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Attualità | 27 gennaio 2018, 07:41

Giorno della Memoria. 80 anni fa le leggi razziali, parla Amelia Narciso (ANPI): “Oggi clima simile ad allora. Al tempo il nemico erano gli ebrei, ora sono i migranti”

“Certa politica cavalca alcuni concetti solo per portare voti, e lo fanno consapevolmente. Per non dimenticare bisogna leggere i libri”

Giorno della Memoria. 80 anni fa le leggi razziali, parla Amelia Narciso (ANPI): “Oggi clima simile ad allora. Al tempo il nemico erano gli ebrei, ora sono i migranti”

2018-1938.
80 anni fa anche l’Italia conosceva l’orrore delle leggi razziali. Documenti ufficiali con i quali si sanciva una presunta superiorità della razza ariana e si invitavano gli italiani a discriminare tutto ciò che non era ‘puro’.
La loro emanazione sanciva il definitivo affiancamento alla filosofia germanica di odio e discriminazione che culminò poi con l’orrore dei campi di concentramento e con lo sterminio immotivato di milioni di ebrei. Una vergogna che non può e non deve essere dimenticata.

Oggi, 27 gennaio, la Giornata della Memoria impone il ricordo di quello che fu. Spesso si dice ‘per non dimenticare’, ma spaventosi rigurgiti contemporanei dimostrano che forse non tutto è stato adeguatamente ricordato. E, al contrario, a qualcuno sembra far comodo non ricordare.

Le cronache riportano di un preoccupante ritorno a tematiche che sembravano solo un ricordo. E, in effetti, il contesto socio economico contemporaneo in un certo senso ricorda quello di inizio secolo tra crisi, incertezza sul futuro, e certa politica che prova a far leva sulla ‘pancia’ del Paese.

A 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali, oggi, Giornata della Memoria, abbiamo voluto intervistare Amelia Narciso, presidente cittadina dell’ANPI.

Cosa rappresenta il Giorno della Memoria nel 2018?
“Più che mai, quando è finita la guerra, quando sono rientrati i sopravvissuti ai campi di concentramento, in quel periodo c’è stato un silenzio pesante anche perché loro stessi faticavano a parlarne. Per una generazione o due si è rotto quel filo. Oggi ci ritroviamo con ragazzi che hanno curiosità di conoscere. Ho conosciuto persone che hanno vissuto certe esperienze nei campi di concentramento, ho visto numeri tatuati sul braccio, ho sentito una testimone che è andata in una scuola a far vedere la sua casacca perché l’aveva portata con sé. I ragazzi hanno chiesto se fosse quella estiva o invernale…credo che l’unico modo sia leggere i libri”.

C’è il timore che la Memoria possa essere dimenticata?
“Sì. Lo sentiamo tutti. Le tradizioni che ci hanno cresciuti sono cambiate molto, ci sono rapporti diversi tra genitori e figli, spesso manca la figura dei nonni che fanno da legame. Un cambiamento sociale che porta alla diminuzione della memoria. C’è poi il silenzio delle istituzioni. Mi capita che alcuni mi chiedano perché il 25 aprile sia una festa, figurarsi per i giovani…sono storie lontane dalla realtà come lo erano per i tedeschi ai tempi. È facile dire ‘non sapevo’ o ‘ho dimenticato’”.

C’è qualche similitudine tra quanto successo 80 anni fa e quanto viviamo oggi con il fenomeno delle migrazioni?
“Vivo con lo stesso malessere che ho sentito raccontare da chi ha vissuto l’interno dei vagoni piombati, che ha vissuto l’indifferenza di chi li guardava senza muovere un dito. Sento questa angoscia nei confronti di quello che avviene attorno a noi. Le generazioni future ci chiederanno come abbiamo potuto permetterlo. Ci si sente tutti cristianissimi quando si fa il presepe, ma se Gesù ci vedesse ora manderebbe via molte persone come i mercanti dal tempio, molti che si sentono cristiani ma voltano le spalle ai profughi”.

Il panorama politico di questi anni ripropone tematiche vicine al mondo del fascismo, è un pericolo?
“Ci sono giovani che rimpiangono epoche che hanno provocato questo. Sono parole che vogliono portare voti perché approfittano del clima nel quale ci troviamo con paura e insicurezza. Basta che qualcuno ci dica che la colpa è di qualcuno…e la stessa cosa è successa in Germania. Hanno trovato la figura sulla quale far convergere l’odio e la paura. Al tempo erano gli ebrei, oggi sono i profughi e ci giocano pesantemente sapendo di farlo perché non ci sono motivi reali. Io non ho paura e combatto”.

Sanremo come vive il Giorno della Memoria e i valori della Resistenza?
“Mi sono trovata assalita da giudizi, secondo alcuni l’ANPI è superata. La concezione della resistenza assimilata all’immagine di un vecchio partigiano cadente. C’è poi il tentativo di sminuire ogni volta che si chiede alle istituzioni di rispettare la Costituzione da questi rigurgiti che sono pericolosi. Se si fanno passare queste cose poi diventano legittime. Mi trovo di fronte ad istituzioni che non compiono il proprio dovere”

Cosa si può fare per trasmettere i valori della Resistenza ai più giovani?
“L’unica cosa che sarebbe utile sarebbe la coerenza tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto. Questo i giovani lo notano. Le istituzioni hanno un compito e lo dovrebbero eseguire. Il 25 aprile quando facciamo il corteo in via Matteotti e la gente ci guarda come animali dello zoo mi sento mortificata e mi chiedo se fosse stato meglio non farla. In quel momento tutti dovrebbero essere consapevoli e partecipi

Pietro Zampedroni

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