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Mostre | 19 giugno 2025, 09:01

Sanremo, tra sogno e realtà: il “Viaggio Onirico” di Arianna Lagorio in mostra a La Bonbonnière (Foto e video)

Un'esperienza pittorica tra inconscio, memoria e paesaggi dell’anima

La mia pittura nasce da dentro, è un modo per dare forma a quello che sento, a quello che sogno”. Così Arianna Lagorio, artista e pittrice con una laurea in architettura al Politecnico di Milano, racconta il senso profondo della sua mostra “Viaggio Onirico”, in apertura domenica 22 giugno alle 18.30 presso la galleria d’arte La Bonbonnière, in Corso degli Inglesi, proprio di fronte al Casinò. In esposizione 26 opere, che, come spiega l’artista, “raccontano un vissuto emotivo tra sogno e fantasia, tra paesaggi lontani, viaggi, persone del mio io che si immergono in scenari unici”.

Il tratto distintivo delle sue tele è un cromatismo leggero, ma deciso. “La mia è un'introspezione psicanalitica – dice – che si esprime attraverso la pittura. Voglio far emergere la materia vissuta interiormente, più che quella oggettiva. Uso il colore in modo acceso, ma anche simbolico”. Una passione, quella per l’arte, che Arianna coltiva fin da piccola: “Da bambina avevo già dipinto due quadri. Non ho mai smesso. I miei riferimenti? Sicuramente i Fauves, Gauguin, Matisse, ma anche lo stile Naif”. Parlando delle opere in mostra, Lagorio cita alcune delle più significative: “Nel quadro Il picnic le figure sono ritratte come modelli, con colori molto accesi e un’importante definizione del nero. In Aloha, invece, entrano in scena i miei sogni, il mio immaginario: è una realtà edulcorata, trasformata attraverso i processi dell’intelletto”.

Ci sono anche quadri ispirati a luoghi reali, “viaggi fatti e viaggi sognati”, come Kyoto, che richiama la città nel Novecento con uno stile che mescola passato e presente. “Ho lavorato anche su Londra e New York. Spesso rappresento immagini oniriche, affrontando la psicanalisi dei sogni e cercando di rielaborarli in chiave razionale. Voglio tirare fuori la mia interiorità”. Non mancano, poi, riflessioni sul tempo e sulla società. “Nel quadro La Reviere vittoriana racconto una festa di fidanzamento, ma anche il senso di stordimento che si può provare in certe situazioni quando dentro, magari, ci si sente tristi. L’ho pensata insieme a un’altra opera che mostra invece una realtà degli anni ’60, con dialoghi dell’assurdo e una sensazione di incomunicabilità”.

Un dipinto che colpisce è quello in cui la giungla – reale e metaforica – prende vita: “Gli animali guardano lo spettatore con grande umanità. Sono spontanei, ingenui. È questo l’approccio che cerco: ricercare quella felicità sopita in noi, come il fanciullino di Pascoli o nella poetica di Rimbaud”. Arianna Lagorio, in fondo, desidera solo una cosa: “Voglio che le persone si avvicinino alla mia pittura. Che possano sentire, anche solo un po’, quello che ho provato io mentre realizzavo questi quadri. Per me, sogno e realtà vanno insieme, si fondono. Questo è il mio modo di immaginare fin da quando ero bambina”.

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