“Il trionfo di ascolti è un plebiscito di lodi nei confronti di Conti, il quale si è comportato complessivamente molto bene, se non altro perché ha lasciato scivolare via le serate senza pesantezza. Già, il Festival della Canzone italiana…se per un istante le immagini si fossero mutate in bianco e nero, avremmo potuto essere tranquillamente nel 1959. Non ho trovato una canzone indimenticabile, nell’aria e tutt’intorno avverto ancora il profumo di Claudio Villa, Luciano Tajoli, che invece permangono intatti da decenni, così come tutti quelli e tutto ciò che ha contraddistinto la melodia italiana. .Nek e Il Volo: come si fa a dire che non cantano bene? Il rapporto vocale tra i tre tenorini con Andrea Bocelli è uguale a quello calcistico tra me e Maradona. Mi domando per quale motivo Vasc, Liga e pochi altri riempiono gli stadi, e di questo a Sanremo non vi sia mai traccia alcuna. Forse che il Festival, come ben testimonia l’edizione 2015 appena conclusasi, si è ridotto al desolante ruolo di badante delle famiglie? Mi chiedo quali criteri di scelta, che evidentemente mi sfuggono, consentono a talent e reality di portare all’Ariston perfetti sconosciuti che non sanno neanche cantare. La colpa è tutta di quei 4 o 5 loschi individui che governano la musica italiana, rei di aver ridotto a zero il diritto d’autore. I BIG si autogestiscono: fanno bene, di quella gente ne fanno a meno. Il Festival, riassumendo, ripeto, è scivolato via come un ruscello tranquillo per 4-5 sere, ma spero vivamente non sia questo il reale spaccato delle più vere potenzialità della musica italiana. Infine, tutto Sanremo è stato televisivamente adoperato per dare una visione retorica di un San Valentino che in Italia ormai da tempo non esiste più”.
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