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| 13 gennaio 2013, 17:00

Lettera Aperta, Questione sicurezza: Una quotidianità surreale; e domani?

Mi dicono da tempo che sono ad alto rischio e che diverse cosche della 'ndrangheta mi hanno posto al centro del loro mirino, per chiudere una volta per tutte il conto (di Christian Abbondanza)

Lettera Aperta, Questione sicurezza: Una quotidianità surreale; e domani?



 Se da un lato sono evidenti (e pubblici) i tentativi di intimidazione e le aggressioni da parte di esponenti ritenuti legati ai MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI, i segnali più pesanti, anche intercettati, sono quelli che vedono come protagonisti gli uomini dei PIROMALLI e dei GULLACE-RASO-ALBANESE.

Vengo allertato da tempo da uomini dello Stato che si occupano delle indagini relativi a queste cosche, attive ed operanti tra Liguria e Piemonte (ed oltre). Sono emerse intercettazioni degli 'ndranghetisti dell'estremo Ponente ligure inequivocabili, agli atti della DDA di Genova. Ho saputo che anche da indagini della DDA di Torino cui emergono altrettanti, se non più evidenti e gravi, elementi univoci che indicano la situazione di concreto pericolo per la mia incolumità e vita...
Da circa due anni ormai è stato già accertato che sono un “obiettivo sensibile”, per cui era già stata – ed è tutt'ora – disposta la “Vigilanza Generica Radiocollegata” alla mia residenza ed alla sede operativa della Casa della Legalità da dove, principalmente, lavoro. Una misura insufficiente rispetto al pericolo che però mi viene segnalato ripetutamente.
 
Quando era in servizio a Genova il Prefetto Musolino era stata anche già discussa l'assegnazione di una scorta per garantirmi la sicurezza negli spostamenti, ma tale misura fu “stoppata” dal parere contrario dell'allora coordinatore della DDA di Genova.


Alla luce dei nuovi elementi (anche documentali) che indicano la situazione di alto rischio ho scritto alle Autorità competenti, a partire dal Prefetto di Genova, il Prefetto Balsamo, per chiedere l'assegnazione della scorta.

Da allora, 20 dicembre 2012, non ho saputo nulla. Mi hanno riferito (informalmente) dalla Prefettura che vi è la massima attenzione e che la questione è al vaglio del Coordinamento Provinciale che dovrà decidere in una delle prossime sedute.


Attualmente sono bloccato dall'influenza e questo fa sì che stia fermo, senza uscite.

Ma, una volta che mi rimetterò in salute, che cosa devo fare? Continuare a starmene fermo, blindato? Limitare le uscite a sporadici e veloci, quanto improvvisi, spostamenti, così da non permettere, se vogliono colpire, di organizzarsi?
Se non mi sposto molteplici delle attività della nostra associazione si fermano. Anche le attività di denuncia presso le Autorità preposte si fermano... e quelle di collaborazione con i reparti investigativi si possono limitare al “lavoro d'ufficio”, da dietro ad un pc.


Non si fermano i processi, molteplici, a cui sono sottoposto per querele per diffamazione che piovono a raffica. Vorrei difendermi, come ho sempre fatto, ma se mi si dice che anche le udienze sono ad alto rischio, visto che è noto che mi ci devo recare, e quindi sono prevedibili percorsi e tempi da me impiegati per andare e tornare dalla udienze, come diavolo devo fare?


Non ho carte della Prefettura nemmeno che dicano: “stiamo valutando”. Nulla. Non posso produrre niente per chiedere eventuali rinvii o di disporre, come mi hanno suggerito dalla Prefettura, di essere sentito tramite videoconferenza. Se vado, da un lato, rischio la pelle, mi dicono... Se non vado, dall'altro lato, rischio condanne...

Mi si dice che possono colpire, ormai, in qualunque momento e soprattutto se vi sono “occasioni” tali da poter mascherare “il colpo” come un incidente o una fatalità dovuta a chissà quali eventi e responsabili. Mi si dice che sono sempre a rischio soprattutto gli spostamenti prevedibili, come iniziative, spostamenti “annunciati”, udienze... Alcuni mi suggeriscono di muovermi con altri. Io, ho già detto di no... di “scorte civili” non ne voglio.

Conosco bene l'assenza del minimo scrupolo di chi mi ha dato la condanna a morte e quindi so che non si fermerebbe davanti a due o tre amici o collaboratori (civili e non armati) che mi potrebbero essere vicino... Quindi, se proprio deve accadere, che accada ad uno solo, mai mi potrei perdonare che per me vengano colpiti altri!

Il 17 settembre scorso, per fare un esempio, per depositare una denuncia alla Procura di Savona ed un Esposto urgente al Prefetto della stessa città, relativo proprio ad intimidazioni ed una tentata, plateale, aggressione, consumata l'8 settembre nel centro di Savona, sono stato scortato da due agenti della Questura per tutta la mia permanenza, per tutto il percorso. Ma questa è un'iniziativa sporadica. Solo nel territorio del savonese è stata disposta questa elevata misura di attenzione e prevenzione. Fuori dal savonese, ovvero a Genova dove vivo, o, ad esempio, per i viaggi a Torino (per denunce o per le udienze), così come per andare altrove, non c'è alcuna misura a mia tutela.

Tutti gli uomini dello Stato che mi hanno allertato, di diversi reparti, di diversi territori, mi dicono che sono ad alto rischio. Le intercettazioni di cui sono venuto a conoscenza mi dicono che sono ad alto rischio. Ma forse si sbagliano loro e mi sbaglio io. Forse c'è un eccesso di preoccupazione. Forse, ma forse no...
E' troppo chiedere che mi si dica dalla Prefettura di Genova che sì, sono a rischio e per questo è disposta la scorta, oppure che no, che il rischio non c'è e posso muovermi con tranquillità senza rischiare la pelle?

Certo, qualcuno può dire: te la sei cercata; sei un semplice cittadino chi te lo ha fatto fare, ecc ecc. Ma allora, che devo fare? Posso sapere, da chi di dovere che cosa mi devo aspettare, se è tutto tranquillo, se invece non lo è ma me la devo cavare da solo, oppure se invece lo Stato c'è per tutelarmi?
Ho rinunciato a vivere una vita normale, vabbè.... ma vorrei continuare a vivere, anche perché non ho intenzione di firmare alcuna resa!


Christian Abbondanza

Christian Abbondanza

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