"Egregio direttore,
comprendo, ma non condivido, la scelta di anonimato adottata dallo studente che ha presentato la propria argomentazione riguardo le azioni che hanno condotto all'occupazione dell'Istituto d'Arte di Imperia. Pur concedendo il beneficio del dubbio sulla legittimità dell'occupazione intrapresa, è opportuno considerare la frustrazione degli studenti le cui richieste vertono prevalentemente sulla mancanza dei materiali fondamentali per un sereno svolgimento delle lezioni.
Appare ovvio quanto l'atto di occupare un istituto possa proiettare una luce negativa da parte dell'opinione pubblica nei confronti di questi ragazzi. Non intendo ingrandire eccessivamente la fotografia, ma è doveroso considerare l'indifferenza delle istituzioni locali nel relazionarsi con i propri studenti, ancor peggio se questi ultimi aspirassero a percorsi umanistici e creativi, come in questo caso. Ciascun studente è una risorsa inestimabile, a prescindere dal proprio percorso formativo, e ricevere una formazione all'altezza delle proprie aspettative è un suo diritto inalienabile, purtroppo fin troppo calpestato.
E' indubbio associare gran parte della depressione economica provinciale a una sua grande depressione culturale. La mediocrità plutocratica pare sia la sola cosa coltivata assieme alle poche aziende agricole e floricole rimaste. Ad una tale azione disgregante nei confronti di chi, nella bellezza, ci crede, corrisponde inevitabilmente una reazione uguale e contraria. Poco importa sulla legittimità formale di quest'ultima. Non c'è dunque da meravigliarsi se i giovani, nel loro piccolo, si... Arrabbiano.
Con la presente esprimo la mia solidarietà e il mio sostegno alla battaglia civile dell'Istituto d'Arte di Imperia.
Cordialmente,
David Tinius Rossi".













