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Attualità | 08 marzo 2021, 16:01

Festival di Sanremo, Achille Lauro e Fiorello, l'analisi del Vescovo "Le esigenze di spettacolo non possono calpestare ogni altro valore"

La presa di posizione del vescovo della Diocesi di Ventimiglia Sanremo, mons. Antonio Suetta ha fatto il giro d'Italia, abbiamo analizzato con lui il messaggio dietro la critica ad alcune performance viste durante la kermesse.

Festival di Sanremo, Achille Lauro e Fiorello, l'analisi del Vescovo "Le esigenze di spettacolo non possono calpestare ogni altro valore"

"Le esigenze di spettacolo non possono essere la regola somma che calpesta ogni riferimento ad ogni valore autentico della vita o delle persone". 

Con queste parole il Vescovo della diocesi di Ventimiglia - Sanremo, Mons. Antonio Suetta, ha approfondito le critiche mosse ad Achille Lauro e a Fiorello. Al centro della discussione quanto visto durante il Festival, nei quadri del cantante romano: dall'esibizione del Sacro Cuore sull'asta microfonica di Lauro, passando per la corona di spine, esibita da Fiorello in una performance condivisa tra i due artisti. 

Due momenti che non sono passati inosservati, all'attenzione di diversi credenti che hanno chiesto un intervento al Vescovo che si è subito attivato andando a rivedere le scene contestate. Da questa presa di coscienza ne è scaturito il messaggio pubblicato ieri sul sito della Diocesi, riassumibile con l'espressione 'Non nel mio nome'. 

La presa di posizione di mons. Suetta, l'unica finora in tal senso da un esponente della Chiesa, ha fatto il giro d'Italia, ripresa dai principali media e dalle agenzie di stampa nazionali. Così abbiamo voluto approfondire il messaggio del Vescovo per andare oltre a quella che poteva passare come una semplice critica ad un'esibizione non piaciuta.

L'INTERVISTA AL VESCOVO

"Il mio intervento non è soltanto come pastore della Chiesa ma come cittadino credente. - spiega mons. Suetta - In questa veste, penso che tantissime altre persone abbiano potuto riconoscersi come me e abbiano potuto sentire le stesse difficoltà. Io non pretendo di disquisire su a chi dare o non dare dei premi ma in quella situazione ritenevo di dovermi smarcare da un riconoscimento (Il premio città di Sanremo, a Fiorello ndr) che per lo meno non puntualizzasse una presa di distanza da alcuni atteggiamenti o performance dell'artista che a mio parere e di tanti che me l'hanno segnalato, risultavano irriverenti offensive e persino blasfeme. Situazioni che possono ferire la sensibilità di chi è credente". 

Sui quadri di Achille Lauro e sul linguaggio portato all'eccesso dal cantautore, il Vescovo non ha usato mezzi termini. "Li ho trovato indecenti e ho dato il termine sconcezze che ribadisco. E' pienamente legittimo che ognuno possa esprimere opinioni sul suo modo di vedere e vivere la sua relazione con Dio o gli aspetti religiosi della vita, affermandoli, negandoli o presentandoli secondo il suo modo di vedere. Qui il discorso è diverso. - sottolineaLa persona in questione  ha attinto a una tradizione, quella cristiana che fa parte del vissuto di tante persone che esprimono una fede, con quei gesti, parole e simboli". 

"Ho pensato anche ad altre due situazioni che rendono ancora più profonda la ferita. - aggiunge il Vescovo - Penso a tutte le persone che in questo periodo di pandemia soffrono o per la malattia o per la perdita dei loro cari. Molte di queste persone se sono cristiane, credenti, cattoliche, utilizzano  quelle immagini e mi riferisco al Sacro Cuore di Gesù e ai riferimenti alla Passione di Cristo come fonte di speranza e consolazione. Altra situazione, il Papa è stato in Iraq dove i cristiani sono stati fortemente perseguitati, sia dal punto di vista dell'emarginazione sociale, della tortura e dell'uccisione, della distruzione delle loro case. Sono stati perseguitati anche in riferimento a quei simboli che i terroristi islamici volevano cancellare dalla loro terra". 

"Abbiamo visto, ieri (nel viaggio del Santo Padre ndr) con quanta commozione, quella donna abbia mostrato la croce che portava al collo, dicendo 'oggi finalmente la posso mostrare'; abbiamo visto come i cristiani, ci si augura possano tornare in quella terra, stanno adagio adagio, facendo suonare le campane, posizionando le croci come segno della loro presenza. - ricorda mons. Suetta - Sono simboli che attengono alla vita delle persone e sono carichi di sofferenze. Non è giusto irridere questi simboli. Non è giusto utilizzarli per altri scopi e ancor meno presentarli in una forma che non sia solo irriverente ma addirittura blasfema. E' una grave offesa che si fa a Dio, alla Madonna, ai Santi e alle persone di fede"

Per quanto riguarda Fiorello. "Sono dispiaciuto. Mentre nel personaggio Achille Lauro vedo uno stile costante che trovo lontano dalla mia sensibilità che non me lo fa apprezzare come artista, di Fiorello ho molta stima, per le sue indubbie doti di comico, attore, showman, cantante e di persona. - afferma - Risulta simpatico, capace di interazione e coinvolgimento. Per le sue origini siciliane, ho fatto riferimento ai nomi che porta, indipendentemente dalle sue scelte di fede o di vita che non devo discutere, però il nome è anche un biglietto da visita e una relazione con quelle che sono le sue radici. Se i suoi genitori hanno voluto dargli un duplice nome che evochi la tradizione mariana, chiamandolo Rosario e Tindaro, vorrà dire pure qualcosa. Sono sicuro che come uomo degnamente custodisce il suo retroterra culturale e famigliare e storico. Mi è parsa una brutta caduta di stile forse fatta per superficialità o esigenze di spettacolo. Il mio intervento vuole anche far riflettere sul fatto che le esigenze di spettacolo o economiche, connesse allo show, non possano essere la regola somma che calpesta ogni altro riferimento ad ogni altro valore autentico della vita o delle persone". 

Che cosa è venuto meno in questo Festival? "Si doveva vigilare di più sulla qualità e sui contenuti delle esibizioni. So di dire una cosa che certamente va presa con le pinze, perchè chiaramente l'arte per essere tale, esige, comporta e reclama una certa libertà e questo non lo nego. - replica il Vescovo - Contesto gli atteggiamenti offensivi perchè questo non fa parte della libertà umana o della libertà dell'arte. Dovrebbero essere sempre e comunque evitati, a maggior ragione in un contesto che attiene al servizio pubblico. Non solo perchè pagato dai cittadini, tra i quali vi sono anche i credenti, indipendentemente che siano tanti o pochi ma perchè il servizio pubblico ha un compito di educazione, promozione, concorso alla coesione sociale. E' molto bello che il servizio pubblico susciti dibattito su tutti gli argomenti di interesse comune ma credo che sia in profonda contraddizione con la sua vocazione se favorisce o permette ciò che ferisce o offende. Sono due cose profondamente diverse". 

C'è un'esibizione di questo Festival che l'ha colpita? "Abitualmente non le guardo quasi mai perchè spesso ho altre cose da fare e lo spettacolo si dilunga nella serata e finisce a notte fonda e vado a riposare. Di quando in quando facendo un po' di zapping, ho visto soltanto una scena e una parte dell'esibizione di Loredana Bertè che ho apprezzato nel suo stile originale eccentrico. Ho apprezzato come artista la sua voce e la sua interpretazione e ho condiviso il messaggio forte che ha voluto portare sul palco dell'Ariston contro il femminicidio, fenomeno sempre più dilagante" - termina Mons.Suetta.   

Stefano Michero

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