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Al Direttore | 12 febbraio 2024, 07:59

Sanremo: articolo su 'Il Foglio', un nostro lettore "Qualche inesattezza ma anche qualche conferma"

Sanremo: articolo su 'Il Foglio', un nostro lettore "Qualche inesattezza ma anche qualche conferma"

Un nostro lettore, Leonardo Kogliodima, ci ha scritto per inserirsi come ‘voce fuori dal coro’ dopo le polemiche riguardanti l’articolo del quotidiano ‘Il Foglio’ e soprattutto per le risposte dei diversi candidati a sindaco:

“Forse a tutte queste forze politiche, non una esclusa, bisognerebbe ricordare che oltre le corporazioni lobbistiche a vario titolo condizionanti l'Amministrazione, vi sono anche altri interessi che connotano una aspettativa pubblica da parte di tutti coloro che vivono in questa città, che si aspettano una ricaduta pubblica (asfalti, servizi, trasporti, pulizia, luoghi di aggregazione, fontane, panchine) derivante dalla notevole quantità di denaro che scorre in questa città. Città strana dove la fruizione del pubblico passa esclusivamente dal privato, un concetto mistificato di pubblico a ricaduta prioritariamente dagli interessi del privato in una città che innegabilmente è diventata troppo stretta e dove le forze politiche hanno ormai una totale visione amministrativa   privatistica asfissiante, una deriva compiacente verso alcuni settori e assente verso  altri, semplici cittadini che  figli di un dio minore non beneficiano, in termini di servizi di intervento pubblico, di quanto invece beneficiano altri. L'articolo del Foglio, da quello che ho letto, parla di strade sconnesse, puzza di fogna, topi e si chiede di cosa ne facciano di tanto denaro che entra in città e che scivola via senza sapere ove finisca, di una città diventata troppo stretta per una manifestazione così importante come il Festival di cui si dice che è innegabile il successo in termini di audience, record di ascolti e tutto quanto detto e scritto è vero perchè questo è sotto gli occhi di vuol vederlo e non trovo alcuna diffamazione in ciò. Che la città sia diventata stretta con difficoltà a raggiungerla anche questo è vero come pure che ogni tanto si paventi il trasferimento del festival in alte sedi, cosa che sappiamo  reiterata  per strategie contrattuali ad ogni fine festival ma legittimamente impossibile visto che la manifestazione appartiene di diritto a Sanremo. Si mangia male? Non lo so ma non penso, mentre ritengo che generalizzare sia un errore e non ripaghi invece chi si impegni al meglio nella ristorazione. In ogni caso trovo però un errore non considerare che la manifestazione sia diventata eccessivamente troppo grande per gli spazi consueti disponibili e quindi una strategia di accoglimento diversa deve essere cercata mentre vedo che l'orientamento è sempre verso  il di più, l'affollamento ad oltranza e la quantità dilagante slegata da una seria valutazione  di equilibri con l'ambiente disponibile. Al riguardo poi dell'articolo sul Foglio direi che il giornalista alcune cose le ha dimenticate: i liquami debordanti nei giorni di pioggia dai tombini della rete fognaria di strada Solaro e di altre vie, dei cumuli di rifiuti per terra celebrazione del fallimento della raccolta rifiuti stessa e da periferie di cementificazione degne dei peggiori anni 60 (prima fra tutte la zona C2  ove spazzatura e trascuratezza sono evidenti). Per il resto  ho lasciato Sanremo tre giorni  prima del Festival, per recarmi in Torino dove spendo, parte della mia vita e, con mia sorpresa, ho visitato la mostra fotografica del Festival in bianco e nero dal 1951 al 1976 presso ‘Gallerie di Italia’ in piazza San Carlo. Splendida carrellata nel passato più glorioso di una Sanremo bellissima che ho avuto la fortuna di vivere e sono tornato domenica quando era finito. Ho lasciato un pezzo di me in quelle immagini fotografiche e tornando la prima cosa che mi ha accolto sono stati i cumuli di  spazzatura. Diffamazione? No triste realtà a cui non lascio niente se non un larvato dispiacere di cosa questa città sia diventata. La mostra di Torino? Fosse possibile portatela a Sanremo, una ventata di classe  per capire da dove veniamo e lenire il vedere di dove siamo finiti”.

Carlo Alessi

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