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Attualità | 10 maggio 2019, 13:53

Sanremo: grande successo per “Lo strano caso del ristorante fisso”, spettacolo teatrale degli allievi dell’Istituto Ruffini-Aicardi di Arma di Taggia

I ragazzi hanno saputo incarnare dei modelli di vita e al tempo stesso li hanno smembrati, sgretolando gli stigmi sociali riferiti ad essi che impediscono l’evoluzione sociale e culturale dell’uomo.

Sanremo: grande successo per “Lo strano caso del ristorante fisso”, spettacolo teatrale degli allievi dell’Istituto Ruffini-Aicardi di Arma di Taggia

Ha debuttato ieri sera 9 maggio al Teatro del Casinò di Sanremo “Lo strano caso del ristorante fisso”, spettacolo teatrale degli allievi dell’Istituto Ruffini-Aicardi di Arma di Taggia all’interno del progetto culturale di integrazione sociale “il corpo che suona” con la regia di Silvia Lucibello, musiche composte da Christian Gullone e Texta e con le performing artistiche di Valentina Di Donna

La piece teatrale, dai toni comici e frizzanti si sviluppa in un atto unico, dando spazio a molti personaggi diversi tra loro, ognuno con caratteristiche diverse, di convivere all’interno di alcune delle tipiche vicende di vita mondana che possono accadere dentro uno stesso luogo: il ristorante. 

Spesso, quando ci si trova in un ristorante, si ha la possibilità di incontrare personaggi tipici ... come il cuoco, il suo aiutante, un venditore di rose, un cantante di strada oppure un prestigiatore sino ad arrivare a personaggi totalmente surreali come i cibi stessi del menu del ristorante, che prima di essere mangiati dagli ospiti prendono vita, per poi finire in un enorme bocca, mangiati risucchiati ed ingeriti.

La bocca, un’installazione di quasi quattro metri di altezza,  è il primo oltre che nuovo elemento scenografico contemporaneo del progetto teatrale il quale conferisce alla Piece un taglio ancora più professionale e innovativo rispetto agli altri anni. Gli allievi del Ruffini-Aicardi interpretano dall’inizio alla fine con grande consapevolezza  attoriale i loro personaggi, semplici ma incarnati in simboli profondi. I ragazzi hanno saputo incarnare dei modelli di vita e al tempo stesso li hanno smembrati, sgretolando gli stigmi sociali riferiti ad essi che impediscono l’evoluzione sociale e culturale dell’uomo. 

A fare da spettatori inconsapevoli troviamo un’esilarante cameriera, dall’umore bizzarro, le coppie e il trio degli sposi i quali irrompono nella scena facendo da collante a tutta la piece; solo alla fine cercheranno tutti di andarsene dal ristorante ma ancora una volta la “verità” ( interpretata da un’emozionate banda musicale) non permetterà loro di farlo, solo affrontandola potranno tornare a casa. 

“Lo spettacolo, quindi, si fa metafora di quella che per noi è una scuola inclusiva - dichiara Il prof. Vincenzo Rivoli, docente responsabile del progetto - una scuola in grado di accogliere al suo interno le molteplici forme della diversità per poi valorizzarle”.

Uno spettacolo dove l’emozione non ci ha mai abbandonato, dove la “verità” è stata presente fin dall’inizio; il teatro che cos’è se non “verità”? Ognuno ha una verità da raccontare, ascoltarla ne vale sempre la pena.


Redazione

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