"Egregio Direttore,
Mi permetto di scriverLe una lettera, non perché creda che riuscirà a sortire qualche effetto, ma per sfogarmi.
Sono una cittadina polacca, vivo in Italia da quando avevo l’età di 20 anni (più di della metà della mia vita): qui vivono le mie due figlie adolescenti (cittadine italiane); qui lavoro; qui pago le tasse, qui mi comporto come una componente della comunità di cui mi sento di far parte a pieno titolo, rispettando le leggi che regolano la nostra civile convivenza.
La questione che voglio portare a conoscenza è questa: abito in un condominio sul lungomare di Ventimiglia, dietro a quel rudere conosciuto come ‘ex-dispensario’. Ogni volta che mi affaccio dalla finestra vedo uno scorcio di mare e, proprio sotto le mie finestre, il degrado e la desolazione: il rudere è parzialmente demolito; quello che era il giardino è una desolante distesa di alte erbacce secche, cespugli e palme incolti (con relativo pericolo di incendi), dove regnano sovrani grossi topi. Con rassegnazione e fatalismo ho visto tutte le mie proteste inascoltate e la situazione di pericolo e di scarsa igiene immutata. Ma questo lo posso accettare.
Da diversi mesi il rudere è ‘abitato’ da diversi individui i quali, approfittando della recinzione fatiscente, vi accedono per dormire, bivaccare, cucinare, accendere fuochi. Ho segnalato diverse volte la situazione alle forze dell’ordine; i Carabinieri che sono intervenuti varie volte – gentili e disponibili – si sono detti impotenti, essendo le persone identificate come cittadini comunitari in regola coi documenti. Capisco che queste persone siano in difficoltà, soprattutto in un momento di profonda crisi come questo e – fino ad oggi – ho voluto credere (sperare) che si sarebbero limitati ad occupare – credo abusivamente – una proprietà non loro e mi sono rassegnata a questi atipici ‘vicini di casa’, visto che – a quanto pare – non ci sono gli strumenti per allontanarli definitivamente. Anche questo lo posso accettare.
Ma quello che non posso tollerare è quello che è successo stamattina: la mia figlia di 16 anni appena compiuti mi ha telefonato mentre ero al lavoro. Era in lacrime, scioccata: mentre era sul terrazzo, uno di questi individui le si è mostrato nudo, esibendosi e masturbandosi. Lei è corsa via di casa, chiudendola precipitosamente.
Ho telefonato al 112 in preda ad una forte rabbia e preoccupazione. Ho dovuto fare violenza a me stessa per ritrovare la calma e la lucidità (credo) per scrivervi; perché il mio istinto di madre era di correre da quel porco e dargli una lezione (credetemi: le forze di una madre che vede i figli minacciati si moltiplicano).
Spero che io, cittadina straniera solo di passaporto, rispettosa delle regole, possa far valere i miei diritti e soprattutto garantire la sicurezza alle mie figlie.
Anna Michalak".














