“Molti, in questi giorni, si sono scandalizzati per un atto di umanità compiuto dal vescovo di Ventimiglia-Sanremo, cioè la donazione di 2.000 euro a favore dei migranti in passaggio al Campo ‘No Borders’ di Ponte San Lodovico”.
Lo evidenzia il Direttivo dell'associazione ‘Popoli in Arte’, commentando i molti interventi sull’argomento pubblicati dal nostro giornale. “Anziché adoperarsi a mettere a fuoco il quadro politico internazionale – prosegue - o anche solo la porzione che se ne vede da quell’osservatorio che è diventata Ventimiglia a partire dallo scorso giugno, alcuni esponenti della politica locale hanno preferito la via della polemica. Come associazione ‘Popoli in Arte’, direttamente coinvolta nel sostegno al Presidio, sentiamo il dovere di riportare l’attenzione sulle cause che generano condizioni di inumana emergenza come quella che stiamo vivendo e vedendo e rileggere ruoli e responsabilità di ciascuno, dalle istituzioni europee alle amministrazioni locali alle organizzazioni di base fino ai singoli cittadini della Repubblica. Innanzitutto questo gruppo di migranti che resiste al presidio alla frontiera di Ventimiglia è una perfetta immagine del fallimento di una Europa che non riesce a trovare un approccio comune ad un fenomeno dell’immigrazione, che si presenta ciclicamente con le stesse dinamiche degli anni passati e che affronta sprovveduta e impotente la normalità del flusso di migranti prima nordafricani e adesso sub-sahariani. La crisi di un sistema che si dovrebbe reggere sul principio della libera circolazione ma che entra in crisi laddove a chiedere di circolare non siano cittadini ben vestiti e danarosi ma profughi! La fragilità di un sistema che genera, per difendersi da un pericolo simbolico, norme e condizioni di illegalità, abusi, corruzioni e criminalità che costituiscono un pericolo reale per il nostro Paese e per la vita e la dignità di chi ci vive e di chi prova ad approdarci. In sintesi e per assurdo, è la legge contraria a diritti dell'uomo che produce illegalità”.
“Non sarebbe più semplice se i migranti potessero approdare in Italia legalmente? I migranti non dovrebbero spendere ingenti risorse economiche per alimentare circuiti illegali nei loro viaggi intercontinentali; arriverebbero a destinazione senza mettere a rischio la loro vita come accade; non avrebbero, poi, ragion d'essere campi profughi e centri d'accoglienza intorno a cui girano molti soldi che, a volte, producono o incentivano più business che accoglienza. Così ancora, è la legge contraria ai diritti umani che alimenta la criminalità e nella fretta le possibilità di corruzione. Il Presidio di Ventimiglia sta come frammento nel processo a cui abbiamo fatto cenno. Un frammento periferico e simbolico per il mondo, per l’Italia e per l’Europa. Qui si gioca la resistenza di un gruppo di immigrati che con la propria presenza sfida la Francia che l’anno prossimo sarà chiamata ad eleggere il prorio nuovo presidente della Repubblica e deve dimostrare al proprio bacino elettorale di essere intransigente e severa. Nel caso specifico, si gioca anche l’impegno di un'esperienza di resistenza, quella dai No-Borders che esprimono un'alternativa possibile ed un baluardo simbolico verso la definizione di un nuovo sistema normativo che riconosca innanzitutto la difesa dei diritti umani lesi sia nel modo in cui è gestita ufficialmente l’emergenza sia rispetto alla libertà di movimento di uomini e donne del pianeta, secondo il dettato dell'art. 13 della Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo. E ancora, al Presidio No Borders si sperimentano la gratuità, l’accoglienza e la solidarietà verso centinaia di persone, solidarietà fatta soprattutto da giovani, che hanno saputo obiettare alle ordinanze dell’Amministrazione locale che addirittura proibiscono di portare cibo agli immigrati del Presidio. Qui cittadini italiani e francesi, che da mesi hanno deciso spontaneamente di sostenere i migranti in frontiera dal punto di vista umanitario e politico, che sfamano oltre 100 persone tre volte al giorno, tengono lontano con il loro impegno trafficanti di uomini, aprono spazi paritari di discussione in più lingue e creano un luogo di scambio per giovani e meno giovani, capaci di condividere almeno per un po' le fatiche dei propri simili, comprese le denunce”.
“I soldi versati al Presidio No Borders dal Vescovo Mons. Suetta tramite l'IBAN – termina l’associazione ‘Popoli in Arte’ - insieme alle diverse migliaia di euro che sono continuamente versati da molti altri donatori sono impiegati ad oggi esclusivamente per l'acquisto di beni primari. Rispetto alle accuse ed alle polemiche mosse nei confronti del Presidio No Borders di illegalità, sperpero e lucro sulle risorse destinate all’accoglienza, noi piccola Associazione dedita alla promozione dell’educazione popolare, ossia alla promozione di processi di consapevolezza e responsabilità personali e collettivi, crediamo che questo frammento di umanità e di storia così vicino a noi sia una grande opportunità per essere “di più” tutti e tutte noi residenti e migranti”.














