Ventimiglia celebra il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo istriano, fiumano, giuliano e dalmata e delle vicende del confine orientale con una serie di iniziative.
Al teatro comunale, in mattinata, è andato in scena uno spettacolo teatrale, riservato gli studenti delle scuole, dal titolo “Al di là del mare” a cura di Liber Theatrum. Il titolo è stato scelto dal regista Diego Marangon per ricordare “le vittime delle Foibe e dell’Esodo Istriano Dalmata di quei 350.000 italiani che, al termine della Seconda Guerra Mondiale, dovettero fuggire dalle coste della futura Jugoslavia o scegliere tra essere italiani, attraversando, però, definitivamente il mare Adriatico e lasciando alle proprie spalle tutto quanto, oppure diventare cittadini slavi restando in una terra che prima era casa loro, ma ora di un altro colore, con un’altra lingua, altri usi e costumi”.
In seguito si è svolta, in mattinata, una cerimonia di commemorazione presso il cippo nei giardini pubblici 'Martiri italiani delle Foibe' sul lungomare Varaldo alla presenza di autorità civili, militari, religiose, d'arma e combattentistiche, della Croce Verde Intemelia, degli alpini e dei cittadini. Un momento di riflessione su una delle tragedie del Novecento, troppo spesso dimenticata o volutamente oscurata, organizzato dall'Amministrazione comunale in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e con il patrocinio del Consiglio Regionale – Assemblea Legislativa della Liguria.
Dopo la deposizione di una corona d’alloro, sono intervenuti il sindaco Flavio Di Muro, il consigliere provinciale Gabriele Amarella, i consiglieri regionali Armando Biasi e Walter Sorriento. La cerimonia, animata dall'Orchestra Filarmonica Giovanile Città di Ventimiglia, si è conclusa con l’orazione ufficiale di Pietro Tommaso Chersola, presidente del Comitato Provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Imperia e delegato provinciale dell’Opera Nazionale per i Caduti senza Croce.
"Nel Giorno del Ricordo siamo in ideale raccoglimento di fronte a ogni foiba, rappresentata da un cippo come questo, luoghi dove si aprono le ferite del suolo che hanno inghiottito migliaia di martiri, in quella che è una delle pagine più buie della storia del nostro Paese. Oggi siamo qui a ricordare quelle persone, che avevano un nome, e il cui tragico destino solo recentemente è riemerso dal buio e dal silenzio delle foibe" - afferma il sindaco Flavio Di Muro - "Erano uomini, donne, bambine, vittime dell’odio efferato del regime comunista di Tito che, a distanza di molti anni, appare sempre più insensato. Una vera e propria pulizia etnica priva di qualsivoglia spiegazione. Molti di loro, ad oggi, non hanno ancora un nome, se non il nome di chi non ha conosciuto nessuna liberazione o vittoria. Insieme a loro ricordiamo anche i 350mila connazionali che abbandonarono le loro case e la loro terra, 'colpevoli' soltanto di essere italiani, e che cercarono rifugio verso la madre Patria, dove furono accolti dall’indifferenza generale e dal silenzio, quasi fossero criminali di guerra. Ecco, oggi non siamo qui per cedere all’offesa, al rancore ed all’odio per quello che è successo, se lo facessimo renderemmo vano il sacrificio di queste persone, poiché perpetreremmo l’odio, il medesimo che le ha uccise. Oggi, quindi, dopo l’assordante silenzio delle istituzioni durato decenni, riuniamo in un ideale abbraccio, quello del nostro Tricolore, i martiri di allora, coloro che furono costretti a lasciare le loro case, e i loro discendenti che serbano sempre vivo nel cuore il dolore di quei drammi e di quelle tragedie. Nei loro confronti abbiamo soltanto il dovere della pietà, del rispetto, della memoria. In particolare, in questo giorno, vorrei ricordare il nostro concittadino Antonio Orengo, morto infoibato, al quale è stata dedicata una via a Latte, suo paese natio. Antonio, aveva scritto ai genitori: '1° maggio '45. Cara madre, la guerra è finita torno a casa...'. Di lui però non si seppe più nulla. I genitori cercarono risposte per anni, usando ogni mezzo. Oggi sappiamo che lui, finanziere in servizio a Trieste, con tutto il suo plotone, cadde in un tranello. Le milizie comuniste di Tito fecero loro consegnare le armi, promettendo che li avrebbero mandati a casa, invece furono imprigionati e trucidati nelle foibe. Ora il ricordo di Antonio non sarà più dimenticato: Antonio, finanziere di 19 anni, ucciso il 3 maggio del '45 nella foiba di Basovizza. La sua colpa? Essere italiano". Ringrazio il Consiglio Regionale della Liguria per aver patrocinato questa cerimonia, le autorità intervenute, il dottor Chersola per l’orazione ufficiale, le forze dell’ordine, le associazioni combattentistiche e d’arma, l’orchestra filarmonica e i cittadini intervenuti".
Per l'occasione, inoltre, le bandiere degli edifici pubblici sono state esposte a mezz’asta come disposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

























































