiarazioni al processo contro la ‘ndrangheta, un amico scrive in difesa di Daniele Delfino

"Sono totalmente lontane dalla verità"

Sanremo: dichiarazioni al processo contro la ‘ndrangheta, un amico scrive in difesa di Daniele Delfino

"Egregio direttore, nel ringraziarla per il servizio offerto affinché un cittadino può esprimere la propria opinione riguarda agli articoli della vostra testata colgo l'occasione per difendere l'onore e il ricordo di un amico che non c'è più: Daniele Delfino. Sono totalmente lontane dalla verità le dichiarazioni fatte sulla sua memoria.

Quando avvenne il suo omicidio avevamo solo 19/20 anni, eravamo dei ragazzini, vedevamo tutto con occhi diversi rispetto ad oggi ma sicuramente non facevamo parte di nessuna organizzazione criminale, il nostro unico pensiero era divertirsi come credo sia giusto a quella età... non nego che qualche volta siamo andati sopra le righe ma cose che a pensarle oggi le ricordo con un sorriso pensando ad una ragazzata! Quelle di Dany erano ragazzate... Non aveva nessuna zona di spaccio o territorio, aveva una compagnia di amici un po' scalmanati come lui che (come tutti i ragazzi di Sanremo) al sabato sera per acquistare un po' più sicurezza ci scappava qualche bicchiere in più per poi andare a finire le nostre serate in qualche discoteca a seguire la classica colazione al bar di fronte alla stazione e poi alle prime luci dell'alba tutti a casa perché il giorno dopo avremmo dovuto trovare una scusa per i nostri genitori per assicurarli sul perché abbiamo fatto tardi!

Alla sera, dopo mangiato, anche nei giorni settimanali era nostra usanza ritrovarci in un bar di via Martiri dove prendevamo il caffè e giocavamo a belotta... Ma non una partita! 3/4 ore di minimo eravamo dei vecchi giocatori di belotta da bar con tanto di urla e sigarette non incontravamo ndranghetisti o picciotti e se c'erano, a noi non hanno mai dichiarato nulla o mai ci hanno cercato. Dico tutto questo per far modo che chi legge questa mia lettera possa realmente capire che Daniele era un ragazzo come qualsiasi altro ventenne e un genitore può rispecchiare queste mie parole con le giornate del proprio figlio. Oggi sono genitore anche io e tanti altri amici di Dany lo sono diventati, a lui é stato negato di esserlo, veniamo dalla stessa strada che percorreva lui, la gente che frequentava Delfino oggi sono persone di lavoro che tutti i giorni affrontano la battaglia della vita per guadagnarsi uno stipendio, tra l'altro di noi tutti era l'unico che riuscì a diplomarsi e giorni prima di quella maledetta sera aveva manifestato la voglia di iscriversi all'università.

Questa storia ci ha lasciato un immenso vuoto, in primis per la vita di un ragazzo di 20 anni che ha pagato a caro prezzo la sua irruenta istintività, e in secondo luogo abbiamo vissuto l'orrore del dolore che Sergio e Libera (genitori di Daniele) persone splendide, hanno passato e passano ancora. É totalmente piena di ingiustizia permettere ad una persona di rivangare e offendere il ricordo di un figlio, lo sfogo di Papà Delfino è più che giustificato, chi di noi non avrebbe fatto la stessa cosa? In conclusione direttore penso che quando arriva ogni fatidico sabato sera e sull'uscio del mio locale guardo fuori, io vedo almeno 1000 Daniele e spero da Padre e da essere umano che non incontrino solo 1 tipo di persona!!!!!

Raffy".

Redazione

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