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Al Direttore | 26 dicembre 2021, 07:49

Bordighera: la storia di villa Margherita nelle parole del nostro lettore Pierluigi Casalino

“Attualmente si attende una nuova e definitiva riapertura al pubblico dopo i nuovi lavori di ripristino in corso”

Bordighera: la storia di villa Margherita nelle parole del nostro lettore Pierluigi Casalino

Il nostro lettore Pierluigi Casalino ripercorre la storia di villa Margherita.

La villa Margherita di Bordighera fu fatta costruire dalla regina all'architetto Luigi Borgi per trascorrervi l'estate, dopo che le avevano ucciso il marito, Umberto I di Savoia, nel 1900. Delitto che una canzone in voga diceva essere stato commesso da "vigliacca man...". A Roma, la sovrana va a vivere nel palazzo che ancora ne porta il nome in via Veneto (oggi ambasciata degli Stati Uniti) ultimo lacerto della Villa Ludovisi insieme al casino che contiene l'unico dipinto murale di Caravaggio e l'Aurora del Guercino. Ma Margherita di Savoia, dai fili di perle lunghissimi e celebri, amava il mare e in Riviera il mare lo aveva proprio davanti, dalla camera da letto. Dal 1915 era il suo sogno ad occhi aperti nel contesto del fascino lussureggiante della Riviera, dove lei accoglieva personaggi illustri dell'arte e della vita pubblica. Dopo la sua morte nel 1926, il luogo diventa casa di soggiorno per le famiglie dei caduti in guerra, una autentica prima mondiale imitata in seguito anche altrove in Italia e all'estero. Il sindaco di Bordighera nel 2007 chiede aiuto al re del nichel, Guido Angelo Terruzzi, detto "Goldfinger". In altri termini al "più grande e generoso collezionista d'arte italiana e mobili europei degli ultimi cinquant'anni come dice Vittorio Sgarbi. Il sindaco dice a Terruzzi: "Se ci da i quadri compriamo la villa. Andiamo a vederla. E'in pessime condizioni. Ma gli piace tantissimo" Terruzzj decide di finanziarne lui i lavori di restauro, perché siano eseguiti secondo la sua volontà. E si adopera anche per l'allestimento con opere italiane, ma mobili anche francesi, come quelli collocati nella stanza della regina, allevata alla moda transalpina, oltre che con la dotazione di altri pezzi apposta acquistati come il servizio Minghetti. Il re del nichel, purtroppo, non vede la sua creatura, allestita da Michelangelo Lupo: apre nel 2011. Già all'inizio, peraltro, si notava che qualcosa non andava per il giusto verso. Le spese di gestione erano a carico di Comune e Provincia, il 30% e 70%. I sindaci Pallanca ammettono che fin dall'apertura il problema dei contributi si era manifestato anche con riflessi sulla vigilanza. Il segnale dell'addio arriva con le inondazioni del novembre 2014. Crolla un terzo del mura di cinta. Museo inagibile per alcuni mesi. Nella primavera del 2015  il consiglio di amministrazione decide la chiusura. Un effetto terribile e triste. Fortunatamente nel 2019, dopo cinque anni di  abbandono e l'uscita di scena della famiglia Terruzzi, l'edificio eclettico con il suo giardino, progettato in soli due mesi nel 1914 e famoso  per la memoria regale a cui e' legato,  viene riaperto alle visite. Una memoria, quella di questo gioiello, che si intreccia con gli splendori della Riviera d'antan. Attualmente si attende una nuova e definitiva riapertura al pubblico dopo i nuovi lavori di ripristino in corso. L'augurio è che l'amministrazione di Bordighera riesca a riportare definitivamente  all'attenzione del mondo il messaggio di questo angolo di storia e di leggenda. Un messaggio che condivide con altri edifici storici nella Città delle Palme e altri ancora disseminati nel Ponente ligure, come la villa Sultana di Ospedaletti, il cui pur difficile recupero non può che far bene alle sorti turistiche e non solo museali della Riviera. Si tratta di luoghi che rappresentano un unicum, perché narrano un'epoca d'oro in cui si viveva e si respirava atmosfere di speranza e bellezza. Una realtà che spesso dimentichiamo e che per tutti noi non dovrebbero limitarsi ad essere un  tempo ritrovato.

Redazione

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