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Attualità | 26 settembre 2015, 07:31

Sanremo: due settimane ai festeggiamenti per San Romolo, la biografia del Santo dallo storico Andrea Gandolfo

L’attività di san Romolo nel territorio matuziano è collocabile approssimativamente tra il VII e l’VIII secolo nell’ambito degli stretti rapporti allora esistenti tra la sede vescovile genovese e la Villa Matutiana.

Sanremo: due settimane ai festeggiamenti per San Romolo, la biografia del Santo dallo storico Andrea Gandolfo

A poco più di due settimane dalla celebrazione della tradizionale festa patronale di San Romolo, il nostro lettore, lo storico Andrea Gandolfo, ci ha inviato alcune brevi notizie biografiche sul santo patrono.

L’attività di san Romolo nel territorio matuziano è collocabile approssimativamente tra il VII e l’VIII secolo nell’ambito degli stretti rapporti allora esistenti tra la sede vescovile genovese e la Villa Matutiana. Il santo, che ricopriva la carica di vescovo di Genova, visse molti anni nei boschi circostanti il nostro centro abitato continuando l’opera di evangelizzazione e conversione al cristianesimo della popolazione locale già avviata dai suoi predecessori. Scelse come sua residenza una grotta solitaria situata alle falde del Monte Bignone, poi meglio conosciuta come Bauma, in perfetta sintonia con lo spirito penitenziale del tempo, quando si era soliti fondare numerosi eremi e monasteri in luoghi appartati e disabitati. È possibile tuttavia che nella zona scelta come suo rifugio esistesse già una struttura fortificata abitata, conosciuta dai contemporanei come castellum de Cairasco, un nome derivante forse dal ruscello corrente nei pressi della Bauma, detto appunto rian de Cairasca. Tale fortificazione potrebbe anche essere una ricostruzione di un antico castellaro romano situato nelle immediate vicinanze della grotta abitata dal santo. Secondo alcuni storici, Romolo non avrebbe però scelto come dimora un luogo completamente isolato, ma un sito già occupato da una comunità agricola o pastorale risalente all’età romana.

Il santo era giunto nella nostra zona probabilmente per salvarsi dalle pesanti angherie compiute dai Longobardi, di fede ariana, ai danni dei cattolici, o forse anche per alleviare i gravosi e difficili impegni cui doveva quotidianamente sottoporsi come responsabile della diocesi genovese. Romolo scelse quindi di trasferirsi sulle alture sanremesi per svolgere la sua attività in un ambiente più tranquillo e solitario. Durante il lasso di tempo trascorso presso la nostra terra, egli svolse un’intensa attività evangelizzatrice recandosi frequentemente a predicare sia nei paesi costieri che nei piccoli villaggi dell’entroterra. La tradizione vuole che il santo abbia anche difeso il borgo matuziano dagli assalti dei Saraceni, pregando con le braccia alzate o mettendoli in fuga a spada brandita. Anche dopo la sua elezione a vescovo di Genova, Romolo si recò più volte presso la Villa Matutiana, dove si sarebbe intrattenuto per parecchi anni.

E proprio nella grotta sulle alture dell’abitato dove aveva trascorso molto tempo in preghiera e meditazione, il santo si spense il 13 ottobre di un anno collocabile all’incirca tra la seconda metà del VII secolo e gli inizi dell’VIII. Per sottrarre il suo corpo al rischio di un’eventuale profanazione da parte dei Saraceni, nell’890 il vescovo genovese Sabatino ne prelevò le reliquie per portarle a Genova, dove furono solennemente tumulate nella cattedrale di San Lorenzo. Il 27 giugno 1681 una parte delle reliquie sarebbe stata infine riportata a Sanremo per essere traslata nella basilica di San Siro. Dopo la sua beatificazione e canonizzazione, san Romolo venne proclamato all’unanimità protettore e patrono dei sanremesi e il suo nome andò progressivamente a identificarsi con quello della stessa Villa Matutiana, che, a partire dalla fine del X secolo, proprio in onore del suo santo patrono, cominciò ad essere denominata Castrum Sancti Romuli, corrispondente di fatto al relativo centro abitato sorto nel frattempo sulla sommità della Pigna.

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