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Politica | 19 luglio 2013, 22:26

Sanremo ricorda Falcone e Borsellino, il pensiero dei magistrati Cavallone e Canepa a Palazzo Bellevue

Nel ventunesimo anniversario della strage che costò la vita al magistrato, il consiglio comunale matuziano si è fermato per commemorare quest'integerrimo uomo di legge, che perse la vita per mano di un vile attentato terroristico mafioso

Sanremo ricorda Falcone e Borsellino, il pensiero dei magistrati Cavallone e Canepa a Palazzo Bellevue

Sanremo ha ricordato Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, uccisi in via D'Amelio il 19 luglio del 1992. Nel ventunesimo anniversario della strage che costò la vita al magistrato, il consiglio comunale matuziano si è fermato per commemorare quest'integerrimo uomo di legge, che perse la vita per mano di un vile attentato terroristico mafioso.

Borsellino, all'epoca procuratore capo a Marsala, seguì la fine che solo due mesi prima era toccata all'amico e collega Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci il 23 maggio del 1992, insieme a lui morirono la moglie e tre agenti della scorta.

Stasera a palazzo Bellevue per ricordare i due magistrati antimafia, sono stati invitati Anna Canepa, sostituto procuratore della Direzione  Distrettuale Antimafia e Roberto Cavallone, procuratore capo a Sanremo.

Il ricordo è iniziato con le parole di Marco Lupi, presidente del consiglio comunale ed organizzatore dell'iniziativa: "Ceravamo ripromessi di avere come ospiti due rappresentanti della magistratura. È doveroso che le istituzioni tengano vivo il ricordo degli uomini dello Stato. Si possono dire tante cose di questi giudici perché hanno detto tante frasi che hanno cambiato la storia di questo Paese. Quello che più mi ha toccato personalmente è la convinzione, la consapevolezza di questi uomini del rischio che correvano, nello svolgere a pieno il loro lavoro. La consapevolezza di una condanna che sarebbe arrivata di lì a breve e nonostante questo a svolgere il loro lavoro. Una rassegnazione perfetta e come stella polare il loro lavoro come servitori dello stato. La battaglia non si è vinta totalmente - ha aggiunto Lupi - anzi ci ricorda che non si deve mai abbassare la guardia. Quest'oggi ho sentito anche Paola Borsellino che da qualche anno vive nella nostra provincia e oggi porta il suo saluto al Consiglio comunale. Non è qui per via di una fiaccolata che si sta svolgendo ad Imperia e da lei organizzata".

Poi la parola è passata al procuratore Cavallone: "E' per noi un grande onore essere qui stasera. L'impegno di ricordare Borsellino lo lascio alla dottoressa Canepa. Io ringrazio tutti voi per averci dato la possibilità di ricordare, Borsellino non è stato solo un magistrato ma un cittadino a tutto tondo che amava la sua terra ma che era consapevole del ruolo. Borsellino è un esempio non solo per noi magistrati ma per tutti quelli che sono impiegati nel pubblico servizio. Borsellino nelle ultime ore della sua vita e lo sappiamo grazie ai suoi familiari ebbe la conferma che il nemico contro il quale lottava non aveva il volto contadino del capo bastone di provincia, c'era qualcuno dietro che era inserito nei ruoli delle istituzioni che aveva la possibilità di influenzare le scelte del sistema. Se esistono i 'bravi ' è perché esistono i don Rodrigo. È questa la mafia. Non è solo un bieco banditismo, è una melassa che avvolge e soffoca la vita civile. Un cancro che svuota le istituzioni. Mantiene lo status quo per mantenere un potere nelle mano di pochi.

Se la mafia vive è perché molti accettano questo sistema questa prostituzione delle scelte per dei ritorni personali, per delle piccole isole di potere individuale. Falcone e Borsellino lo dissero, la mafia è qualcosa che ci assomiglia da vicino e una cosa simile la disse una persona che fece parte dell'altro mondo. Era la figlia di un grosso mafioso e sorella di un grosso mafioso quando vennero uccisi, ebbe un moto di coscienza e a 17 anni si recò da Borsellino. Prima di sconfiggere la mafia dobbiamo sconfiggere la mafia dentro di noi. La mafia siamo noi, è il nostro modo sbagliato di comportarci. Lei si tolse la vita saputo della morte di Borsellino. È nello stato che si crea percorso parallelo dove nasce antiStato dove alcuni servono le istituzioni ma in realtà servono un altro padrone.

Quando qualcuno come Paolo Borsellino si adopera per fare emergere queste connivenze viene messo tra le persone da abbattere. Se vogliamo combattere illegalità bisogna essere coerenti. Ricordo le ultime parole di Borsellino: Ognuno deve fare la sua parte, nel suo piccolo, per quello che può, per quello che sa".

La dott.ssa Canepa ha poi approfondito la figura di Borsellino facendo leva sui ricordi di quando era in Sicilia: "Il giorno della strage ogni volta che vedo quelle immagini mi commuovo. Io vivo sotto protezione da tanti anni e ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicini per proteggermi. Quelli che coinvolsero questi due magistrati sono stati due attentati la cui evidente spettacolarizzazione dava esemplarità perché si trattava di due obiettivi della magistratura e per quello che aveva fatto, Falcone, e stava facendo, Borsellino. Io ero un giudice ragazzino che stava là in Sicilia. Sono passati 21 anni e ancora non è stata fatta giustizia, gli esecutori materiali sono stati assicurati alla giustizia ma dei mandanti non si sa nulla. L'esame di coscienza collettivo deve far si che tutto non venga delegato alla autorità giudiziaria. In primo luogo chiamiamo la politica nella lotta a questo cancro contro la criminalità mafiosa. Dobbiamo renderci conto che la criminalità di stampo mafioso risale all'Unità di Italia. La mafia non va affrontata solo come problema criminale perché sennò l'avremmo affrontato e risolto. Noi siamo un Paese all'avanguardia e la mafia è un problema globalizzato. Io ricordo il 19 luglio dovevo lasciare la Sicilia dopo Falcone si era scoperto un attentato nei miei confronti. Seppi de l'attentato da una radio, ero nel mio ufficio. I giovani carabinieri di scorta, a quel punto mentre sentivo la notizia mi portarono via in caserma. Lì accendemmo tutti insieme la televisione e guardammo quelle immagini terribili senza proferire parole. Fu una sensazione di fine. Di Borsellino io portò un ricordo personale, come quanto fatto dall'associazione nazionale magistrati, parlo di Borsellino come di un uomo che trasmetteva un umanità dolcissima. Aveva gli occhi che ridevano. Era un uomo giovane che amava le piccole cose quotidiane e ancora oggi è ricordato da tante persone dei rioni popolari. Sia lui che Falcone avevano avuto un etica straordinaria. L'ultima frase fu detta a'casa professa' a Palermo e ci descrive la sua statura umana e con quelle parole ricordava Falcone 'la sua vita e stato atto d'amore verso questa terra ha dato tutto'. Tutti noi abbiamo nei loro confronti un grosso debito e dobbiamo pagarlo portando avanti la loro opera. Ancora non abbiamo una verità su quelle stragi. Oggi più che mai non ci sono alibi per nessuno ognuno deve farsi strumento di verità se vogliamo giustizia".

Infine il sindaco Maurizio Zoccarato ha detto: "Ringrazio a nome mio e della città il dott. Cavallone e la dott.ssa Canepa. Io 21 anni fa ero un ragazzo. Quelle di queste due stragi, sono state date che hanno scandito la mia crescita e le ricordo. 'Non farsi condizionare dalla paura', lo disse Falcone e io credo che questo sia il fondamento perché quando uno nasce ed è puro da bambini si gioca a guardie e ladri, è crescendo che la gente si rovina e crescendo non si riesce ad essere onesti con se stessi. È più facile lasciare le cose come stanno. Io credo che sta ad ognuno di noi un passo alla volta cercare di migliorarsi. Quel giorno è morto lo stato. Lo stato deve essere pulito e vergine. Noi dobbiamo rispettare lo Stato in ogni sua forma. È sporco chi imbratta una statua e rovina il pubblico. È sporco chi quando una amministrazione vuole fare una gara per un qualcosa si oppone perchè è suo di diritto da troppi anni. Oggi questo consiglio comunale non è qui solo per il ricordo siamo qui per rappresentare il cambiamento e il valore della patria. Bisogna lavorare con i giovani per i giovani dando l'esempio a piccoli passi. Ringrazio le forze dell'ordine per il lavoro quotidiano per difendere la nostra libertà perché rappresentano lo stato in ogni sua forma e quello che noi tutti dovremmo essere. Io ci provo con forza e fatica".

Stefano Michero

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