“Essere disabili non significa dover rinunciare al mare. Ma a volte sembra che per qualcuno, noi non esistiamo.
L’altro giorno, in una spiaggia attrezzata accessibile a Ventimiglia , ho chiesto gentilmente se fosse possibile ricevere assistenza per entrare in acqua con la sedia ‘Job’. La risposta? ‘Meglio venire in settimana, nel weekend abbiamo troppo da fare’. Tradotto: ‘“Non c’è tempo per aiutare una persona in carrozzina’.
Ho cercato di far capire quanto fosse grave, quanto certe parole possano ferire. Ma la risposta è stata ancora più assurda: ‘Non siamo l’unica spiaggia attrezzata accessibile con la Job’. Come se il problema fosse mio. Come se dovessi ‘accontentarmi’ e andarmene altrove. Io sono riuscito a rispondere, a tenere testa. Ma ci sono tante persone con disabilità che fanno già fatica a uscire, a mostrarsi, a chiedere aiuto. Ricevere una risposta del genere può essere devastante. L’accessibilità non è solo una pedana o una sedia speciale. È rispetto. È accoglienza. È umanità.
Racconto questo non per pietà, ma per dire a voce alta che noi abbiamo il diritto di vivere il mare, la vita, come chiunque altro. E chi lavora in questi spazi ha il dovere di saper accogliere, non allontanare. I disabili non siamo ‘gli altri’. Possiamo essere tutti. Anche tu, un giorno.
S.V. Gabriel”.














