"Lavoreremo per fare in modo che questo diventi il polo culturale di San Bartolomeo al Mare, un museo a cielo aperto, visitabile tutto l'anno, collegato alla pista ciclabile, per consentire una fruizione completa al maggior numero possibile di persone di questa area che, come dicono gli esperti, è archeologicamente interessantissima".
Valerio Urso, Sindaco di San Bartolomeo al Mare, ha salutato così oggi il primo gruppo dei partecipanti alla visita guidata "Il Giovedì dell'Archeologo" alla Mansio Romana del sito della Rovere. Un appuntamento particolarmente importante, perché, oltre a consentire ad un folto numero di persone di visitare l'area (un centinaio, divise in 4 gruppi), ha sancito la fase finale degli interventi previsti in questa stagione estiva, che hanno confermato l'esistenza di un sito pluristratificato che risale addirittura all'età del bronzo, cioè a circa 3.500 anni fa.
I visitatori sono stati edotti in un percorso su diverse stazioni sulle attività di scavo in corso, attraverso una sorta di rappresentazione della realtà ai tempi del Lucus Bormani, con i ragazzi dell'Università di Genova, vestiti di abiti in stile romano da loro realizzati con grande accuratezza, che hanno descritto le varie figure che si potevano incontrare nella mansio romana.
Moco lo schiavo ha spiegato come si edificava un muro con pietre e argilla, Marco il legionario ha illustrato il vestiario, l'armatura e le armi in dotazione alla legione, Mario il messaggero ha documentato il servizio di posta che veniva attuato con tavolette di cera, papiri e tavolette di legno in epoca romana, i mercanti Decio e sua moglie Ottavia, hanno esposto le mercanzie in vendita all'epoca, Vetuzia la proprietaria ha elencato i vari piatti che si preparavano in una stazione di posta, Manlia ha infine elencato i giochi in auge in questo periodo storico. Grandi e piccini si sono potuti immedesimare nella vita dell'epoca, anche grazie ad accessori che gli studenti hanno realizzato a scopo didattico, nel pieno rispetto dei dati storici raccolti durante i loro studi. Un percorso del tutto speciale che ha ricreato le abitudini e la quotidianità della vita romana in una mansio.
I lavori realizzati nel sito archeologico sono stati illustrati dal Soprintendente Archeologico, Dott. Luigi Gambaro e dalla Prof. Silvia Pallecchi dell'Università di Genova. La scoperta del sito risale al 1977, quando fu dato il via ai lavori di costruzione di un edificio scolastico comunale. Dopo il rinvenimento di alcuni manufatti, tutta l'area, circa 1.600 mq, fu posta sotto la direzione e la responsabilità della Soprintendenza archeologica della Liguria in collaborazione con l'Istituto Internazionale di Studi Liguri, che si protrasse fino al 1987. Ma fu solo a partire dal 2016 che le attività di ricerca permisero di evidenziare una continuità di frequentazione del luogo fin da periodi precedenti a quello romano, sigillati sotto depositi di origine alluvionale. Il confronto con la documentazione pregressa, relativa agli scavi precedenti, ha consentito di capire come fosse strutturata l'area della mansio, suddivisa in ambienti realizzati con basamento in pietra ed alzato in argilla, affacciati su spazi porticati e dotati di impianti di servizio, tra i quali anche un pozzo.
Nel 2016 gli archeologi hanno iniziato la campagna di studi in questo sito, ripercorrendo le attività di scavo svolte negli anni '70, con diversi dati del tutto inediti risalenti al periodo precedente alle alluvioni che hanno interessato il sito. Sono attualmente in corso a San Bartolomeo al Mare, nel sito archeologico pluristratificato del Santuario della Rovere (Mansio Romana forse da identificare con la località antica di “Lucus Bormani”), i lavori di indagine realizzati in collaborazione tra il Comune di San Bartolomeo al Mare, l'Università di Genova, l'Associazione Etruria Nova Onlus e la Soprintendenza Archeologica, le Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona.
Il Dott. Luigi Gambaro, funzionario direttivo del Ministero dei Beni e Attività Culturali e responsabile dell'Archeologia della provincia di Imperia, ha spiegato che: "questa campagna di ricerca che si conclude domani ha lo scopo di rendere questa area un sito che possa essere visitabile dal pubblico, diventando un patrimonio culturale del territorio, pari ad altri siti come costa Balene a Riva Ligure, come gli scavi alla foce di Sanremo, chiaramente non importante come il teatro romano di Ventimiglia, ma un sito che potrà avere un interesse a livello nazionale".
La Prof. Silvia Pallecchi, titolare della cattedra di Metodologie della ricerca archeologica dell'Università di Genova, ha approfondito il discorso dicendo che: "Questa stazione di posta era un sito molto importante per il transito di viandanti e milizie di passaggio, trovandosi molto vicino alla via Aurelia e costituiva un volano di sicuro interesse per lo sviluppo del territorio in età antica. Il tipo di insediamento è ancora da definire però siamo certi che risalga al I° secolo. L'indagine che abbiamo compiuto in questi due anni servirà per la strutturazione di un progetto che andremo ad ampliare. Quest'anno ci siamo attivati per una pulizia e ridocumentazione del sito e un aggiornamento della documentazione in base agli strumenti che abbiamo a disposizione. Di nuovo, sulla base di questa esperienza, possiamo fornire tutta una serie di dettagli per esempio il tipo di tecniche di costruzione di quel periodo e forse questa struttura aveva un secondo piano costituito da materiali leggeri come il legno. Il nostro staff è composto da una quindicina di elementi tra archeologi e studenti dell'Università di Genova. Si auspica di riuscire ad organizzare una campagna internazionale, grazie anche alla collaborazione del Comune di San Bartolomeo al Mare e di altre università italiane".
Il Sindaco Valerio Urso ha infine spiegato l'intervento del comune nell'ambito della campagna di ricerche. "Noi avevamo programmato le operazioni di mappatura da espletare in un programma triennale coordinandoci al Dott. Gambaro. Dopo i primi due esercizi, quello dell'anno scorso e questo che si sta concludendo, loro sono pronti a formalizzare una richiesta verso il Ministero dei Beni Culturali affinché si apra una campagna di scavi vera e propria, quindi andando in profondità. Da quello che si è potuto evidenziare, si tratterà di una campagna di scavo decisamente importante ed è auspicabile che vi siano interessi storici che possano venire alla luce scavando in modo importante. Quindi anche un impegno di natura economica decisamente sostanziosa. Abbiamo già intavolato dei discorsi con la Compagnia Sanpaolo per compartecipare alla spesa di queste ulteriori campagne. Tutto dipenderà dall'autorizzazione ministeriale e dall'apertura dello scavo".
"L'autorizzazione, auspichiamo che possa già arrivare entro la fine di quest'anno. Dopodiché con le risorse economiche sia del Comune che della Compagnia Sanpaolo, che del Ministero, si potrà iniziare a ragionare sui principi di musealità. Contestualmente vogliamo incominciare a pensare di attuare in futuro anche delle visite a pagamento per incentivare la campagna scavi. - ha chiosato il primo cittadino - Il desiderio sarebbe quello di rendere questo sito un'area di interesse archeologico che possa richiamare turisti e visitatori da ogni parte del territorio nazionale e perché no, anche dall'estero".
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