Potrebbe essere stato il suo ultimo Tenco da conduttore, ma non certo il suo ultimo atto d’amore per la musica e per la parola. Antonio Silva, lo storico presentatore del Premio Tenco dal 1976 e colonna portante del Club, sabato sera ha salutato il pubblico dell’Ariston leggendo, con la voce rotta dall’emozione, la poesia Itaca di Konstantinos Kavafis. Cinquant’anni dopo l’inizio di quella che è diventata una leggenda della canzone d’autore italiana, Silva ha chiuso il sipario su un’edizione che più di ogni altra ha parlato di memoria, di resistenza, di viaggi. E di ritorni.
“Antonio Silva non è il presentatore del Tenco: Antonio Silva è il Tenco”, ha scritto sui social Paolo Talanca, giornalista e critico musicale, rendendogli omaggio con parole che racchiudono la gratitudine di un intero mondo artistico. “Sabato si è congedato: ha letto Itaca tra le lacrime e ha fatto chiudere il sipario per la sua ultima volta dopo cinquant’anni. Dovremmo imparare tanto da personaggi così.”
Talanca lo ha definito “il più giovane di tutti”, ricordando la sua ironia, la sua curiosità intatta, la sua capacità di non prendersi mai troppo sul serio: “Antonio ha un’antica e colta cortesia e sa buttarla in ironia da un momento all’altro. Non ho mai amato i tromboni, quelli con la verità in tasca: Antonio, alla sua età, è il più giovane di tutti. È lui che al Tenco dà ancora le prime indicazioni critiche sui giovani artisti, e sono sempre intelligenti e di buon gusto.”
Parole che trovano eco anche in Graziella Corrent, del direttivo del Club Tenco, che conferma la volontà di Silva di ritirarsi gradualmente: “Lui aveva già detto che si sarebbe congedato. Credo che la prossima edizione l’aprirà, la sua intenzione è quella di ritirarsi, ma finché potrà gli chiederemo di fare apertura e chiusura.”
Dal 1976 Antonio Silva è stato più di un conduttore: una voce guida, un interprete della memoria e dell’ironia, un ponte tra generazioni. Con lui sul palco sono passati i giganti della canzone italiana, da De André a Gaber, da Fossati a Dalla, fino ai nuovi talenti che in questi anni hanno ridato linfa al Tenco.
La sua Itaca, letta come un testamento poetico, è diventata simbolo del viaggio che la canzone d’autore continua a compiere: “È il punto più lontano possibile – scrive Talanca – che ti permette di viaggiare e riempirti di bellezza. Antonio lo sa e, siccome è il Tenco, ha un compito cruciale: essere oggi più che mai un esempio e il cuore pulsante del Tenco presente e futuro.”
E chissà, forse davvero sarebbe bello se Antonio Silva chiudesse il cerchio cinquant’anni esatti dopo la sua prima volta, nel 2026. Sarebbe la conclusione perfetta per un viaggio lungo mezzo secolo, un ritorno a Itaca dopo una vita dedicata alla musica, alla parola e alla decenza quotidiana.














