Domenica 4 maggio, a causa della pioggia, non ha potuto aver luogo a Triora la cosiddetta “Processione del Monte”, “u dì dū Munte”. E’ stato perciò necessario posticipare la ricorrenza a domenica prossima. Le popolazioni dell’alta Valle Argentina, dopo la santa messa delle 10,30, saliranno sull’altura soprastante il borgo, indicata sulle carte antiche come “Mons Forcarum”, poiché vi si eseguivano le pene capitali. E’ un appuntamento consueto, in adempimento ad un voto del parlamento triorese del 28 novembre 1756, per ringraziare Iddio per aver salvato l’alta valle Argentina dal flagello dei bruchi, che da alcuni mesi stavano distruggendo il raccolto, creando gravi problemi non solo di sostentamento ma anche finanziari, poiché il grano veniva in gran parte esportato in altri luoghi della Repubblica Genovese.
In quel tempo gli abitanti si recavano lassù con alcune croci ed un pesante “Cristo”, poi con una Madonna in marmo pesantissima, sostituita, a partire dall’anno 1841, da un bellissimo gruppo statuario della Madonna della Misericordia, opera dello scultore genovese Paolo Olivari, “commovente ed applaudita dai conoscitori d’arte”, come ebbe a dire il Casalis. Otto persone, dandosi il cambio, si pongono sotto il peso di ben 300 chili, battendo ritmicamente il passo. Oggi non è più così semplice: i portatori sono sempre di meno, ma la presenza di alcuni giovani fa ben sperare; quel che conta è che la pesante statua giunga sul “monte”. Ovviamente ogni aiuto da parte di persone di buona volontà è estremamente gradito. Il “Cristo”, pesante 55 chili, è molto difficile da portare; un solo uomo se lo issa, poggiando i piedi del Signore sulle spalle, ben ritto, sfidando a volte le raffiche di vento. Non si usa nessuna cinghia, come si fa in molti altri luoghi. Il volto si riempie di sudore, ma quel che conta è che il voto venga adempiuto. Che dire poi della nera Croce, che incappucciati in nero, i piedi scalzi, si mettono sulle spalle, in un miracolo di equilibrismo? Non tutti sono capaci, non è sufficiente essere forti e robusti. Naturalmente il popolo seguirà il corteo, cantando e pregando.
Lungo l’erta strada si sentiranno suonare in lontananza le campane della collegiata e delle chiese delle antiche “ville”, cioè Corte, Molini ed Andagna. Dopo le consuete preghiere, gli esorcismi e la benedizione delle campagne, oggi purtroppo quasi tutte abbandonate, si farà ritorno in chiesa, ovviamente trasportando la statua, il Cristo e la nera croce. E’ una manifestazione molto importante, che in questi tempi, con guerre in ogni parte del mondo, ha un ulteriore significato, in quanto la Madonna della Misericordia è da sempre particolarmente venerata e a Lei ci si rivolge per ringraziarla ed implorarne l’intercessione in caso di disgrazie.
Organizzata dalla Parrocchia e dalla Confraternita della Buona Morte, è una ricorrenza alla quale prendono parte tutti coloro che amano le tradizioni e l’alta valle, è una “festa” capace di vincere ogni campanilismo ed ogni rivalità. Si è sempre svolta nel corso degli anni, anche se a volte è stata rinviata per cause di forza maggiore, quali le condizioni atmosferiche. I vecchi ricordano che si verificò un anno in cui venne rinviata per ben tre volte; alla quarta si fece molta fatica a raggiungere il “monte”, perché i portatori erano scarsi. Un altro anno, per la precisione nel 1913, il parroco don Sebastiano Lombardi nel corso della Messa avvertì i fedeli che, a causa delle pessime condizioni della strada ricoperta di neve ed oltremodo fangosa, la processione si sarebbe svolta solo fino al “Castello”. Qui giunti, mentre le Figlie di Maria ed il clero si fermavano, le altre confraternite andarono avanti fino al “monte”. Per molto tempo le povere donne dovettero subire gli scherni e gli sfottò degli uomini.