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Attualità | 27 gennaio 2022, 08:34

Giornata della Memoria: l'associazione Atape ricorda Eugenio Pertini, fratello del 'Presidente' Sandro

Morì in un campo di sterminio che costò la vita anche a tantissimi cittadini italiani.

Giornata della Memoria: l'associazione Atape ricorda Eugenio Pertini, fratello del 'Presidente' Sandro

Oggi, nella ‘Giornata della Memoria’, l’associazione Atape vuole ricordare una figura particolare, non molto nota. Atape oggi desidera raccontare, per non dimenticare, la storia del fratello del Presidente Sandro Pertini e del luogo dove morì, un campo di sterminio che costò la vita anche a tantissimi cittadini italiani.

Eugenio Pertini, fratello di Sandro. nacque a Stella (Savona) il 19 ottobre 1894. Per un lungo tempo non ebbe sentimenti antifascisti e non fu impegnato in politica, sinché durante l’inverno del 1943 si diffuse una voce che il fratello Sandro era stato fucilato a Regina Coeli dalle truppe tedesche. Come reazione a questa dolorosa notizia scaturì la scelta di Eugenio di impegnarsi nella Resistenza con un’attività intensa, che però non durò molto.

Nell'aprile del 1944 Eugenio fu colto a Genova (dove, vedovo, abitava da 10 anni) mentre si trovava con la figlia Diomira in un ristorante in via San Vincenzo. Dopo che ordinò un risotto, all'improvviso entrò una donna, un'anziana maestra di pianoforte, sua amica, seguita da una bionda delle SS. Intanto, sulla porta del ristorante, si metteva un uomo con la rivoltella puntata in avanti. L'amica diceva: ‘Eugenio, Eugenio!’, mentre la SS lo invitava ad uscire, perché doveva parlargli. Il papà la seguì, ma tornò subito al tavolo, chiedendo di dargli un po' di tempo, perché doveva salutare la sua bambina, tentando di fuggire dalla cucina, ma si trovò davanti un uomo con una rivoltella che gli sbarrava la strada. Mise i soldi sul tavolo, salutò la figlia e poi lo portarono via. La partigiana presumibilmente lo aveva tradito e ceduto ai nazisti.

Fu arrestato e portato alla ‘Casa dello Studente’ divenuta sede della Gestapo. Resistette agli interrogatori sotto tortura e, dopo qualche giorno, fu prima portato al carcere di Marassi, poi trasferito nel campo di Fossoli (Mo). Da qui fu evacuato nel luglio 1944 a causa dell’avanzare degli alleati dal Sud Italia. Seguì così la deportazione nel campo di concentramento e transito di Bolzano (Polizei – und Durchgangslager Bozen). Su disposizione della Sipo di Verona (Sicherheitspolizei – Polizia di Sicurezza), viene deportato il 5 settembre 1944 nel lager di Flossenbürg con il Trasporto 81, un convoglio della deportazione dall’Italia ai lager nazisti, un trasporto che faceva parte della cosiddetta deportazione politica, diversa da quella razziale, rappresentando un esempio sia di repressione , ma soprattutto un prelievo di manodopera per la produzione bellica nazista.

Date le finalità non erano inclusi in questo trasporto donne e bambini, ma a tutti fu infatti assegnato a Flossenbürg il ‘triangolo rosso’ e tutti furono classificati come ‘Italianer Schutzhäftlinge’ (deportato per motivi di sicurezza). Eugenio con il trasporto arrivò al campo il 7 settembre 1944 e gli venne assegnato il numero di matricola 21732, classificato come deportato per motivi politici (POL – Politisch). Il campo Flossenbürg definito un luogo di ‘sterminio attraverso il lavoro’ era situato nel nord-est della Baviera dove la vita quotidiana era pericolosa e spesso mortale per i prigionieri. Le condizioni erano crudeli e disumane. Soggiogati, umiliati e sfruttati con il lavoro forzato, molti deportati morirono per maltrattamenti.

Eugenio, fu uno di questa terribile lista e dopo un lungo periodo di fatiche, violenze e grosse sofferenze, poco prima dell’inizio della dissoluzione del campo di concentramento, della liberazione dei deportati da parte degli Alleati e della fine della guerra, morì. Secondo il racconto dei superstiti, le SS si accingevano ad evacuare il campo per sfuggire alla morsa incombente delle avanguardie alleate, Eugenio Pertini fu incolonnato con altri prigionieri, claudicante, stremato dalle fatiche e dalle privazioni, ma non resse alla marcia. Più di una volta cadde e i compagni cercarono di aiutarlo a rialzarsi ma fu notato dalle SS, che lo finirono a colpi di fucile e fu’ gettato nella fossa comune.

Era il 20 aprile 1945 , Eugenio Pertini all’età di 50 anni non riuscì ad uscire più dal campo. Nel 1979 Sandro Pertini, presidente della Repubblica, visitò quel campo di concentramento in Baviera e volle vedere dove era stato ucciso il suo povero fratello, che non poté più incontrare.

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