La decisione della Regione Liguria di accorpare le cinque centrali operative provinciali del 118 in un’unica sede regionale a Genova sta sollevando un’ondata di critiche. A guidare la protesta è AVS Savona, che definisce la riforma del piano socio-sanitario “un errore tecnico e politico” con potenziali conseguenze gravi per la tempestività e l’efficacia del primo soccorso.
“Ridurre da cinque a una le centrali operative, dimezzando il personale sanitario, significa compromettere un sistema costruito sulle specificità del territorio ligure,” dichiarano Luigi Lanza (Sinistra Italiana), Laura Bertolino e Marco Brescia (Europa Verde). “La nuova centrale rischia di essere sovraccarica e non potrà sostituire la capacità decisionale rapida di operatori che conoscono le dinamiche locali. E nel soccorso, il tempo è vita.”
Secondo AVS, la riforma è giustificata da un risparmio economico che appare marginale, mentre la spesa sanitaria continua a crescere a causa del ricorso a medici a gettone e della mobilità passiva verso altre regioni. “Si tratta dell’ennesimo passo verso una sanità centralizzata, distante e inefficace, che taglia la rete pubblica per favorire l’alternativa privata,” denunciano i portavoce savonesi.
Il consigliere regionale Jan Casella si unisce al coro di critiche: “Il grido d’allarme del sindaco di Quiliano è emblematico della scarsa condivisione con gli amministratori locali. Il taglio al personale del 118 rischia di causare ritardi nella risposta all’urgenza. La Regione deve fare tutto il possibile per scongiurare questo pericolo.”
Casella sottolinea anche la mancanza di ascolto verso le pubbliche assistenze e gli enti di volontariato: “Lo abbiamo visto quando abbiamo chiesto di potenziare le visite mediche nelle strutture protette. La giunta regionale deve tornare a confrontarsi con chi conosce davvero il territorio e le sue esigenze.”
AVS Savona chiede alla Regione Liguria di rivedere il provvedimento, restituendo centralità alla sanità pubblica e territoriale. “Serve una visione che parta dai bisogni reali delle comunità, non da meri conteggi di bilancio,” concludono Lanza, Bertolino e Brescia.














