Ieri, 19 Dicembre 2023, ho ricevuto una telefonata triste, di quelle che non vorresti mai ricevere: Elisabetta Troia, che chiamavamo “Betta”, ci ha lasciato.
Nella mia vita ho incontrato tante persone speciali: Betta è una di queste, con la quale ho condiviso oltre 10 anni di sfide nel settore floricolo in cui - fin da giovanissima – ha operato, contribuendo alla continuità dell’azienda di famiglia e allo sviluppo del settore.
Ho avuto il piacere e la fortuna di iniziare a collaborare con lei negli anni in cui è stata componente del Comitato Direttivo dell’ANCEF (l’associazione nazionale del settore), anni in cui ha contribuito a portare avanti iniziative impensabili per quei tempi: dal primo sistema telematico (il “GEF”, un vero e proprio marketplace digitale per i prodotti floricoli), al coinvolgimento dell’organismo mondiale del settore, al rinnovo del CCNL di lavoro del settore, così come a tante altre iniziative.
Betta mi raccontava che dopo il liceo linguistico, aveva iniziato a viaggiare all’estero per cercare nuovi clienti, facendo leva sul suo entusiasmo e sulla sua propensione alle relazioni interpersonali. Parliamo di anni in cui non c’erano gli smartphone e le videochiamate: c’erano solo i telefoni fissi; i primi fax, le email e i cellulari, sono arrivati dopo.
Aveva una capacità unica di gettare immediatamente un ponte con le persone che incontrava, un vero e proprio talento, che le consentiva di lasciare il segno e ribaltare le situazioni a suo vantaggio: quando si presentava a qualcuno, puntava l’interlocutore fisso negli occhi in modo diretto e, mentre stringeva la mano, scandiva bene “Piacere, Elisabetta”.
Ho avuto la conferma che Betta fosse davvero contagiosa in occasione di un viaggio negli Stati Uniti, quando presi un taxi: il taxista mi chiese da dove venivo, e quando gli dissi che ero italiano e partecipavo a una fiera del settore floricolo, il taxista mi raccontò che, anni prima, aveva conosciuto una ragazza italiana, si chiamava Elisabetta, e la ditta si chiamava Green Style.
Il taxista si ricordava – incredibilmente – il nome e la ditta a distanza di anni, e questo proprio perché la passione di Betta era contagiosa: era rimasto colpito da una ragazza che viaggiava da sola, spinta essenzialmente dalla determinazione e voglia di fare.
Credo che Betta abbia anche rappresentato un po’ l’imprenditoria femminile del nostro Paese, dove le donne devono scontare pregiudizi e spesso fare più fatica degli uomini per vedere riconosciuti i propri meriti, e lei ne era consapevole.
Ho poi avuto il privilegio di lavorare con Betta – e con tante altre persone speciali – anche successivamente, quando si è unita al gruppo per il quale lavoravo al tempo, apportando la stessa passione.
Betta era orientata alle persone e alle relazioni, io ero orientato ai compiti e ai risultati: avevamo stili – e ruoli – differenti ma necessariamente in simbiosi.
Ricordo che il manager tedesco, responsabile per l’Europa, diceva sempre “Fulvio, du bist eckig, und Elisabetta ist rund”, cioè “Fulvio, tu sei quadrato e Elisabetta è rotonda”, proprio a sottolineare la nostra strutturale diversità. Non ho mai capito se il cerchio contenesse il quadrato, o viceversa, o se entrambi si sovrapponessero debordando in alcuni punti; sono però debitore verso Betta per aver contribuito a smussare i miei angoli, e per avermi trasmesso il valore e il piacere di coltivare le relazioni interpersonali.
Anche se questo giovedì non potrò partecipare al suo funerale, porterò sempre con me il suo entusiasmo e l’immagine di una bella persona: un abbraccio Betta, ci mancherai.
Fulvio Graziotto














