Oggi è arrivata la condanna per la Riviera Trasporti, a risarcire 53 dipendenti e, intanto, il sindacato regionale Faisa-Cisal, interviene sull’incontro svoltosi nei giorni scorsi in Comune a Sanremo (cliccando QUI), dove è stato trattato il tema relativo alla crisi finanziaria che sta investendo nuovamente Rr, che le dichiarazione del suo Presidente.
“Emergono preoccupanti difficoltà – evidenzia il sindacato - afferenti la cessione del deposito di Sanremo che unitamente a quello (più a buon punto) di Ventimiglia permetterebbero di rimettere in sesto il bilancio aziendale, ma anche la possibilità di ricorrere al concordato preventivo. Ipotesi che rifiutiamo fermamente perche uno dei suoi effetti ricadrebbe nuovamente e pesantemente sui dipendenti. Lavoratori che ricordiamo hanno già subito la cassa integrazione, che per alcuni di loro si è trasformata in licenziamenti illegittimi, come ritenuti tali dal tribunale del lavoro; la disdetta degli accordi aziendali nel 2014, dove i dipendenti hanno subito la decurtazione delle retribuzioni fino a che, per una parte di loro, è stato firmato (non dal nostro sindacato) l’accordo del 2015, mentre per altri ancora ad oggi è negata la piena retribuzione”.
“Inoltre- prosegue la Faisa-Cisal - in merito alle affermazioni del Presidente di RT che rimandiamo al mittente, ribattiamo che il grave dissesto finanziario dell’Azienda non può in nessun modo essere imputato anche ai dipendenti che hanno vinto, nel dicembre 2017, innanzi al Tribunale di Imperia, la causa contro la Società per l’illegittima disdetta dei contratti integrativi. In merito alla disdetta ricordiamo che per tutto il periodo della vertenza durata quasi 4 anni, e che per alcuni sta ancora proseguendo, i lavoratori ricorrenti con la falcidia alle loro retribuzioni operata da RT (300 euro al mese) hanno pagato e stanno pagando il dissesto della società. Inoltre, respingiamo anche la dichiarazione dell’azienda, secondo la quale la Faisa-Cisal avrebbe concluso attraverso una conciliazione il contenzioso legale con l’azienda avviato individualmente dai nostri associati. Cosa non vera, perché non trattandosi di una causa collettiva promossa da noi, non ne avrebbe avuto titolo. Si è trattato invece di una conciliazione in sede sindacale, su una causa individuale, conclusa tra 39 colleghi nostri associati e la società”.
“Altri 13 nostri associati, invece, hanno deciso di portare avanti le loro istanze, rappresentati dallo Studio legale di Ventimiglia e altri nostri associati dallo Studio legale di Genova, a fronte della decisione aziendale di ricorrere in appello presso il Tribunale di Genova (udienza del 23 maggio scorso e rimandata al 3 ottobre prossimo). Tutto questo, quindi, è imputabile ad un atto unilaterale politico–aziendale contro il quale una parte di lavoratori ha reagito di conseguenza, non accettando più di essere i ‘Bancomat’ dell’azienda, mentre nessuno che ne ha facoltà ha mai promosso delle azioni di responsabilità nei confronti di coloro che hanno assunto decisioni del tutto discutibili sia nei tempi passati o più recenti che hanno determinato questo stato di cose. Vedi ad esempio la questione dei bus ad idrogeno che ha scosso l’azienda, e non di poco, dove, al tempo, per correre ai ripari i finanziamenti destinati all’acquisto di nuovi bus sono stati dirottati su quelli ad idrogeno, lasciando gli autisti a spaccarsi la schiena su quelli vecchi”.
“Infine – termina la Faisa-Cisal - quando il Presidente parla di dissesto finanziario non può mettere in correlazione tale difficoltà aziendale con la figura dei dipendenti i quali non hanno mai smesso di onorare, anche nei periodi peggiori, il proprio impegno assunto con l’azienda e con i cittadini del comprensorio provinciale, concorrendo, più volte, con i propri sacrifici a risollevare le sorti aziendali nei vari momenti di crisi”.














