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Attualità | 20 maggio 2010, 12:34

Imperia: prosegue la campagna per l'acqua pubblica

Imperia: prosegue la campagna per l'acqua pubblica

Prosegue la campagna per la 'ripublicizzazione dell'acqua' indetta dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua a cui aderisce anche il CImAP (Coordinamento imperiese Acqua Pubblica ndr). Partita da circa un mese, al momento nella provincia di Imperia sono gi state raccolte 4.400 firme che si aggiungono alle 520mila su tutto il territorio nazionale.

 

Il CIMAP sull'argomento ha dichiarato quanto segue: "In questo periodo sulle pagine dei quotidiani un argomento molto discusso è quello della privatizzazione della gestione dell'acqua potabile. C'è chi è a favore, come l'assessore Franco Solerio del Comune di Sanremo (La Stampa del 15 aprile 2010) che afferma: "E' falso l'assunto della presunta privatizzazione dell'acqua, come non esistono rischi di aumenti delle tariffe in modo arbitrario per mano del socio privato".

E chi contro, come l'associazione Sanremo Sostenibile che ha raccolto migliaia di firme di cittadini su una petizione presentata all'Amministrazione Comunale di Sanremo a favore di una gestione pubblica dell'acquedotto. Da circa un anno associazioni e cittadini della provincia di Imperia hanno costituito il CImAP (Coordinamento Imperiese Acqua Pubblica) per informare la popolazione e le istituzioni sui rischi veri della privatizzazione della gestione di un bene comune come l'acqua potabile (aumento delle tariffe, perdita della gestione a livello locale, aumento dei consumi e sprechi, diminuzione della qualit).

Recentemente molti Comuni hanno inseririto nel proprio Statuto l'affermazione che 'l'acqua è un bene privo di rilevanza economica' al fine di poter continuare a gestire gli acquedotti in proprio, garantendo ai cittadini un adeguato servizio ad un costo equo. Contro la privatizzazione dell'acqua c'è oggi una mobilitazione a livello nazionale, che attraversa gli schieramenti politici e che ha portato il 24 aprile all'avvio della raccolta delle firme per una proposta di referendum articolata in tre quesiti.

 

  • 1 fermare la privatizzazione dellacqua. Si propone labrogazione dellart. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.

    Questa norma considera l'acqua come una merce qualsiasi (su cui quadagnare) e impone laffidamento della gestione del servizio idrico a soggetti privati attraverso una gara o laffidamento a societ a capitale misto pubblico-privato, allinterno delle quali il privato viene scelto con una gara e deve detenere almeno il 40% del capitale.

    Con questa norma si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni idriche non ancora privatizzate, attraverso la distorta interpretazione di una direttiva della Comunit Europea volta solo a mettere in concorrenza i gestori dei servizi pubblici di importanza economica.

    Ma l'acqua non è una normale merce, è un bene senza cui nessuno pu vivere e ci sentiamo pi tranquilli se la sua gestione rimane sotto il controllo diretto dei rappresentanti eletti dai cittadini a livello locale.

  • 2 riaaprire la strada per tornare ad una gestione pubblica

    Si propone labrogazione dellart. 150 (quattro commi) del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dellAmbiente), relativo alla scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato. Labrogazione di questo articolo non consentir pi il ricorso alla gara, o allaffidamento della gestione a societ di capitali, e favorir il ritorno di una gestione pubblica del servizio idrico, attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunit locali.

    In questo modo si dar forza alle richieste di ripubblicizzazione di quei cittadini che hanno gi da tempo sperimentato, a proprie spese, cosa significa la gestione privata del servizio idrico.

    L'esperienza della privatizzazione del servizio idrico in alcune zone d'Italia (come Aprilia) ha fatto capire come si possa arrivare in breve tempo a conseguenze drammatiche quali l'aumento esponenziale delle tariffe, la mancata manutenzione delle reti, la perdita di controllo da parte degli enti locali.

    Sempre l'esperienza mostra come sia inevitabile l'instaurarsi di meccanismi perversi per cui un uso consapevole di un bene limitato e prezioso come l'acqua viene contrastato dall'esigenza delle aziende erogatrici di conseguire maggiori profitti. Emblematico il caso di Firenze dove una riduzione dei consumi dell'acqua potabile a seguito di una campagna contro gli sprechi ha avuto come conseguenza una riduzione dei profitti della societ di gestione, che ha prontamente reagito con un aumento prporzionale delle tariffe.

     

  • eliminare i profitti dal bene comune acqua. Si propone labrogazione dellart. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dellAmbiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico èdeterminata tenendo conto dell adeguatezza della remunerazione del capitale investito.

    La norma che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun impegno a fare investimenti per il miglioramento qualitativo del servizio.

    Questo dimostra che se l'art. 154 non viene abrogato un aumento delle tariffe non è solo probabile, ma addirittura previsto per legge.

    I motivi per chiedere che la gestione dell'acqua rimanga pubblica ci sono, per evitare di fare cattive esperienze che altri hanno gi fatto: perfino Parigi, dopo anni di gestione privata, è ritornata sui suoi passi ed ha licenziato le due pi grandi multinazionali del settore che da anni gestivano l'acqua potabile. Ma Parigi .... è in Europa?"

     

     

  • Stefano Michero

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