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Ventimiglia Vallecrosia Bordighera | 29 maggio 2017, 17:00

Quo vado in bici?

Quo vado in bici?

Per cambiare le abitudini dei ventimigliesi, probabilmente, non basterà un modesto contributo economico del comune, ma almeno è un passo avanti verso un’idea di città maggiormente “sostenibile”. Meno auto per gli spostamenti casa-lavoro, diminuzione del traffico, più trasporti pubblici, più biciclette, sull’esempio delle buone pratiche adottate in altre città italiane: ecco, in sintesi, il progetto “Vado in bici” presentato dall’assessore al Bilancio di Ventimiglia, Franco Faraldi.

L’iniziativa intende incentivare, con 15.000 euro in tre anni, l’acquisto di bici elettriche a pedalata assistita oppure kit per elettrificare un mezzo a due ruote tradizionale (qui tutte le informazioni). Previsti anche contributi per i cittadini e le organizzazioni private che hanno deciso di comprare un ciclomotore alimentato esclusivamente dalle batterie, quindi a zero emissioni inquinanti.

Dopo un plauso allo spirito del progetto, però, mi chiedo anche dove finisca l’effetto greenwashing e dove cominci la politica verde di Ventimiglia. Mi spiego meglio: sono sempre più numerose le istituzioni pubbliche e private che annunciano qualche tipo di programma ambientale, basato sulla volontà di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, abbattere l’inquinamento atmosferico e così via. Poi però, in molti casi, si scopre che dietro la patina verde c’è poca sostanza.

A Imperia c’è un esempio illuminante di credibilità ambientale poi tradita dai fatti: il flop dei bus a idrogeno di Riviera Trasporti, spacciati anni fa per la soluzione ottimale che avrebbe proiettato le corriere nel futuro, infine rimasti ad ammuffire in un parcheggio (Rileggi Insider: L’idrogeno che altrove funziona).

Mi auguro che Ventimiglia riesca a costruire un nuovo ecosistema urbano come quello prospettato da Faraldi, con meno automobili private in circolazione, perché questa è la sfida prioritaria di tutti i centri urbani, piccoli e grandi che siano. Tuttavia, non è sufficiente promuovere la pista ciclabile costiera né pensare che sarà il suo collegamento con Vallecrosia e Camporosso a risolvere ogni problema.

Bisogna iniziare a progettare città più amiche di pedoni e ciclisti - questo vale anche per Sanremo, Imperia eccetera - con una serie di elementi, ad esempio: estendere le aree pedonali, prevedere zone con velocità ridotta a 30 km/h per i veicoli a motore, riservare corsie alle bici almeno sulle carreggiate principali, potenziare i servizi pubblici come “Vado in centro” a Ventimiglia, il bus gratuito per gli over 65.

Luca Re

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