(Sanremo del dopo guerra a personaggi politici che non sanno pensare in grande, negli anni della Bella Epoche transitarono a Sanremo oltre 20.00. negli anni Trenta giungevano a Sanremo navi da crociera cariche di turisti. Negli anni settanta, fu istituita un linea passeggeri tra Sanremo – Corsica – Sanremo. A Montecarlo le navi da crociera fanno la fila per scaricare duemila tremila passeggeri alla volta, e noi? Poi ci lamentiamo che il mancano i turisti.
Breve storia del Porto
I liguri nell’antichità avevano una brutta nomea, scaltri, infidi, ladri e pirati, non è che Romani i Cartaginesi e gli altri popoli, se non in apparenza, ma nella sostanza non si comportavano peggio. Queste accuse non sono una accusa, ma si può candidamente terminare l’accusa, Scaltri, infidi, ladri e pirati sul loro territorio per salvaguardare la propria libertà popolo testardo, amante della famiglia, e difensore della libertà dava fastidio a tutti, soprattutto anche per mare. Non hanno mai fatto guerre per sottomettere altri popoli, ma per difendersi allora li troviamo alleati dei Cartaginesi, contro Roma, dei Romani contro i Cimbri e Teutoni.
I Romani per aver la meglio dei Liguri di Ponente (Intemelii, Ingauni e Sabazii,) impiegarono 130 anni. Quando li piegarono, la prima cosa che fecero fu quella di disarmare le quinquereme della flotta ligure. Quali porti usavano: i porti naturali più famoso era quello di Savona, la rada di Vado e quella di Noli. Albenga aveva un piccolo porto a Ponente della città, si narra che non era in grado di dare ricetto alla flotta Punica, infatti dieci nave rostrate vennero inviate nel porto di Savona. Tutti i porti o meglio gli approdi usufruivano le foce dei fiumi, ma soprattutto erano in caso di mare agitato era impossibile sbarcare merci e uomini. Nel Ponente alla foce dell’Argentina in concomitanza della Stazio romana fu costruito un molo che era lungo 150 metri e permetteva un ampio porto, ma nel tempo era in balia delle piene dell’Argentina che come tutti i fiumi in mille anni cambiano letto e esondano facendone perdere la memoria.
Altrettanto dicasi per il porto canale dei Ventimiglia sul Roja, li più che il fiume furono i Genovesi che lo distrussero, deviando il Roja, in questo lago lacustre, per curiosità era più grande simili al lago di Varase. Sanremo nell’epoca romano non ha avuto grande sviluppo a causa della mancanza di acqua. Alle foci del San Francesco nel sec. XIV. A Ponente venne allungando il molo che è stato recentemente messo in luce, la spiaggia fa un ampia ansa a causa di terche affioranti dal mare dove venne costruita una torre faro di difesa dello scalo, solo nel ‘600 si decise di progettare un vero porto, visto che l’esportazione dei limoni, olio, palme, agrumi, andavano a gonfie vele e il numero delle navi grandi e piccole raggiungeva il numero di 140.
Nell’alto medioevo Sanremo era la seconda città della Liguria per ricchezza. Si inizio nel 1613 venne a costruire un bastione anticorsaro. Di li partiva il molo di Ponente che avrebbe difeso dalle mareggiate di libeccio, essendo difeso da quello del mistral. Nel 1818 l’ing. Stefano Carro allunga il molo di Levante del ‘400 di 60 palmi (15 metri) e di 125 palmi ( 30 metri) quello di Ponente che partiva da bastione anticorsaro poi sarà conglobato nel forte di Santa Tecla nel 1753. In verità il porto di Sanremo è sempre esistito sulla carta, ma non fu mai quel porto che gli storici decantano, primo perché Genova non voleva, secondo i portolani francesi del XVII cosi si parla di Sanremo ovviamente tradotto in francese non è niente male St. Resme. Però è scioccante la descrizione ci possono entrare che qualche tartana e bisogna fare la fila per scaricare. Le navi, ancorate in rada facevano il radeo ( scarico di botti di olio, vino) o allibo per le merci varie ( trasbordo mediante battelli)
La marineria di Sanremo era ben vista a Genova e aveva già nel medioevo diritto di commerciare direttamente con la Corsica e la Sardegna senza recarsi a Genova per pagare i dazi. Nel 1637 la marineria fu concesso di commerciare direttamente con i Porti della Provenza di Marsiglia, Arles dove venivano esportati, olio, agrumi, lavanda e importati stoccafisso, salacche, grano e vino. I politici genovesi pensando che permettere di commerciare con la Provenza, senza fare scalo a Genova, innalzarono e le tasse ci furono tafferugli e per dispetto i lavori di ampliamento del porto stagnarono e il mare distrusse quelli fatti.
Nel 1646 cambiati i tempi si aprono prestiti per terminare il porto, inconvenienti tecnici di progettazione Genova cerca di impedire la prosecuzione dei lavori del porto. Il Molo di Ponente è terminato, ma non è sufficiente, l’architetto e progettista Ilario Gnecco viene rimosso. Sanremo manda una “busta” al nobile Giustiniani per perorare la causa. Interessante sono gli oggetti inviati: Due ceste di limoni, due di citroni, un barile di moscatello e 12 fiaschi d’acqua di citroni ( profumo ricavato lambicavano i fiori di Cedro per ricavarne profumi). Nel 1648 il comune obbliga i padron delle navi di scaricare velocemente per permettere lo sbarco delle merci, essendo il molo insufficiente. Genova nuovamente interpelata nel 1648 da Lorenzo Anselmo per l’ingrandimento del porto convince e dà l’incarico a G.B. Baliano, matematico e geometra stimato da Galileo Galilei. Viene a Sanremo ma i lavori si bloccano, ma si riesce ad allungare il molo di Ponente di una quarantina di metri, in verità permettono di proteggere la navi dalle mareggiate.
Nel 1680 il Consiglio comunale approva di allungare il molo del Ponente di 150 palmi. Genova viene solleticata che il nuovo porto sarebbe in grado di approdare le galee della repubblica, infatti in caso di mareggiate le galee trovavano ricetto o nel porto di Savona o nella baia di Villafranca appartenente al Duca di Savoja. (recentemente la nave scuola Vespucci sorpresa da un forte maestrale dovette attraccare a Savona, niente di nuovo sotto il sole). Mel 1697 il comune stipula con un certo Gevino allungamento del molo di 170 palmi. Questo porto funzionò per alcuni anni , ma alle solite ostilità del mare venne quelle politiche Sanremo si ribellò nel 1725 con la rivoluzione contre le tasse della polvere da sparo, della acquavite, del sapone ecc. e quella ben peggiore del 1753 che fece si che Genova inviò alcune galee che sbarcarono tranquillamente allo scoglio della volpe a un centinai di metri dalla statua della Primavera. Sanremo fu ripulita e angariata peggio del ghetto di Roma. Prima rastrellarono i soldi, poi i preziosi, infine tutte le derrate alimentari: olio, limoni, vino e una marea di cambiale che furono tutte onorate nel tempo. Con i soldi per costruire Santa Tecla si avrebbe dotato Sanremo del secondo porto della Liguria. E per giunta perse il Governatorato del Ponente, da Noli a Mentone. Così tutto andò in rovina e solo nel 1770 si riparlò di rifare il porto con i progetti del Policardi, Gustavo e il sanremasco P. Gaudio.
Il comissario Carrega il 30 gennaio 1770 propone alla Repubblica di ripristinare il porto, dal 1753 con un molo lungo 200 palmi verso scirocco e allungato poi di 400 palmi verso greco. (Un Palmo è equivalente a cm. 24,8, Dieci palmi fanno una canna: m. 2.48). Il Policarpi, estese un primo progetto per un preventivo 150.000 lire che durò ben 9 anni. Un gruppo di capitani sanremaschi lo approvarono, ma chiesero che il molo fosse più lungo possibile e profondo di 21 palmi, ( m. 3,10) per ospitare grosse navi di 200 t. I lavori nel 1782 furono portati a termine nel 1786 sotto la direzione de matematico e fisico sanremasco Francesco Mario Gaudio (1726-1793), morì amareggiato per gli ostacoli e l’invidia posti dai suoi concittadini per la direzione dei lavori del porto. Genova matrigna e politicante moribonda acconsentì di terminare il porto. Mentre quattro secoli dinieghi fecero sì che Sanremo a causa della rivoluzione del 1753 e del sequestro dei naviglio sanremese ben 94 navi, non si rialzò più.
Sanremo fallimenti del porto turistico e commerciale.
Nell’Ottocento il porto è una spiaggia caraibica, è completamente insabbiato, il governo sardo nel 1848 finanziò il commercio l’ampliamento del porto che durarono dal 1893 al 1899 ed un lotto successivo nel 1905. La prima guerra mondiale insabbiò la valorizzazione del porto e fu fatale la linea ferroviaria Sanremo-Ormea. La città abbandonò il mare per dedicarsi al turismo e ai fiori che soppiantarono del tutto limoni, ulivi e vite. Sia il porto di Sanremo sia il porto di Imperia senza il collegamento con il basso Piemonte fecero la fine che hanno fatto: sono diventati porti turistici! Non c’è un vero porto commerciale in tutta la provincia di Imperia. Basta vedere Vado che ha il terminal della frutta degli Orsero più importante d’Europa, Imperia non ha saputo lanciare un terminal specializzato per il commercio con l’Africa avrebbe dato li per li oltre 1000 posti di lavoro. Ha perso malamente, se si sfogliano i libri del ‘700 era il porto mondiale dell’olio…Infatti nel 1935 il porto di Sanremo cesso di essere porto commerciale. La grande colpa fu del Presidente della Camera Biancheri di Ventimiglia che fu promotore della ferrovia Ventimiglia-Cuneo, (oltretutto passava in territorio francese, ed era ed è un trenino per gite domenicali). nel 1956 si allungò di cento metri il molo di Ponente, nel 1961 fu allungato di altri 250 metri per impedire l’insabbiamento del porto. Nel 1975 si diede mano alla costruzione di Portosole - Sanremo si è dotata di uno dei più grandi porti turistici d’Italia, come succede a Sanremo nel 2010 non è ancora del tutto terminato. Negli anni della Bella Epoche transitarono a Sanremo oltre 20.00 passeggeri. Nell’anni Trenta giungevano a Sanremo navi da crociera cariche di turisti. Poi ci lamentiamo che il mancano i turisti. Perché una cittadina turista si strangola con le proprie mani. Misteri della vita!














