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Politica | 15 gennaio 2017, 07:34

Imperia: intervista al Sindaco Carlo Capacci. "Via la politica dall'amministrazione della città. La coalizione del 2013? Fatta per risolvere un'emergenza"

Primo cittadino dal 2013 di una coalizione allargata con Partito Democratico, Socialisti ed esponenti del centro destra, Capacci ci riprova e negli ultimi diciotto mesi che lo separano dalle elezioni pensa al futuro e a possibili nuovi alleati con la certezza che quanto fatto nel 2013 sia irripetibile e dovuto alle difficoltà del momento di Imperia

Imperia: intervista al Sindaco Carlo Capacci. "Via la politica dall'amministrazione della città. La coalizione del 2013? Fatta per risolvere un'emergenza"

Oltre un anno fa ha annunciato la propria ricandidatura a Sindaco di Imperia. Carlo Capacci, primo cittadino dal 2013 di una coalizione allargata con Partito Democratico, Socialisti ed esponenti del centro destra, tra cui l'ex Sindaco Paolo Strescino, che ha abbandonato in polemica due anni dopo, ci riprova e negli ultimi diciotto mesi che lo separano dalle elezioni pensa al futuro e a possibili nuovi alleati con la certezza che quanto fatto nel 2013 sia irripetibile e dovuto alle difficoltà del momento di Imperia.

Ripercorrendo le tappe che lo hanno portato alla candidatura, Capacc spiega:

"A Imperia si ha l'abitudine di dimenticarsi spesso le cose. Quello che è successo sei mesi fa non se lo ricorda più nessuno. Bisogna un attimo ripercorrere cos'è che ha portato alla costituzione di questa coalizione, perché secondo me se lo sono dimenticati tutti. Nel 2013 a Imperia c'era un'emergenza. C'era il Commissario Prefettizio, un grave problema sul porto. Si è fatta questa coalizione perché si voleva cercare di portare un cambiamento, ma si sapeva già dall'inizio che sarebbe stata una coalizione mista e eterogenea dove c'erano e ci sono tuttora esponenti del centro sinistra e del centro destra. Una coalizione tra l'altro precursore di quello che è successo a Roma un anno dopo al governo, quindi non mi pare che sia stata fatta una cosa così strampalata, tanto è vero che un anno dopo a Roma è stato fatto un governo fotocopia. Ciò detto ognuno ha le sue idee. Io non ho mai avuto nessuna tessera e cerco di mantenere buoni rapporti con tutte le persone".

Dopo un mandato, per il secondo pensa a una lista di alleati attorno alla sua figura?

"L'altra volta mi pare che sia andata così".

Quella volta furono il Pd e Strescino a individuare la sua figura.

"Veramente mi hanno chiesto di farlo, non mi hanno individuato. Io ho deciso di farlo, e dopodiché è stato fatto su un programma. Ci hanno messo tre mesi a convincermi, perché non avevo intenzione di candidarmi. Dopo che sono passati tre anni e mezzo dal mio arrivo, senza che avessi alcun tipo di esperienza politica e amministrativa se non in piccole cose come in società partecipate, che non significa amministrare una città; dopo questa esperienza con una visione globale di come si amministra una città che tra l'altro è anche capoluogo di provincia, e quindi anche molto difficile da amministrare, e visto che ci sono tutta una serie di cose in corso sulle quali abbiamo lavorato tanto, che abbiamo messo in cantiere e che magari si vedranno negli anni futuri, penso che la ricandidatura sia la logica conseguenza. Io penso di avere il diritto di farlo. Comunque, se non troverò nessuno che si vuole alleare con me, pazienza".

I colloqui sono già iniziati?

"E' troppo presto. Manca un anno e mezzo alle elezioni e abbiamo da risolvere tanti problemi. Io non ho il tempo, né la voglia oggi di mettermi a discutere di alleanze che vedranno una campagna elettorale che comincerà a maggio del 2018. E inoltre devono maturare un sacco di cose nel frattempo perché qua mi pare che la situazione sia in evoluzione e anche in ebollizione".

A cosa si riferisce?

"Sono tutti candidati sindaco. Ogni minuto ne esce uno nuovo".

Alle prossime elezioni il Partito Democratico potrebbe allearsi con esponenti vicini a Forza Italia, un po' sul modello Diano Marina, che ha visto saltare all'ultimo l'alleanza tra il Pd e la corrente di ex Forza Italia vicina ad Angelo Basso e Rudy Leone.

"Non lo so, non sono un politico e non sono in grado di fare queste previsioni. Io penso che ai cittadini di Imperia interessi che la città funzioni, a prescindere dallo schieramento. E' stato anche dimostrato chiaramente in tornate elettorali in cui, nella stessa giornata di voto con elezioni diverse, certi partiti hanno preso percentuali molto differenti a seconda dell'oggetto della votazione. E' la dimostrazione che i cittadini sono maturi e preferiscono votare qualcuno sul quale pensano di poter fare affidamento piuttosto che un partito. Questo è evidente. Quindi anziché stare a fare tante liste, tanti partiti oppure finte liste civiche che sono mascherate e dipendono da un partito o da una persona, secondo me forse è meglio concentrarsi sul fare un elenco di persone competenti".

E' il suo progetto?

"Ci devo ancora pensare. Comunque se ci sono partiti che condividono il programma non vedo perché non si possa fare una coalizione come è stata fatta prima, solo che deve essere chiaro che la politica, quella pura, non dovrebbe entrare nell'amministrazione della città perché ci sono problemi da risolvere sono indipendenti dall'orientamento politico. Uno può avere ideali di destra o sinistra, ma se dobbiamo risolvere il problema del porto, quello è da risolvere a prescindere dal fatto che uno sia di destra o di sinistra. Poi, si può dire che se uno è di destra vuole che il porto sia privato e che uno di sinistra lo vuole invece pubblico".

Si sa che nella sua coalizione c'è una componente di destra. E lei stesso sembra andare d'accordo con diversi esponenti della Lega, soprattutto in Regione.

"Siccome io amministro un comune, ho a che fare con vari enti: Provincia, Regione e con colleghi sindaci di altri comuni. Io non ho mai avuto nessun tipo di problema con nessuna carica istituzionale esponente di qualunque partito perché penso che l'intento, l'obbligo e il dovere degli amministratori sia quello di amministrare. Quindi, se il Comune di Imperia ha bisogno di qualcosa dalla Regione e vado dall'Assessore X, io compio il mio dovere istituzionale andando lì, e lui compie il suo magari facendo quello che io chiedo per conto del Comune, sempre che sia una cosa legittima da chiedere. Quindi, non c'è un rapporto con la Lega o con Forza Italia, ci sono i rapporti che c'erano prima in Regione quando c'era Burlando. Ora c'è il centro destra e fino ad adesso, mi sembra che per le poche cose che abbiamo chiesto non ci sono stati problemi. Secondo me è un atteggiamento giusto di governare. Io penso di aver lavorato bene con tutti, ma ci sono pochi 'talebani' a cui do fastidio che sono concentrati su Imperia".

Con lei amministrano alcuni ex leghisti che hanno avuto un peso importante per la sua vittoria nel 2013.

"Loro sono usciti dalla Lega. L'area politica è di destra? Hanno delle idee e ognuno è libero di avere quelle che vuole".

Come indicato dalla sua stessa maggioranza, e in particolare dal Partito Democratico, a Imperia occorre risolvere tre questioni al più presto: porto, con la concessione demaniale alla Go Imperia, rifiuti, con la gestione in house, e l'ingresso del Comune in Rivieracqua.

"Io penso che le cose debbano essere funzionali e sostenibili. Il fatto che le gestioni delle partecipate siano in house secondo me è la soluzione migliore perché ti consente di controllare l'operato della società e c'è più ricaduta sulla città rispetto a un privato che si fa il suo business come è giusto che faccia tra l'altro, perché fare l'imprenditore in Italia a volte è visto come un reato, normalmente è visto come evasore e sfruttatore di persone, ma secondo me un imprenditore è uno che paga le tasse e crea posti di lavoro. 


A ogni modo, le società in house devono essere gestibili e quindi vanno analizzate le cose e bisogna verificare che ci sia la possibilità di una gestione funzionante con un management in grado di farla funzionare e soprattutto che sia economicamente sostenibile, perché, mentre il privato può accedere più facilmente ai finanziamenti, le società pubbliche hanno qualche difficoltà in più perché ci sono dei vincoli di normative o la scarsità dei fondi. Quindi non bisogna fare i 'talebani' e dire o in house o niente, ma occorre analizzare la situazione. 


Poi, se nella scelta si predilige la società in house secondo me è corretto, e mi pare che in questi anni abbiamo fatto società in house, come la Seris, la Go Imperia, vogliamo fare la gestione dei rifiuti in house, e anche Rivieracqua è una società in house. Però, per gestire la funzionalità servono manager competenti, e questo è un problema perché si è legati a una norma che dice che l'amministratore di una società partecipata può prendere lo stipendio del Sindaco meno il 10%, e questo rende difficile andare sul mercato e trovare un manager di valore. La stessa società, privata, che fa le stesse cose ha dei manager che guadagnano altri stipendi. E questo non deve essere visto come una vergogna verso chi guadagna meno, ma deve essere visto come un investimento. Poi è chiaro che se il manager che prende 200 mila euro non combina niente va mandato a casa, me se ti fa funzionare la società credo sia un buon investimento". 

Francesco Li Noce

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