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Cronaca | 28 ottobre 2025, 20:05

Ventimiglia e il dramma degli invisibili: il monito dell'ex sindaco Enrico Ioculano dopo la tragedia sul Roya

"Non è solo la tragedia di un uomo ma il segno di una solitudine che abita troppe persone invisibili"

Ventimiglia e il dramma degli invisibili: il monito dell'ex sindaco Enrico Ioculano dopo la tragedia sul Roya

Ventimiglia torna sulle pagine della cronaca nazionale per un fatto tragico: il ritrovamento senza vita di un giovane magazziniere originario del Bangladesh lungo il fiume Roya. Una storia che lacera la comunità e riporta al centro un tema troppo spesso ignorato: la solitudine profonda che abita le vite di tanti lavoratori migranti, indispensabili ma invisibili.

A intervenire con parole di dolore e riflessione è Enrico Ioculano, consigliere regionale e già sindaco di Ventimiglia: "Non è solo la tragedia di un uomo – afferma – ma il segno di una solitudine che abita troppe persone invisibili. Persone che lavorano, che cercano di resistere, che si sentono estranee anche nei luoghi dove ogni giorno danno il loro contributo, che con fatica mandano soldi alle loro famiglie facendo qui una vita da zombie". Il giovane, come tanti altri, cercava di costruire un futuro migliore. Eppure, dietro la sua quotidianità fatta di sacrifici, si nascondeva un senso profondo di esclusione. Una sotterranea sofferenza che nessuno è riuscito a cogliere in tempo. "Come essere umano prima ancora che come ex sindaco – prosegue Ioculano – mi sento inerme davanti a questo dolore. Perché dietro ogni gesto estremo c’è una storia di impotenza, di dignità calpestata, di sguardi mancati, di silenzi che non abbiamo saputo ascoltare".

Il consigliere regionale richiama l’attenzione su una dimensione spesso minimizzata: "La solitudine non è solo assenza di compagnia: è assenza di riconoscimento. E il riconoscimento è il sentirsi visti, accolti, rispettati". Un grido che si trasforma in appello. Perché tragedie come questa non restino numeri su una pagina di giornale, ma ci costringano a ripensare il nostro sguardo verso chi vive accanto a noi pur restando ai margini. "Vorrei che questa tragedia – conclude – non passasse come un fatto di cronaca, ma come un monito: nessuno dovrebbe sentirsi così solo da pensare di non avere più un posto nel mondo".

A Ventimiglia, città di confine e di passaggio, dove ogni giorno si intrecciano storie di speranze e fragilità, questa morte interpella la responsabilità collettiva. Perché anche un solo invisibile è una sconfitta per tutti.

Carlo Alessi

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