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Al Direttore | 14 gennaio 2017, 20:29

Ventimiglia romana, una luce nelle tenebre dell'attuale declino di civiltà

Il racconto di Pierluigi Casalino

Ventimiglia romana, una luce nelle tenebre dell'attuale declino di civiltà

"Ventimiglia romana resta uno dei fiori all'occhiello della civiltà classica non solo nel Ponente ligure, ma in tutto l'arco di territorio che storicamente funge idealmente da sutura tra l'antica Liguria e la Gallia, così legate per contatti e scambi di commerci e di cultura, oltre che di movimenti militari e civili sempre più intensi nel corso delle vicende storiche che interessarono nella loro globalità il Mediterraneo occidentale latino.

Di lì passò Rutilio Namaziano, l'ultimo grande vate della Roma antica, che, di ritorno verso i suoi possedimenti gallici, sotto l'incalzare delle invasioni barbariche, ammirò questa terra segnata in profondità dall'aquila imperiale. Oggi, in un'altrettanto disarmante epoca di smarrimento di valori e di civiltà, Ventimiglia costituisce ancora un punto di riferimento per il suo lascito di memorie e di splendori di un passato che viene conservato, pur con i limiti dettati da una congiuntura attraversata da crescenti ed inquietanti elementi di declino. L'area archeologica, suscettibile di nuove e più suggestive scoperte, rappresenta almeno un momento irrinunciabile per una città e una regione che dovrebbero riscoprire in essa le ragioni irrinunciabili di quell'orgoglio classico, che difende le origini mediterranee dell'intera Europa dalla smemoratezza della modernità. Se è vero, infatti, che le scaenae frontes degli edifici teatrali in abbandono della romanità si sono andati sgretolando nel tempo e l'erba è cresciuta fra gli interstizi delle pietre, mentre sulle gradinate nude è seduto impassibile il silenzio, ritorna invece, come d'incanto, a rifiorire, grazie alla generosità di quanti vogliono preservare e continuare a trasmetterne il messaggio in questo lembo ligure, il patrimonio eterno di un'epoca irripetibile. E in questo patrimonio si distingue lo spirito di uno spettacolo, quello teatrale, che a Ventimiglia visse gloriosamente e che si diffuse da Roma a Cartagine, dalla Mauritania ad Arles, da Antiochia a Bisanzio e in un numero infinito di grandi città grandi e piccole in ogni angolo dell'Impero, dove si manifestò trionfale la centralità della funzione attoriale.

Dimensione che il teatro romano di Ventimiglia può egregiamente recuperare quale rappresentazione di una sua specificità con il ritorno di attori e di mimi da queste parti come a Siracusa o a Taormina o a Spoleto. Mimi e mime  finirono per occupare uno spazio nell'immaginario popolare della società antica e nella sua cultura antropologica tanto che la loro scomparsa dal panorama della vita quotidiana fornì agli uomini del V secolo la netta e concreta sensazione della parabola finale dell'Impero. Il loro riemergere qui sarebbe davvero un segnale di vitalità non soltanto culturale. 

Pierluigi 
Casalino".

Redazione

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