La Liguria riscopre la propria vocazione per funghi e tartufi nelle province di Imperia e di Savona. A rilanciarla il progetto europeo 'Amycoforest', che in questi territori della regione biogeografica alpina ha lavorato per la valorizzazione di specie come i cantarelli o i marzuoli, oltre alla produzione di tartufi, come il Tuber aestivum, chiamato 'Scorzone', Tuber brumale o 'invernale' e il pregiato Tuber melanosporum.
Il progetto, da poco concluso, ha individuato 180 siti di raccolta di funghi fra le localita' di Testa d'Alpe, Aquila d'Arroscia, Borgomaro, Dolcedo e Rocchetta Nervina. L'obiettivo è stato quello di promuovere lo sviluppo di una selvicoltura favorevole alla produzione fungina, mettendo a punto modelli selvicolturali condivisi, mirati ad aumentare la produttività di funghi e tartufi in bosco, salvaguardando biodiversità, biomassa e produzione legnosa e individuando e promuovendo la valorizzazione di specie fungine locali, poco richieste e poco utilizzate, per sviluppare una filiera territoriale.
'Amycoforest' è stato finanziato nell'ambito del Programma di cooperazione transfrontaliera 'Alcotra 2007-2013', con la Regione Piemonte capofila e come partner italiani l'Università degli Studi di Genova, la Regione Liguria e la Provincia di Imperia. "L'idea e' quella di cercare di continuare il progetto ampliandolo su fronte della comunicazione e lavorando sulla filiera della trasformazione e della vendita questi prodotti - spiega Francesco Tagliaferro, responsabile di Amycoforest per l'Ipla di Torino - con un'offerta gastronomica legata a questi territori, all'insegna del turismo sostenibile".