L'appuntamento odierno con #NativiDigitali, la rubrica tech curata da Esedigital, ci regala un viaggio virtuale nel mondo di Netflix e della sua infinita offerta di contenuti in streaming.
“Il nostro unico rivale è il sonno”.
Non lascia certo spazio all’interpretazione lo sfrontato, ma sicuramente d’effetto, motto coniato dal Ceo di Netflix Reed Hastings. E i fatti, o meglio i numeri, sembrano solo confermare la straordinaria ascesa del gruppo fondato da Hastings e Randolph nel 1997 in California.
Nata inizialmente come azienda specializzata nel settore del noleggio di DVD e videogiochi (attività abbandonata una manciata di anni dopo), Netflix si è imposta negli anni come leader dell’intrattenimento on demand arrivando a conquistare oltre 125 milioni di abbonati letteralmente stregati da un’offerta infinita di serie tv, film e documentari. Il segreto di Netflix sembra essere nascosto nella capacità di “captare” i gusti dei propri abbonati consigliando prodotti che sembrano essere cuciti su misura per ogni utente.
Ovviamente, dietro a quella che può sembrare una magia della rete, si nasconde un preciso algoritmo capace di registrare ogni movimento degli abbonati sulla piattaforma, riuscendo a valorizzare anche prodotti di poco costo, seconde visioni i o di nicchia. Il meccanismo è stato illustrato da Ted Sarandos, Chief Content Officer di Netflix, in occasione dell’annuale Media & Communications Summit di New York. Sarandos ha raccontato come sono riusciti a strappare alla Fox il regista Ryan Murphy, autore di successi come American Horror Story e Nip & Tuck.
Durante la negoziazione Netflix ha mostrato al regista dati relativi alla sua produzione e le similarità e differenze in termini di audience. Sono state, inoltre, rivelate alcune interessanti correlazioni scovate proprio dall’algoritmo: per esempio, che i fan di American Horror Story sono spesso anche appassionati di una sitcom animata come Bob’s Burger. “Queste analisi danno la possibilità di ampliare l’audience di un regista, e allo stesso tempo di consentirgli di uscire dalla sua comfort zone - ha spiegato alla platea - se Murphy volesse creare uno show per la Fox che non rispetti i canoni apprezzati dagli spettatori di quel network, semplicemente non glielo lascerebbero fare. Netflix, invece, è in grado di sfruttare al meglio la maggior parte delle cose che ha in mente di fare”. In pratica Netflix sostiene di riuscire a valorizzare al meglio i suoi artisti ampliandone gli orizzonti ma anche di stabilire ancora prima di produrre una serie se sarà un successo . Il caso più celebre è quello di House of Cards: il primo show originale della piattaforma, distribuito nel 2013. Il successo della serie era stato previsto grazie all analisi dell’algoritmo dopo aver analizzato i big data forniti dagli utenti in oltre 10 anni di ricerca.
I risultati hanno rivelato che gli utenti Netflix apprezzavano moltissimo David Fincher (regista non a caso di House of Cards e di film come The Social Network) e Kevin Spacey e che tra i prodotti di nicchia era stata particolarmente gradita la versione originale di House of Cards: una miniserie britannica in quattro puntate, andata in onda nel 1990 sulla Bbc. L’algoritmo di Netflix non è però solo in grado di ottimizzare l’offerta per gli utenti e razionalizzare le scelte di produzione; a quanto pare è anche in grado di sottrarre i migliori talenti alla concorrenza. Le ultime analisi, inoltre, confermano che l’influenza dello streaming è cresciuta sensibilmente, anche tra le persone più mature. Numeri che non lasciano certo indifferente i competitor: Netflix, infatti, nei prossimi mesi dovrà fronteggiare la concorrenza agguerrita Amazon Prime Video e di Disney che, con la recente acquisizione di 21st Century Fox, si concentrerà sulla creazione di una propria piattaforma on demand, disponibile, entro il 2019.
Andrea Ventura