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Politica | 22 dicembre 2025, 11:50

Rifondazione Comunista: "Diffusione al Luna Park di Sanremo della canzone faccetta nera segnale grave"

"Dietro la banalizzazione del fascismo si nasconde un pericolo reale per libertà, diritti e pace"

Rifondazione Comunista: "Diffusione al Luna Park di Sanremo della canzone faccetta nera segnale grave"

La diffusione della canzone “Faccetta nera” al Luna Park di Sanremo riaccende un allarme che va ben oltre la semplice “goliardia”. Per Rifondazione Comunista, che interviene con una nota durissima, non si tratta affatto di “solo canzonette”, come qualcuno ha già provato a minimizzare, ma dell’ennesimo segnale di un clima culturale e politico che tenta di normalizzare simboli e narrazioni del ventennio, riducendo il fascismo a un ricordo folkloristico anziché riconoscerne la pericolosa attualità.

"A proposito della diffusione al Luna Park di Sanremo della canzone “faccetta nera”, (come accaduto anche a Campobasso nella pista di pattinaggio affollata di bambini e ragazzi), Rifondazione Comunista intende precisare che quelle NON “sono solo canzonette”, come qualcuno si è già premurato di dire…anche se per alcuni - purtroppo - tale riferimento canoro può definire un periodo storico sepolto dalla Resistenza. Dietro a questa narrazione che intende derubricare il fascismo a mero momento storico non più riproducibile sta invece il Fascismo permanente, reale ed attuale, quello fatto non solo di gagliardetti e canzonacce volgari e razziste (che però hanno fatto persino “sognare” tanti Italiani “Brava gente”), ma anche e soprattutto di prevaricazione, di messa in mora di ogni pulsione (speranza) genuinamente “democratica”, di crudeltà ed imbecillità difficilmente separabili ed, ancor più, di vassallaggio e servizio alle pretese del Capitalismo, quel sistema economico che nel nome del profitto di pochi, costruisce meticolosamente a tavolino marce su Roma, golpes, stragi, finte rivoluzioni, genocidi organizzati, guerre infinite al servizio dell’imperialismo economico-commerciale ed una dannazione consumistica del Pianeta Terra e dei suoi abitanti. 

Questo evoca, suggerisce e ripropone la canzonetta in questione, non una nostalgia, una “saudade” italica, innocente e storicamente determinata, ma una violenza continua alle civiltà.

E’ tuttavia ipocrita scandalizzarsi, per apparire politicamente corretti, senza connettere con precisione quelle “canzonette” al Capitalismo ed alle violenze che gli sono connaturate. Non dimentichiamo che la Costituzione della Repubblica Italiana, nella XII Disposizione Transitoria e Finale, attuata nella Legge Scelba (L. 645/1952), vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista e/o la sua esaltazione pubblica con qualsiasi mezzo, mentre con il dileggio razzista della “faccetta nera” si aggiunge l'incitamento all'odio razziale, come definito dalla Legge Mancino (L. 205/1993).

Non siamo tanto manichei da non capire che assai probabilmente chi ha messo in onda la “faccetta” neppure sapeva di cosa si trattasse o, se sapeva, riteneva di fare una goliardata trasgressiva ma innocua.
Ma la “banalità del male” ha mandato al forno 6 milioni di ebrei, 3 milioni e mezzo di prigionieri comunisti sovietici, 2 milioni di prigionieri polacchi ed almeno 1 milione fra Comunisti, Rom, Sinti, Testimoni di Geova ed Omosessuali in tutta Europa.

Dunque, se il fatto in sé può apparire ad alcuni di poco conto e i suoi autori possono essere innocui cittadini da sagra paesana, il suo significato - ancor più in tempi di governi “fascistissimi” – è di una gravità inaudita, segnale preciso di un tempo assai pericoloso per la libertà, i diritti e la Pace.

Al suono di quella canzone “ la dichiarazione di guerra era già stata consegnata agli ambasciatori … “ 
… e sappiamo come è andata a finire".

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