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Al Direttore | 07 agosto 2025, 13:38

Bomba atomica del 6 agosto 1945 ad Hiroshima: il pensiero di Carlo Michero "Era necessaria?"

Per 281 mila abitanti della città nipponica si aprirono le porte dell’inferno

Bomba atomica del 6 agosto 1945 ad Hiroshima: il pensiero di Carlo Michero "Era necessaria?"

Quel giorno, il 6 agosto 1945, era un lunedì. Hiroshima si era appena svegliata. Erano le otto del mattino. Una giornata calda. Molto bella, con cielo sereno. Gli impiegati andavano al lavoro. I bambini e gli studenti erano appena entrati in classe. I soldati addetti alla stazione radar avevano avvistato un velivolo. L’avevano preso per un ricognitore. Per questo non ci furono allerte anti aereo. Non ci furono misure di protezione. Non ci fu una risposta efficace della contraerea. Il B29 “Enola Gay”, tredici uomini di equipaggio, con il colonnello Paul Tibbets ai comandi arrivò così indisturbato sulla verticale della cupola della prefettura di Hiroshima. Era il bersaglio meglio visibile dall’alto. Perfettamente visibile, data la giornata senza nubi. Di sole. Alle 8,15 su quella verticale la bomba atomica esplose. La prima atomica usata dall’uomo contro l’uomo. E per 281 mila abitanti della città nipponica si aprirono le porte dell’inferno. 140 mila morirono subito. Altri mesi, anni dopo, per le ferite riportate, per la contaminazione da radiazioni.

Era necessaria questa strage di massa contro civili inermi? La riposta è controversa. Secondo il premio Pulitzer Kai Bird no. Non era necessaria perché il Giappone aveva già imboccato la via della resa, a luglio, con la richiesta di mediazione all’Unione Sovietica, ponendo come unica condizione il mantenimento di Hirohito sul trono. E non poteva che essere così: l’Italia e la Germania erano già uscite dalla guerra ai primi di maggio. Secondo altri storici la bomba fu necessaria per piegare il Giappone alla resa, risparmiare la vita a migliaia di soldati americani ed dare un segnale alla Russia. La ragion di stato può giustificare tutto. Ma allora perché ripetere “l’impresa” tre giorni dopo? Su Nagasaki. Che significò 74 mila vittime. Civili. Inermi. Per gli americani non ci fu una Norimberga. Erano, insieme ad altri, i vincitori. Ammettiamo pure questo. Ma come si fa a ricordare gli ottanta anni dell’inferno in terra su Hiroscima e parlare con “leggerezza” ancora, nello stesso telegiornale, dell’utilizzo dell’arma nucleare? Se questi sono uomini…..

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