Il Teatro di Dioniso e la Compagnia du Servu, con il patrocinio del Comune di Cervo, saranno in scena con 'Senso', dalla novella di Camillo Boito con adattamento e regia di Valter Malosti e l’interpretazione di Irene Ivaldi. La rappresentazione e le sue repliche si svolgeranno presso Palazzo Viale a Cervo, domani, sabato e lunedì prossimi alle 21.
I posti saranno limitati con biglietto unico di € 10 e prenotazione obbligatoria. (info: 3472122432 3389394289 ore 9-12 e 15-18). Scritto da Camillo Boito, Senso è noto al grande pubblico grazie alla versione cinematografica del 1954 diretta da Lucchino Visconti. Valter Malosti, attore e regista, direttore della scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, ne ha tratto uno spettacolo nel quale gli spettatori hanno un ruolo attivo ed ascoltano, come se fossero ospiti di un immaginario salotto ottocentesco, le audaci confidenze della contessa Livia Serpieri. Palcoscenico le ricche stanze del Palazzo Viale che accoglieranno la brava Irene Ivaldi che vestirà i panni e rappresenterà l’anima della protagonista.
Sullo sfondo dell’Italia risorgimentale, Livia racconta della scandalosa relazione, di cui fu protagonista vent’anni prima, con il tenente Remigio Ruz cinico ufficiale dell’esercito nemico. La rappresentazione evidenzia la nota saliente, (comune peraltro a molti personaggi boitiani), l’inquietudine: ha trentanove anni, e se da una parte prova conforto nel vedere la sua bellezza ancora intatta, dall’altra sente i ricordi delle esperienze passate come una piaga non ancora rimarginata che la lacera interiormente. È questa scia di irrisolto che la spinge a raccontare quella storia lontana, per la prima volta senza reticenze, cercando di mettere in atto il conosci te stesso filosofico. Ambivalenti sono i sentimenti che prova per quello che le è accaduto: dolore e insieme acre voluttà.
La novella di Boito ha il dono di un’originalità che, a più di un secolo dalla sua pubblicazione, si mantiene intatta, anche per il paesaggio in cui si svolge: fra Trento, Venezia e Verona, in pieno Impero asburgico, tanto da sembrare un scheggia di Mitteleuropa piantata nel cuore del romanticismo italiano. Sicuramente da seguire l’innovativo lavoro di Valter Malosti sospeso tra tradizione e ricerca di un “teatro sensibile” dove l’emozione ed il corpo dell’attore sono al centro della scena.














