Digitando Alberto Viviani su Google il primo risultato in cui ci imbatteremo sarà un ultra noto poeta e scrittore futurista fiorentino. L'Alberto Viviani su cui abbiamo fatto questo articolo non è né poeta né scrittore ma sicuramente appartiene alla categoria, non artistica, dei futuristi se con questa si definisce un'esaltazione della modernità, il nuovo e le scoperte della tecnica in chiave moderna.
Arma di Taggia pare avergli dato solo i natali considerando che alla prima occasione di allontanamento dalla Riviera l'ingegner Viviani non ha dovuto pensarci due volte prima di cambiare provincia, Genova, quindi stato, Belgio e successivamente continente, gli Stati Uniti. La Silicon Valley è ora la sua casa. Un tempo parlando di California era immediato pensare agli attori di Hollywood, ai fasti di Beverly Hills e allo shopping su Rodeo Drive. Ora la California è la Silicon Valley, i suoi attori sono diventati Mark Zuckerberg e Steve Jobs, i fasti sono dati dalle sedi centrali di Google e Yahoo e lo shopping si fa solo online. Questo è il racconto in chiave di “silicone” del moderno sogno americano.
Lei si è laureato all' Università di Genova come ingegnere elettronico, quali sono stati i suoi primi passi verso l'estero, dopo la laurea e perchè li ha mossi?
"Li ho mossi prima della Laurea: sono andato in Belgio per tre mesi con il programma Erasmus. Ho scelto il Belgio perchè c'era un'ottima università (l'università Cattolica di Lovanio) e dell'ottima Birra Trappista. Poi sono tornato per la tesi di Laurea, sono rimasto per il dottorato (che non ho mai finito) ed ho trovato lavoro".
Quale pensa sarebbe stato il suo futuro se fosse tornato a Sanremo dopo i suoi master all'estero? “A Sanremo? Stiamo scherzando, vero? Non sono mica pazzo. Non ci ho mai pensato. A dire la verità non mai pensato neanche all'Italia. La Francia (Nizza) al limite. Ma anche dai nostri cugini francesi la situazione economica non è migliore”.
Perché ha scelto proprio gli Stati Uniti?
“Mia moglie ed io eravamo stanchi della pioggia belga. Avevamo pensato a Nizza, in Francia, ma abbiamo ritenuto fosse meglio fare prima un'esperienza di due o tre anni in America. Mia moglie diceva due anni, io tre. Poco dopo il nostro arrivo, mia moglie aveva già cambiato opinione ed era stata conquistata dalla qualità di vita.Viviamo in quella che in Italia si definirebbe una villa con giardino, in tutta sicurezza (spesso lascio la porta aperta) con traffico quasi nullo (almeno nel mio quartiere). Mia moglie ha smesso di lavorare e, contrariamente a quando eravamo in Europa, la mancanza del suo stipendio non ci costringe a nessuna ristrettezza economica. Ormai sono otto anni che siamo qui. Difficile tornare indietro”.
Com'è il sistema universitario americano? E' collegato al mondo del lavoro o, come da noi, sono due mondi separati e separatisti?
“Non ho avuto molti contatti con il sistema universitario americano. Comunque ho "sentito dire" che qui l'università è molto più vicina all'industria. Ed e' un dato di fatto che nella Silicon Valley quasi tutte le ditte (startup) siano formate da studenti che si laureano in università locali e spesso con l'aiuto economico delle scuole medesime”.
Cosa vuol dire lavorare alla Silicon Valley ed essere italiano?
“Gli americani ci invidiano la bellezza della nostra terra d'origine. Il più bel complimento me lo ha fatto il mio capo (coreano) dopo aver visitato l'Italia. Mi ha detto: "voi italiani dovreste vergognarvi, perchè siete nati in un paese che ha delle bellezze uniche, come in nessun altro posto del mondo.Voi potreste vivere, facendo soldi grazie a quello che i vostri antenati hanno costruito, senza produrre nulla di nuovo". Mi ha fatto riflettere sul fatto che effettivamente qualcuno ha costruito l'Italia, e che non basta esserci nato e viverci per vantarsi di cose che esistono non grazie a noi. Non sopporto gli italiani che passano il tempo a vantarsi della superiorità dell' Italia, quasi l'avessero fatta loro. "I sogni aiutano a vivere meglio".
Come sono gli italiani di San Francisco? Ne frequenta qualcuno o preferisce gli americani?
“Conosco qualche italiano, ma vedo anche e soprattutto francesi (mia moglie e' belga), americani e asiatici. I miei colleghi di lavoro vengono un po' da tutto il mondo. Gli americani sono molto gentili, accoglienti e positivi. A volte troppo positivi per me, ma rimane il fatto che rendono la vita piacevole (a parte quando non accelerano abbastanza in fretta sull'autostrada o non mi lasciano passare). E sono di un'educazione incredibile per uno nato e cresciuto in Europa. In generale, preferisco gruppi di persone eterogenei, in cui non c'e' una cultura dominante e ognuno deve aprirsi alle culture altrui”.
Cosa ha pensato la prima sera in cui è arrivato negli Stati Uniti?
“Ah! ne son proprio fuori! “- fu il mio primo pensiero. - “Sta’ lì, maledetto Paese”, fu il secondo, l’addio alla patria. Ma il terzo non corse a chi lasciavo in quel Paese, visto che io, al contrario di Renzo, ero partito con mia moglie (e le mie due figlie)".
C'è qualcosa della cultura di Arma di Taggia che lei ha esportato a nella Silicon Valley?
Stavo per dire "il cibo", che e' un po' vago. Mia sorella mi ha fatto notare che ho piantato in giardino trombette, pomodori "cuore di bue" e basilico genovese. Torte verdi, focacce e frittate fatte da mia moglie,che e' belga ma si e' "convertita" rapidamente alla cucina ligure. L'olio di oliva taggiasca (anche se dopo qualche tempo ho cercato una versione locale con lo stesso tipo di olive) Altro? Qualche parola in dialetto che biascico a casa (Arbanella, invexendo...)".
Qual'è la prima cosa che pensa quando sente parlare dell'Italia nei telegiornali americani?
“La Tv e' un punto dolente: anche qui, come in Italia, non ci sono telegiornali degni di questo nome. Anche qui le TV hanno un padrone (ma non "il principale esponente dello schieramento opposto"). Comunque la TV e' roba del passato (io non ce l'ho e non la guardo e le mie figlie guardano solo internet). Risponderò allargando la domanda ad altri mezzi d'informazione (internet e radio).
Italia nell'informazione? Ma quando? Qui dell'Italia non importa niente a nessuno (se non per le vacanze). Le posso dire che la radio pubblica americana (serissima, quasi come la BBC) parla molto di economia e di politica estera, senza nominare l'Italia per mesi e mesi. Ma stia tranquilla che Cina, Giappone, Germania e Gran Bretagna sono nominate regolarmente. “Dreaming California” per Alberto Viviani si è trasformato piuttosto in “Living California”. Ciò che ti fa capire di aver veramente fatto di un altro Paese la tua casa non è l'essertici trasferito con la famiglia o l'aver trovato un lavoro che premia le tue capacità, ma ricreare il proprio microcosmo in un giardino americano dove, prima o poi vedremo crescere un albero di olive taggiasche. Un profilo che fa onore alla nostra provincia come quello di Alberto non poteva passare inosservato all'occhio di IN & OUT e siamo sicuri nemmeno a quello dei suoi lettori”.















