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Al Direttore | 10 aprile 2022, 07:46

La storia del Ponente ligure tra il dominio genovese e quello provenzale nel XII secolo nelle parole del nostro lettore Pierluigi Casalino

“Nelle lunghe e complicate lotte che si svolsero allora, fu proprio la resistenza di Ventimiglia la vera causa di questo insuccesso e quella che ne subì le conseguenze più dure”

La storia del Ponente ligure tra il dominio genovese e quello provenzale nel XII secolo nelle parole del nostro lettore Pierluigi Casalino

Nel racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino la storia del Ponente ligure tra il dominio genovese e quello provenzale nel XII secolo.

Verso la metà del XIII secolo il processo di estensione del dominio genovese nel Ponente ligure è compiuto, con la sottomissione di Albenga e della ribelle Ventimiglia, oltre che con il consolidamento del potere della Superba sino a Monaco, divenuta rocca e baluardo genovese verso occcidente. Genova veramente aveva mirato nella prima metà del secolo ad estendersi sino all'Esterello, stringendo convenzioni particolari e trattati di amicizia con Nizza, con Antibo e con Grassa, che si erano date ordinamenti comunali analoghi ad altre città liguri. Nizza aveva tentato più volte di sfuggire ai conti di Provenza e di riunirsi alla Dominante (Genova),ma sempre infruttuosamente; Antibo era venuta in mano dei genovesi Grimaldi. Ma la potenza militare provenzale e l'ostinata opposizione dei conti di Ventimiglia, che si appoggiava sulla Provenza, resero vano questo disegno. Nelle lunghe e complicate lotte che si svolsero allora, fu proprio la resistenza di Ventimiglia la vera causa di questo insuccesso e quella che ne subì le conseguenze più dure: lo sfascianento dell'antica unità territoriale del comitato ventimigliese, travolto e come schiacciato sotto il peso delle forze politiche e militari in esso contrastanti, ne fu il risultato finale. I conti, costretti a lasciare la città, si asseragliarono nella parte più alta dei loro domini, quella attorno al colle di Tenda, posizione chiave per la vita economica di Ventimiglia; e acquistarono pure territori nella valle del Maro, sconfinando coi loro possessi nell'antico comitato di Albenga. Ma i conti di Provenza non si accontentarono più a loro volta del possesso di Nizza e della linea di confine della Turbia. Iniziando questa politica di espansione verso oriente  che li portò a dominare per oltre un secolo il Cuneese, essi mirarono costantemente ad approfittare della debolezza delle posizioni genovesi a Ventimiglia per impadronirsene; quando, nel 1258, una pace stabile fu conclusa tra Genova e la Provenza, rimaneva in mano di quest'ultima la parte centrale e più estesa della val Roia, ossia quel saliente di Breglio, Saorgio, Sospetto che ha spezzato per otto secoli lo sviluppo di Ventimiglia, rimasta a Genova con Mentone e Roccabruna (il Principato di Monaco inizio' allora la sua vita indipendente sotto i genovesi Grimaldi e pote' nel secolo XIV aggregare anche questi due ultimi luoghi), divenne un fortilizio di frontiera per la difesa della Repubblica di Genova contro la Provenza, e vide sorgere alle sue spalle, con capoluogo a Sospello,  una nuova giurisdizione che portava il suo nome senza che essa ne facesse parte: il cimitato di Ventimiglia e val di Lantosca, con la cui creazione gli Angioini intesero affermare le loro pretese su tutto il bacino della Roia e la loro aspirazione a ricostruirne l'unità sotto l'egida provenzale. Esso abbracciò non solo quello che noi chiamiamo il cuneo della val Roia, con Sospelo,  Saorgio, Breglio, e successivamente Racchetta Nerovina e Pigna, alla testata della Val Nervia, ma anche l'alta valle della  Vesubia, che in origine aveva appartenuto al comitato di Nizza. Il comitato di Ventimiglia e val di Lantosca fu a sua volta aggregato alla vicario di Nizza, e inserito nell'organizzazione amministrativa provenzale in bailati e vicarie.

Redazione

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