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Sanremo Ospedaletti | 12 giugno 2015, 17:00

Villa Regina Sfiorita

L'ultimo capitolo di un sogno culturale in fallimento.

Villa Regina Sfiorita

Che senso ha possedere una dimora che fagocita centinaia di migliaia di euro l’anno in spese di gestione, se poi non si hanno i soldi per mantenerla? La domanda, sottaciuta e rinviata fin troppo a lungo, è infine esplosa con la sua inevitabile conseguenza, la chiusura di Villa Regina Margherita. Che di reale ormai ha più nulla, unicamente il ricordo di Margherita di Savoia, prima sovrana d’Italia che a Bordighera fece costruire la sua bellissima residenza invernale, terminata nel 1915. L’inglorioso epilogo di questi giorni ben riassume quella tempesta perfetta che investe tanta parte della cultura in Italia: assenza di programmazione, incapacità di attirare visitatori, sperpero di finanziamenti.

Nemmeno è bastato il mecenatismo della famiglia Terruzzi, sostenitrice dei restauri milionari che hanno portato alla riapertura del palazzo nel 2011 (la proprietà è 70% Provincia e 30% Comune di Bordighera). Doveva diventare un polo culturale d’eccellenza, e per un po’ c’è stata la pia illusione che potesse funzionare. Ma il destino della villa probabilmente era già scritto nello statuto della Fondazione Famiglia Terruzzi, appositamente costituita per spalancare le sue stanze all’arte: la gestione dello spazio espositivo competeva agli enti pubblici che avevano acquistato l’immobile. Quindi le casse provinciali e comunali avrebbero dovuto garantire oltre mezzo milione di euro l’anno, a fronte però di risibili introiti e altrettanto scarna affluenza di persone. Da mesi ormai i cancelli sono chiusi, dopo il crollo del muro di contenimento provocato dalle piogge autunnali e la mancanza di denari necessari al suo ripristino. La Provincia squattrinata ha chiuso i rubinetti, il Comune li ha ridotti.

Solamente un afflusso molto elevato di visitatori avrebbe potuto salvare, forse, una simile villa sanguisuga. Tocca guardare alla Francia per un esempio più profittevole: la rinascimentale villa Ephrussi de Rothschild di Cap Ferrat è aperta 365 giorni l’anno (non sei mesi come la Margherita bordigotta prima della disfatta), l’ingresso costa 13 euro, è gestita da un operatore privato, Culturespaces, registra oltre centomila presenze, può fare ristorazione per più di 300 coperti. Numeri che la nostra villa sovrana ha sempre sognato, isolata dai percorsi del turismo internazionale. Così arredi, dipinti, porcellane, mobili, oltre mille pezzi della collezione Terruzzi concessi in comodato, stanno per abbandonare la Regina. La famiglia si riprenderà tutti i suoi gioielli artistici, prima che l’emorragia di un bilancio insostenibile finisca per rovinare anche quelli.

Luca Re

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