Il Sud America, da sempre, è stato meta di immigrazioni da ogni parte del mondo, ma l'Italia in particolare, soprattutto in Argentina e Uruguay, ha sempre avuto degli esodi di massa. L'In & out di questa settimana è un mix e racchiude in se sia l'in che l'out. Alejandro Arreola ci racconta come ha vissuto le sue radici italiane, vivendo a Montevideo e decidendo poi ti stabilirsi in Italia, a Castellaro, dove ha trovato le sue radici.
Come comincia la storia tra la tua famiglia, italiana, e l'Uruguay? Mio nonno, nel periodo immediatamente successivo al dopoguerra, vista la povertà e la mancanza di lavoro, ebbe l'occasione e la fortuna di trovare un posto per viaggiare fino in Uuguay, per raggiungere il fratello. Arrivò a Montevideo dopo un viaggio di 45 giorni: viaggi a cui non tutti sopravvivevano.
Quando arrivò, per ben due giorni cercò suo fratello. In questo periodo fu aiutato dalla polizia, che lo accompagnò, lo sfamò e lo aiuto a ricongiungersi con il mio prozio. Dopo qualche anno arrivò anche il resto della mia famiglia e tutti iniziarono a lavorare come muratori. Mia mamma conobbe mio padre, anche lui di origine italiana, ed ebbero 6 figli.
Come sei arrivato dall'Uruguay ad abitare a Castellaro? La mia famiglia viveva in Uruguay, ma la verità è che noi ci sentivamo italiani al 100%. Uno dei miei fratelli è voluto venire in Italia, per il servizio militare, spinto proprio dal suo orgoglio italiano. Nostro nonno, raggiunta un'età avanzata, aveva deciso di voler tornare in Italia, per morire nella sua patria. Lo accompagnai e qualche tempo dopo raggiunsi mio fratello, che si era trasferito in provincia di Imperia.
Di cosa ti occupi? Ho lavorato per quasi 20 anni in una azienda edile. Mio fratello da qualche anno gestisce il maneggio Golden Horse a Taggia. Mentre lui ha sempre vissuto in questo ambiente, io sto cominciando ad appassionarmici ora. Questo anche grazie a mio nipote, Denis Arreola, che è campione nazionale di Barrel Racing.
C'è qualcosa di tipico dell'Uruguay, che hai importato qui? A dire la verità, anche se sono nato e cresciuto a Montevideo, in casa mia si parlava, si mangiava e si osservavano le tradizioni italiane. Per cui non posso dire di aver importato o esportato qualcosa di simile. Devo dire però che c'è una cosa che non capisco. In Uruguay si vende la pasta Barilla, come in Italia. Non so perchè, con la stessa ricetta, qui in Italia sia 100 volte più buona.
Tu sei Uruguayano, ma ti senti italiano. Ai mondiali di calcio, per quale squadra tifi? Io tifo per l'Uruguay, è e sarà sempre il mio Paese. Devo dire però che si dovessero scontrare Uruguay e Italia e l'Uruguay perdesse, non sarei troppo triste. Avrei comunque la mia consolazione!













