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Attualità | 01 ottobre 2025, 18:02

Sanremo: non si placa la discussione sui pini marittimi di via Padre Semeria, la Lipu insiste "Il problema è reale ma è risolvibile"

"Non è accettabile che una 'cura' per le infrastrutture si traduca nel sacrificio di alberi maturi senza un esame approfondito delle alternative"

Sanremo: non si placa la discussione sui pini marittimi di via Padre Semeria, la Lipu insiste "Il problema è reale ma è risolvibile"

Il 'caso' dei pini marittimi di via Padre Semeria, nell’ambito dell’intervento da oltre un milione di euro (rifacimento del manto stradale e dei marciapiedi) ha riacceso un dibattito cruciale sul rapporto tra infrastrutture urbane e tutela del verde. "Come Lipu - sottolinea Marco Dinetti, responsabile nazionale ecologia urbana Lipu -  prendiamo atto che l’amministrazione dichiara attenzione al 'mantenimento del verde' e che il progetto (secondo quanto reso noto) prevede la 'sostituzione' del filare di alberi mantenendo lo stesso numero di piante. Tuttavia, tali rassicurazioni lasciano perplessi: nella realtà, la differenza tra un albero maturo e un alberello 'sostitutivo' è siderale e il valore dei grandi alberi non è rimpiazzabile nell’arco di 20–30 anni, come ben sappiamo". Lo stesso Dinetti ci ha inviato una riflessione articolata, articolata su tre piani: tecnico, ecologico-sanitario e di contesto amministrativo.

Le radici superficiali: problema reale, ma risolvibile

È indubbio che le radici degli alberi possano provocare sollevamenti dell’asfalto e dei lastricati pedonali, mettendo in pericolo pedoni, disabili, ciclisti ed utenti con passeggini. Il Comune ha citato questo tipo di motivi come parte della giustificazione del progetto. Ma è un errore pensare che l’unica soluzione efficace sia l’abbattimento: nel corso degli ultimi decenni si sono sviluppate tecniche e materiali (geogriglie, armature flessibili, lastre alveolari, teli anti-radon modificati per permettere permeabilità, posa su letto granulare strutturato, sistemi di gestione delle altezze delle radici, potature radicali mirate, radici “guidate”) che consentono di intervenire sul manto viario e sui sottofondi con minima interferenza con l’apparato radicale. Diverse città turistiche costiere le hanno già utilizzate con successo (Lignano Sabbiadoro, Riccione, Forte dei Marmi, etc.). In particolare:
- si può realizzare una struttura portante del sottofondo (maglia in materiale composito o in acciaio leggero) che distribuisca i carichi stradali senza deformare il terreno superficiale;
- è possibile “indirizzare” la crescita delle radici mediante barriere guida, lasciando spazio sufficiente senza compromettere la stabilità dell’albero;
- alcuni sistemi prevedono “cunicoli aereati” o moduli prefabbricati porosi attorno al colletto della pianta, per permettere alla radice di espandersi in modo controllato;
- in casi di interferenza radicale eccessiva, si possono effettuare potature radicali chirurgiche, purché fatte da tecnici qualificati, con reintegro di sostanza organica e gestione idrica ottimale, e non con interventi “alla buona” che recidono indiscriminatamente le radici di supporto.
Tali soluzioni non sono fantasiose ma già sperimentate in contesti italiani ed europei, e sono spesso meno costose — in termini sociali, ambientali ed economici — rispetto al ciclo infinito di abbattimento e reimpianto. È questa la strada che chiediamo venga valutata seriamente come prima opzione, con gare e capitolati che la prevedano.

Perdita dei servizi ecosistemici: il Rolex scambiato con un Casio

Quando si abbatte un grande albero maturo – come i pini domestici che ornano via Padre Semeria – la perdita non è soltanto estetica, ma quantitativamente rilevante su scala ambientale, energetica e sanitaria. Studi condotti da Università italiane e CNR hanno stimato che, per il Pinus pinea, un’operazione di taglio comporta una diminuzione immediata del 94–99 % nel contributo ai servizi ecosistemici quali:
- rimozione di inquinanti atmosferici (PM, NO₂, ozono);
- intercettazione delle piogge (migliore drenaggio e minor ruscellamento);
- sequestro del carbonio e stoccaggio nella biomassa;
- produzione di ossigeno, mitigazione del microclima, ombreggiamento, attenuazione delle isole di calore;
- regolazione dell’umidità ambientale e resilienza agli eventi climatici estremi (ondate di calore, piogge intense).
Questa è una perdita di “capitale naturale” che non può essere recuperata nell’immediato: un alberello ripiantato impiega decenni per raggiungere una funzione comparabile (e forse non ci arriverà mai, specie con i cambiamenti climatici in corso). In ambito internazionale, i congressi sull’albero urbano ribadiscono che gli alberi maturi apportano benefici che non sono cumulabili semplicemente con un maggior numero di alberi giovani: è la dimensione, la struttura e l’età che fanno la differenza. Ad esempio, al Congresso internazionale dell’albero tenutosi a Merano (giugno 2025), esperti provenienti da otto paesi hanno richiamato l’attenzione sui rischi di approccio “tabula rasa” nelle città, e sull’importanza di preservare alberi senescenti e monumentali (vedi comunicazione Lipu). Lungi dal idealizzare gli alberi come entità indiscutibili, è però indispensabile riconoscere che il valore ecologico e sociale di un grande esemplare va valutato con criteri rigorosi. Questo significa che la decisione di sostituzione non può essere basata solamente su scelte tecniche o economiche a breve termine, ma su un bilancio complessivo di costi e benefici, sostenuto da valutazioni botaniche, agronomiche, ecologiche, urbanistiche e partecipative.

La questione amministrativa e la responsabilità pubblica

Nel suo intervento, il Comune afferma che il procedimento è in corso di autorizzazione, e che sarà la Soprintendenza ai beni ambientali a esprimersi sulle modalità operative. Sanremonews.it L’assessore ai lavori pubblici ha inoltre dichiarato che “tutto il verde verrà sostituito, mantenendo i filari di alberi”. Ma queste dichiarazioni generiche non bastano: è necessario che nel progetto esecutivo siano allegati:
- Studio dendrologico e agronomico dettagliato dell’attuale stato degli alberi (vitali, sofferenti, rischio fessurazione, stabilità meccanica)
- Mappa delle radici e indagine non distruttiva (georadar, tomografia, scansione 3D) per conoscere la disposizione reale del sistema radicale
- Soluzioni alternative progettuali (tecniche di mitigazione, adattamento delle pavimentazioni) con stime comparative costo/beneficio
- Criteri di salvaguardia e mitigazione (potature, sostegno, interventi di rinforzo, monitoraggio continuo)
- Piano di partecipazione pubblica, con coinvolgimento delle associazioni ambientaliste, dei residenti e degli esperti locali
- Clausole contrattuali vincolanti (garanzie sul numero minimo di alberi da conservare, qualità del reimpianto, tempistiche, manutenzione pluriennale)
- Analisi dei rischi legali e sanitari: è ormai noto che alcune sentenze (ad es. del Tribunale di Torino) hanno riconosciuto un nesso tra perdita del verde e aggravamento delle condizioni di salute nella popolazione urbana citato nella campagna Lipu.
L’amministrazione comunale non può limitarsi a un “biglietto di intenti”, ma deve farsi carico del proprio dovere di tutela del paesaggio, della salute e della qualità della vita, insieme all’obbligo di garantire sicurezza e percorribilità. Inoltre, la comunicazione pubblica rivolta ai cittadini deve essere trasparente: è importante che il Comune esponga chiaramente le alternative scartate, i dati alla base delle decisioni e le motivazioni tecniche, in modo che il processo non appaia come una scelta già decisa a monte, ma come un percorso di confronto e analisi.

"Evidenze scientifiche del genere - prosegue la Lipu - sono state scritte in una moltitudine di pubblicazioni, e ribadite pure da esperti di tutto il mondo (incluso un premio Nobel) intervenuti lo scorso giugno al Congresso internazionale dell’albero che si è svolto a Merano (QUI). Il diorama in scala HO (immagine allegata, in corso di realizzazione) e la foto in fondo all'articolo pubblicato nella rivista Ecologia Urbana mostrano, oltre ogni dubbio, cosa succede quando si sostituisce un albero grande con un nuovo impianto. Non ci sembrano situazioni equivalenti - ad esempio che ci si possa riparare all'ombra alla stessa maniera - e anche un bambino lo capirebbe".

Conclusioni e appello

Lipu ribadisce con convinzione che: "Non è accettabile che una 'cura' per le infrastrutture si traduca nel sacrificio di alberi maturi senza un esame approfondito delle alternative. Il valore ambientale, sanitario, sociale, paesaggistico e simbolico dei grandi pini non è rimpiazzabile nel breve-medio periodo con nuovi impianti. Le tecnologie moderne esistono e vanno integrate nei bandi e nei progetti, non ignorate come se fossero “di nicchia” o costose in modo insostenibile. Il Comune ha la responsabilità di non cedere al facile paradigma della sostituzione come unica via, ma di perseguire l’innovazione nella gestione del verde urbano. Rinnovo l’invito, a nome della Lipu e degli esperti coinvolti - termina Dinetti - al Sindaco Alessandro Mager, al Consiglio comunale e alla Soprintendenza, affinché rivedano il progetto in corso alla luce delle alternative possibili, procedano ad un confronto tecnico-sociale e garantiscano che, se davvero si interverrà, non venga compromesso in modo irreversibile un patrimonio arboreo e ambientale che appartiene a tutti i cittadini".

Carlo Alessi

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