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Economia | 12 luglio 2019, 07:00

Sanremo: storia di un casinò che non conosce crisi

La sua magnifica struttura in stile liberty fu progettata dall’architetto francese Eugène Ferret

Sanremo: storia di un casinò che non conosce crisi

Il casinò municipale di Sanremo è uno dei più antichi e blasonati del mondo. La sua magnifica struttura in stile liberty fu progettata dall’architetto francese Eugène Ferret e il complesso, quasi un monumento al business del gioco, fu completata il 12 giugno del 1905. Lo stesso architetto aveva già operato in numerosi altri importanti progetti, portando in giro per il mondo il gusto per le linee morbide ed eleganti dell’art nouveau che sorpassarono le decisamente più pesanti geometrie degli ultimi rigurgiti di barocco. Tra le opere più famose di Ferret, costruite in precedenza rispetto al casinò municipale, si ricordano senz’altro il Teatro dell’opera di Saigon in Vietnam, completato nel 1897 e ribattezzato in pieno regime rivoluzionario come Teatro Ho Chi Minh, in onore del politico artefice della svolta che portò il paese in braccio all’ideologia Marxista leninista. Sempre a Eugene Ferret fu commissionato il padiglione della Korea all’esposizione universale di Parigi del 1900, altra perla di art nouveau dalle forti connotazioni orientaleggianti purtroppo quasi del tutto demolita dopo i 7 mesi della fiera nella capitale francese.

La struttura sanremese ha una storia blasonata alle sue spalle ed è stata teatro di numerosi eventi importanti nella storia del nostro Paese. Nel 1928 venne preso in gestione dall’imprenditore Luigi De Santis che attraverso la S.A.C.M.S ( Società Anonima Casinò Municipale Sanremo) avviò il casinò verso i fasti dei tempi moderni impreziosendo la sua offerta ludica con eleganti concerti, spettacoli, manifestazioni benefiche e feste da ballo. All’epoca venne assunta un’orchestra di 40 elementi e venne chiamato a dirigere il teatro del casinò nientemeno che il premio nobel Luigi Pirandello che ivi creò la celebre compagnia teatrale “Marta Abba”.
La mondanità, tragicamente interrotta dagli eventi della seconda guerra mondiale che sconquassarono l’Italia, risparmiando fortunatamente le strutture del casinò, riprese al termine del conflitto quando il 31 dicembre del 1945 vennero riaperti i battenti e la città dei fiori ricominciò a giocare e a folleggiare volendo quasi esorcizzare le sciagure della disfatta italiana. Un altro anno da ricordare è il 1950 quando l’imprenditore Pier Bussetti divenne il nuovo gestore del casinò e il 29 gennaio dl 1951 s’inventò la prima edizione del Festival della canzone italiana che grazie alla sua diffusione radiofonica divenne subito un evento di grande impatto a livello nazionale. Il festival venne ospitato in questa struttura fino al 1976 quando passò al Teatro Ariston ma nel frattempo negli anni ’60 la fama del casinò crebbe tanto che tra il 1960 e il 1962 gli introiti della struttura superarono quelli dei tre maggiori casinò francesi della Costa Azzurra. Uno smacco ai cugini transalpini figlio del boom degli anni ’60 quando l’Italia si trasformò in potenza industriale e divenne una delle mete più ambite dal turismo internazionale grazie agli influssi delle chimere della Dolce Vita. Cercando di rimanere al passo con i tempi il casinò mutò spesso la sua faccia come quando negli anni ’80 venne aperta per la prima volta una sala dedicata alle slot machine, scelta rimandata nel tempo per paura che la nuova clientela potesse rovinare la rinomata eleganza del posto.
La capacità di sapersi rinnovare è forse uno dei motivi principali dell’intramontabile successo di questo storico simulacro dell’azzardo che nel 2005 ha compiuto 100 anni. Ogni anno la kermesse della musica porta nuova linfa alle casse del casinò, si pensi che nel 2019 gli ingressi nel corso delle giornate del festival erano stati oltre ventimila, numeri confermati anche per il 2020 mentre sempre nel 2019 venne ospitata una tappa dell’European Poker tour o EPT che in città ha portato oltre cinquemila pokerista da tutta Europa (ormai evento quasi annuale visto che dal 2008 sono state già state 8 le edizioni di questo torneo ospitate in città). Anche negli ultimi anni, il casinò municipale è rimasto una sorta di mosca bianca nel panorama nazionale ed è uno dei pochi, se non l’unico, ad aver mantenuto un considerevole volume d’affari nonostante il crescente interesse dei consumatori per i casino online e il gioco digitale che ad oggi sono uno dei comparti più forti del settore non solo a livello nazionale.

 

Nel 2019 dopo 4 anni chiusi in negativo, i conti del casinò della città dei fiori sono tornati in verde facendo segnare incassi per oltre 44 milioni di euro e un +3,64 rispetto al 2018. A trainare il business sono state le slot machines che hanno incrementato il loro fatturato di oltre un milione nel 2019 con un +2.99%. Nel 2020 la curva di crescita è sempre la stessa mentre i giochi tradizionali sono invece in forte crisi. Il decreto dignità e il divieto sulle pubblicità dei casinò e delle imprese di scommesse che ha accompagnato la sua introduzione ha contribuito a penalizzare l’intero comparto ma non sembra aver intaccato la popolarità del casinò sanremese anche alla luce delle statistiche sulle presenze annuali che sono comunque cresciute dell’1,6%. Anche gennaio 2020 si è aperto positivamente e grazie all’euforia del festival e alle presenze natalizie si è potuto registrare un incasso di 3,9 milioni di euro con un 1.8% in più rispetto a gennaio dello scorso anno. Ottime performance che fanno ben sperare il Cda del casinò sanremese, con in testa l’Avv. Adriano Battistotti che recentemente intervistato sui numeri positivi del bilancio ha voluto sottolineare la professionalità dei suoi dipendenti e l’attenzione al cliente che contraddistingue la struttura sanremese già proiettata positivamente verso gli anni del 2000cercando di stare al passo coi tempi mantenendo tuttavia quella patina di charme ed eleganza degli anni passati.



Richy Garino

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