La città di Imperia è stata attraversata venerdì 14 novembre da una mobilitazione studentesca che ha visto protagonisti centinaia di giovani, impegnati in una giornata di sciopero articolata in corteo, assemblea aperta e cineforum serale. Un appuntamento che ha rappresentato, secondo i promotori, la prova tangibile della “fame di uguaglianza, di lotta e di comunità” che anima la provincia.
La partecipazione attiva e consapevole degli studenti ha smentito ogni critica superficiale, mostrando una rabbia costruttiva e una determinazione che si pongono come base per progetti futuri di lungo periodo. Imperia ha risposto così a una mobilitazione che ha attraversato tutta Italia, con rivendicazioni che spaziano dal piano globale a quello locale, e lo ha fatto con un corteo nato dal basso, senza direttive dall’alto, ma costruito dal contatto diretto con gli studenti e dalle problematiche vissute quotidianamente sul territorio.
Al centro delle richieste, la sicurezza degli edifici scolastici e la garanzia di strutture moderne, rispettose degli standard ambientali e dotate di servizi essenziali come acqua corrente e riscaldamento. Gli studenti hanno denunciato la fatiscenza di molte scuole e la mancanza di un sistema di trasporto pubblico adeguato, che ostacola il diritto allo studio e rende difficile la frequenza regolare.
La protesta ha messo in luce anche il peso economico del cosiddetto “caro scuola”: tra libri, tasse, contributi, materiali, trasporti e gite, le famiglie si trovano a sostenere spese annue stimate tra i 1300 e i 1500 euro per ogni figlio, cifre considerate incompatibili con una scuola che si definisce pubblica e inclusiva.
Non meno rilevante è stata la denuncia delle politiche considerate retrograde e discriminatorie del Ministero dell’Istruzione, accusato di ostacolare programmi di educazione sessuale e affettiva, di limitare strumenti come le carriere alias per studenti transgender e di reprimere il dissenso nelle scuole. Gli studenti hanno rivendicato il diritto a una scuola che sia spazio di accoglienza, di autogestione e di partecipazione, rifiutando al tempo stesso la normalizzazione della guerra, gli attacchi squadristi e lo sfruttamento legato ai programmi di Formazione Scuola-Lavoro (ex PCTO), che nel 2025 hanno visto numerosi incidenti e persino vittime tra i giovani.
Le richieste avanzate sono state indirizzate alla Provincia di Imperia, ai comuni, ai dirigenti scolastici e agli insegnanti: fondi per la messa in sicurezza e il rinnovamento delle scuole, programmi di educazione sessuale e affettiva con professionisti qualificati, carriere alias per garantire inclusione, percorsi di formazione scuola-lavoro retribuiti e sicuri, maggiore elasticità nei permessi per gli studenti pendolari.
La giornata si è chiusa con un appello forte e chiaro: istituire immediatamente un tavolo di dialogo tra studenti e istituzioni, affinché la voce delle nuove generazioni sia ascoltata e tradotta in azioni concrete. Con speranza e con rabbia, i giovani imperiesi hanno ribadito che la scuola deve tornare a essere davvero uno spazio di comunità, sicurezza e diritti.














