Si è conclusa oggi pomeriggio a Ventimiglia la manifestazione organizzata dal comitato “Palestina libera” in occasione del 21 giugno, giorno simbolico del solstizio d’estate. Un corteo partecipato ha sfilato nel centro cittadino per esprimere solidarietà al popolo palestinese e denunciare, come dichiarato dagli organizzatori, “il genocidio in corso a Gaza e il silenzio complice delle istituzioni italiane ed europee”.
Partito da piazza Ettore e Marco Bassi, il corteo ha attraversato via Ruffini e via Roma, costeggiando il palazzo comunale, per concludersi ai giardini pubblici Tommaso Regio. Lì si sono tenuti alcuni interventi pubblici, tra cui quello dell’avvocata Maria Spinosi, una delle promotrici dell’iniziativa.
Secondo quanto affermato durante la manifestazione, l’obiettivo era quello di rompere l’indifferenza e chiedere con forza misure concrete da parte delle autorità italiane e internazionali. “Ci sono più di 60.000 vittime civili, tra cui oltre 20.000 bambini – ha spiegato Spinosi –. Si tratta di una violazione sistematica del diritto internazionale e umanitario. È necessario fermare questa tragedia”.
Nel corso dell’evento è stata anche criticata la gestione degli aiuti umanitari attraverso la Gaza Foundation, definita “disumana”, e si è chiesto che la responsabilità del coordinamento venga affidata alle Nazioni Unite.
Il comitato ha aderito alla campagna “#SanzioniPopolari”, lanciata dal movimento Ultimo giorno di Gaza, già promotore in passato di altre iniziative simboliche, come quella delle lanterne e dei sudari. “Se le sanzioni non arrivano dai governi, le attiveremo noi, come cittadini – è stato il messaggio lanciato dai promotori –. Invitiamo a fare pressione sulla grande distribuzione e a sostenere il boicottaggio dei prodotti israeliani”.
Nel corso della giornata è stata annunciata anche l’adesione alla campagna “Palestina in Comune”, con l’invito agli enti locali ad assumere posizioni concrete e a interrompere i rapporti commerciali con aziende legate allo Stato di Israele.
“Uniti siamo una forza – è stato ribadito –. Usiamo l’unico linguaggio che il potere comprende: quello del denaro e del mercato. Perché chi vende e compra prodotti israeliani, oggi, vende e compra anche il genocidio”.