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Al Direttore | 27 agosto 2017, 17:30

Lo storico Andrea Gandolfo racconta la storia della Cappella dell’Annunziata al confine tra Sanremo e Arma

L'affascinante storia di questa piccola chiesa, le cui lontane origini risalgono all’anno Mille

Lo storico Andrea Gandolfo racconta la storia della Cappella dell’Annunziata al confine tra Sanremo e Arma

"Egregio Signor Direttore,

proprio al limite orientale del territorio comunale di Sanremo, al confine con il Comune di Taggia, è situata una caratteristica chiesetta, nota come cappella dell’Annunziata, famosa anche per essere un sito dove sono stati rinvenuti alcuni reperti risalenti alla preistoria. Per ricordare ai Suoi lettori l’affascinante storia di questa piccola chiesa, le cui lontane origini risalgono all’anno Mille, le propongo questo mio breve articolo:

Il santuario della Santissima Annunziata o di Santa Maria dell’Arma è ospitato in una grotta naturale situata all’estremo limite orientale del territorio comunale di Sanremo in località Bussana, nella zona immediatamente sottostante la torre antibarbaresca cinquecentesca al confine con Arma di Taggia. La tradizione vuole che l’anfratto, divenuto poi sede del santuario, fosse adibito un tempo ad ovile da parte di una fanciulla sordomuta, che un giorno ebbe la visione di una donna bellissima, la quale, sorridendo, le consegnò un quadro con la sua effigie. Corsa dal padre per raccontargli l’accaduto, la giovane riacquistò miracolosamente la parola e da allora l’immagine sacra venne collocata da alcuni fedeli all’interno della grotta a ricordo dell’apparizione della Madonna alla fanciulla.

Per evitare che il quadro venisse deteriorato dall’umidità esistente nella caverna, il popolo bussanese vi fece successivamente erigere una chiesetta, consacrata intorno all’anno Mille, al cui interno fu collocata la sacra immagine. La posizione privilegiata della chiesa rappresentò inoltre, oltreché un luogo sacro, anche un sicuro ricovero per gli abitanti della zona, soprattutto nei drammatici frangenti delle incursioni corsare provenienti dal mare. Nei secoli successivi la chiesa fu più volte oggetto di aspre controversie per via della sua posizione non chiaramente delimitata proprio sul confine tra il comune di Taggia e quello di Bussana, fino a quando il problema non venne definitivamente risolto dal vescovo di Albenga Antonio de Sismondi, che il 27 dicembre 1427 sentenziò che la cappella doveva essere inclusa nel territorio della parrocchia di Bussana. Nella prima metà del XVI secolo la popolazione bussanese decise di restaurare la cappella per scongiurare una volta per tutte il pericolo costituito dai danni causati dalla salsedine.

Prima del 1589 il sito venne riaperto al culto  e adattato alle disposizioni liturgiche emanate dopo il Concilio di Trento, tramite anche la sistemazione all’interno della cappella di una serie di immagini sacre, mentre il primo restauro complessivo della struttura, effettuato nel 1590, portò all’erezione di un nuovo altare in calce in sostituzione di quello antico in legno, per il quale il pittore Marco Osenda dipinse una tela raffigurante l’Annunciazione.

Dal momento però che, sia l’altare sia il quadro della Madonna, erano rimasti gravemente danneggiati dai residui lasciati dall’acqua marina in pochissimo tempo, nel 1599 fu collocata all’interno della grotta una seconda immagine sacra realizzata da Bernardo Castello (1557-1629), attivo in particolare tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento. Essendosi irrimediabilmente sciupata anche quest’ultima a causa dell’azione corrosiva della salsedine, il vescovo di Albenga ordinò che tale icona fosse sostituita con statue di marmo non soggette ai rovinosi guasti dell’umidità.

L’incarico venne allora conferito allo scultore di area lombardo-genovese Oberto Casella, che scolpì nel 1606 due statue raffiguranti l’Angelo annunziante e la Vergine, poi consegnate due anni dopo ai massari del santuario, dove vennero collocate sopra l’altare maggiore.

Nel 1609 fu invece costruita una balaustra marmorea con bassorilievi, nella quale sono effigiate le immagini di sant’Eligio e san Giuseppe, mentre intorno al 1660 fu costruito un secondo altare dedicato a san Giuseppe, che venne posto davanti al dipinto della Madonna di Loreto, una pregevole tela eseguita nel 1655. Nel 1709 l’altare maggiore, rimasto fino ad allora in calce grezza, fu rivestito di marmo pregiato, utilizzato una quarantina di anni dopo per ricoprire anche l’altare di san Giuseppe, mentre nel 1757 si procedette al restauro del portale maggiore e si avviò la costruzione di un ponticello per agevolare l’accesso alla grotta dalla strada romana.

A causa della persistente umidità che continuava a danneggiare suppellettili e arredi dell’edificio, nel 1768 venne costruita una grande volta in muratura che rafforzò ulteriormente la struttura della cappella, la quale si arricchì nei decenni successivi, oltreché di un terzo altare eretto nel 1769, di significative opere pittoriche, preziosi paramenti sacri, vari oggetti di culto e alcune pale d’altare in forma di rilievo marmoreo, come quella raffigurante la Sacra Famiglia della Vergine, realizzata da Agostino De Ferrari. Dopo un breve periodo nel quale la cappella versò in uno stato di incuria e trascuratezza, nella prima metà del XIX secolo il santuario tornò ad essere luogo di devozione da parte di numerosi fedeli.

Dopo il disastroso terremoto del 23 febbraio 1887, che danneggiò gravemente la cappella, quest’ultima tornò a rimanere trascurata per diversi anni, fino a quando il parroco di Bussana don Francesco Lombardi non riorganizzò la vita spirituale del santuario. Nel secolo scorso la cappella venne tuttavia gradualmente abbandonata di nuovo, tanto da rimanere aperta al culto soltanto in occasione della festività annuale dell’Annunciazione, il 25 marzo di ogni anno.

Nella zona retrostante il presbiterio della chiesetta una serie di scavi archeologici ha portato alla luce numerosi reperti preistorici, ai quali si sono aggiunti altri resti di età romana rinvenuti nelle vicinanze della soprastante torre cinquecentesca, attualmente conservati nei locali del Museo civico archeologico di via Matteotti.

Dott. Andrea Gandolfo - Sanremo".

Redazione

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