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Attualità | 10 gennaio 2016, 17:28

Sanremo: violinista 'cacciato' da via Matteotti, Davide Laura smorza i toni nell'intervista esclusiva da Chicago (Usa)

"E' giusto far sapere che la maggior parte dei commercianti e dei vigili ha accolto meravigliosamente la mia iniziativa. Per quanto mi riguarda non c'è nessuna polemica”.

Davide Laura in concerto in via Matteotti (Foto Tonino Bonomo)

Davide Laura in concerto in via Matteotti (Foto Tonino Bonomo)

Il ‘caso’ di Davide Laura, il noto violinista sanremese ‘cacciato’ da via Matteotti nel tardo pomeriggio del 6 gennaio, sta facendo discutere da giorni nella città dei fiori. Davide è in questo momento a Chicago negli Stati Uniti per lavoro ma abbiamo deciso di raggiungerlo ugualmente per cercare di far luce sulla vicenda.

Prima di parlare del ‘caso’ di via Matteotti, ci parla di quanto sta facendo in questo momento oltre oceano: “In questo momento ho appena fatto colazione e dalla finestra vedo tutto ricoperto di neve. Sto lavorando al mio primo album che dovrebbe essere ultimato nelle prossime settimane proprio qui a Chicago”.

Davide ora parliamo del ‘fattaccio’. Ci spieghi cosa è successo realmente? “Del fattaccio se ne è parlato già parecchio, e in realtà è un episodio piccolo rispetto al clamore che si è verificato. Di per sè l'arte di strada ha i suoi rischi, ci si può prendere degli insulti, si è a rischio furto, a volte le forze di polizia non ti vedono di buon occhio. Ma gli inconvenienti del mestiere sono nulla rispetto alle grandi soddisfazioni e alla magia che ti può dare. Inoltre è giusto far sapere che la maggior parte dei commercianti e dei vigili ha accolto meravigliosamente la mia iniziativa. Per quanto mi riguarda non c'è nessuna polemica”.

In molti si sono chiesti da dove sia venuto l’input alla Polizia Municipale, per chiederti di fermare la musica. Tu ti sei fatto un’idea in merito? “Non mi interessa. Mi concentro sui messaggi di stima e apprezzamento che ho ricevuto a centinaia nei giorni dopo. Sono loro il centro della mia attenzione”.

Si parla da molto tempo della possibilità di ‘regolamentare’ gli artisti di strada, soprattutto nel salotto buono della città, magari sulla falsa riga della ‘rambla’ di Barcellona. Tu cosa ne pensi? “Il caso della Rambla è appropriato, dopo che è stato per decenni uno dei principali teatri a cielo aperto dell'arte di strada la precedente amministrazione comunale ha di fatto proibito l'esercizio bloccando le licenze. Ebbene, nel giro di qualche mese la ‘Rambla’ è diventata una zona poco sicura, in balia della piccola criminalità. Non so adesso se la situazione sia migliorata, però credo che l'episodio sia emblematico. Al tempo stesso però noi artisti di strada dobbiamo essere responsabili con i volumi – la strada è di tutti ma dobbiamo sempre rispettare chi ha un'attività di commercio”.

Il ‘caso’ del 6 gennaio è stato però anche spunto per molti, che ti hanno lanciato messaggi di solidarietà. Vuoi dir loro qualcosa? Sono grato e orgoglioso di voi. Non vedo l'ora di sdebitarmi presto”.

Sanremo è la città dei fiori e della musica. Ha anche molti talenti e tu ne sei un esempio. Hai una ricetta per valorizzarli magari anche con la formula che avevi proposto tu quella sera? “Grazie! Beh, certamente io consiglierei a tutti i musicisti di esibirsi per strada. E' molto istruttivo: insegna l'umiltà, a suonare per gli altri invece che chiusi in se stessi, dona emozioni e porta la musica a chi magari non ha i mezzi o il tempo di poterne godere. Da libertà. Bisogna però fare attenzione ai regolamenti municipali e c'è inoltre da pagare la Siae (annualmente) se si eseguono brani non originali. Un'altra ricetta è fare in modo di creare un network, vedersi, suonare insieme, portare la musica nei locali. Organizzare delle jam session. L'Arci ‘La Cave’ nella Pigna organizza spesso musica dal vivo, come la porta verde di via Corradi, ma ci vorrebbero più locali cos’. L'incontro e l'aggregazione tra musicisti fa la forza”.

A Sanremo, dove la musica è soprattutto Festival mancano i grossi nomi del pop con concerti ed esibizioni, come accadeva negli anni ’80 e ’90. Secondo te si tratta solo di mancanza di spazi e/o investimenti o manca qualcosa d’altro? “Credo che molto sia dovuto all'esodo della generazione dei ventenni/trentenni. Dopo il liceo molti sanremesi vanno altrove e questo ha delle ripercussioni. Sicuramente non è un problema di mancanza di spazi, di investimenti si, ma del resto ogni attività commerciale deve avere un margine di profitto per andare avanti e a meno che non ci siano interventi statali o di sponsor è difficile riuscire a non andare in perdita solo con i biglietti”.

Il tema dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo è sempre d’attualità, visti i problemi economici in cui versa da anni. Cosa ne pensi? “Ho avuto il piacere di conoscere dei maestri dell'orchestra durante la mia permanenza a Sanremo. E' un'orchestra di grandissima qualità, meriterebbe un'attenzione maggiore da parte di tutti. Hanno tutta la mia solidarietà”.

Carlo Alessi

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