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Eventi | 02 luglio 2015, 09:21

Sanremo: domani è il quarantennale del cambio di denominazione della Diocesi, 40 anni fa San Siro diventava 'Concattedrale'

San Siro è una chiesta antica, nobile e preziosa memoria di storie matuziane ed è stata oggetto, negli ultimi tempi, di una importante ristrutturazione.

Sanremo: domani è il quarantennale del cambio di denominazione della Diocesi, 40 anni fa San Siro diventava 'Concattedrale'

Quella di domani è una data importante per la Concattedrale di San Siro a Sanremo. Esattamente il 3 luglio 1975, infatti, con rescritto della Santa Sede, la Diocesi di Ventimiglia cambiava il suo nome in Diocesi di Ventimiglia-Sanremo. San Siro è una chiesta antica, nobile e preziosa memoria di storie matuziane ed è stata oggetto, negli ultimi tempi, di una importante ristrutturazione. "Caru mei campanin! niu de civéte, d'aragni, de rascasse e d'agurete, früstu de levantade e lavastrùi, cen de magagne antighe e de tacùi...". Così Gin De Stefani descriveva la torre campanaria del nostro bel San Siro, la chiesa più importante e più antica della comunità sanremese.

“Nel corso dell'era cristiana – evidenzia Ernesto Porri - ne ha viste veramente tante. Se pensiamo che la prima chiesa di Matuzia derivò dalla trasformazione  di un antico luogo di culto pagano, (dai più remoti tempi della cristianità è l’Eucaristia che ‘fa’ la chiesa e non viceversa) nobilitato successivamente dalla presenza del venerato corpo del santo vescovo e patrono Romolo che venne lì conservato sino al IX secolo quando, per timore di saccheggi dei saraceni, l'arcivescovo genovese Sabatino trasferì le reliquie a Genova. Tanta acqua, tantissima acqua è passata sotto il ponte del Vallotto che sovrastava il torrente San Romolo, unendo la via Palazzo alla Piazza delle Erbe ora piazza degli Eroi Sanremesi. La chiesa madre della Civitas Sancti Romuli, così Matuzia venne successivamente chiamata, nel corso dei secoli subì rifacimenti, ricostruzioni, ampliamenti, demolizioni, restauri. San Siro è un edificio di culto veramente ricco di memorie, tutte le sue pietre trasudano la ‘Storia’ della nostra Comunità religiosa e civile. L’importanza ecclesiale, storica, artistica e di vita di fede venne riconosciuta in due precisi momenti del XX secolo. Nel 1948 il Papa Pio XII le conferisce il titolo di "Basilica minore" e il 3 luglio 1975 il Beato Papa Paolo VI, su istanza del vescovo del tempo, mons. Angelo Raimondo Verardo o.p., muta il titolo dell'antica Chiesa locale di Ventimiglia, fondata da San Barnaba, in Diocesi di Ventimiglia - San Remo con l'elevazione della Basilica sanremese al rango di Concattedrale. Sono dunque quaranta anni il 3 luglio”.

Questo importante anniversario coincide con la conclusione dei restauri esterni della Concattadrale, promossi e incoraggiati dal Prevosto mons. Alvise Lanteri che certamente passerà alla storia per questo ciclo di interventi di restauro così impegnativi e completi. La pulitura interna verrà conclusa nel corso dell’estate e per la Festa della Madonna del Rosario avremo la nostra chiesa di San Siro bella come non mai. I tetti sono stati rifatti in ardesia. Le pareti esterne in pietra di Verezzo con le decorazioni in marmo bianco, sono state ripulite sapientemente e l'abside in muratura dipinto con una tonalità di colore che si amalgama molto bene con le pietre tutte a conci regolari e ben ordinati, sublime espressione artigianale dei mastri comacini. Un lavoro eseguito con cura circa ottocento anni or sono e con tantissima fatica, che oggi possiamo tornare ad guardare come mai occhi di viventi hanno potuto vedere.

Per concludere Ernesto Porri ci propone un’altra poesia in sanremasco, questa volta di Carlo Alberto che nel 1961 aveva così cantato la semplice, nobile bellezza di San Siro: “Cu e to muraije in pria, grande e austeru, da ciu de sete seculi ti stai fermu a sfidà li u ventu, l’aiga u zeru, Pe tegne viva a fede ai Matussiai. Sc’e e to culone, drîte cume in çeru U se gh’abrassa i erchi agaribai Sut’i macissi travi, in cedru veru Che anticamente i l’eira piturai. Avù e to liscie prie e u campanin d’urgöiju e vantu i sun p’uu citadin Ch’u s’aregorda a fede e l’ardimentu Cande li, i ghe tegniiva u Parlamentu Pe da vigù aa Parmura e au Leun Che i sun de sta Cità, ancù l’espresciun” (dall’Antologia della Rivista Ingauna Intemelia 1961).

Carlo Alessi

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