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Politica | 19 febbraio 2020, 11:39

Imperia: itticoltura a largo della Galeazza, interviene Lucio Sardi "Penoso scarica barile tra chi ha amministrato negli ultimi anni"

"Per evitare che un simile oltraggio si compia ci si può affidare solo alla capacità di mobilitazione civile dei cittadini imperiesi che sappia condizionare ed inchiodare alle proprie responsabilità una classe politica inadeguata"

Imperia: itticoltura a largo della Galeazza, interviene Lucio Sardi "Penoso scarica barile tra chi ha amministrato negli ultimi anni"

"La vicenda dell'allevamento di orate e branzini al largo della Galeazza offre una rappresentazione della caratura o ancor meglio della ‘pezzatura’ della classe politica che ha amministrato in passato ed amministra attualmente la nostra città. Della penosa gara allo scarica barile andata in scena in questi giorni l'unica cosa positiva è che ha aiutato a svelare le tempistiche ed i passaggi dell'iter amministrativo del rilascio della concessione demaniale per l'impianto di itticoltura". Interviene così Lucio Sardi, leader di Sinistra in Comune, lista con cui era candidato sindaco alle scorse elezioni.

"Non serviva certo un gigante, o meglio un cetaceo della politica per cogliere che la concessione di una autorizzazione per un allevamento ittico, che doveva peraltro essere considerevolmente più grosso di quello attualmente previsto, di fronte alle storiche spiagge pubbliche cittadine ed a uno dei suoi più amati simboli (la Galeazza), non poteva essere fatta senza una attenta valutazione e confronto pubblico in città. L'amministrazione cittadina capace di tale ‘capolavoro’ è stata quella Sappa che viveva sotto l'inebriante ombrello politico dell’allora potente ministro Scajola e che, mentre annunciava faraonici progetti di sviluppo turistico della città, ha pensato bene nel lontano 2008 di rilasciare la concessione demaniale per l'allevamento ittico proprio di fronte alle spiagge pubbliche cittadine.

D'altronde parliamo degli anni in cui, evidentemente sempre per rilanciare il turismo, si consentiva a Caltagirone di depositare una collina di detriti in parte inquinanti, nell'area portuale di fronte al Comune. Anche il successivo passaggio ‘tecnico’ dell'autorizzazione al subentro della concessione demaniale ad una nuova società, avvenuto nel 2018 durante gli ultimi mesi della ‘non-amministrazione’ Capacci, ha visto brillare per assenza di attenzione agli interessi della città gli amministratori locali che hanno perso l'occasione di intervenire per bloccare l'operazione. La parte della ‘pulce’ politica in questa vicenda ha finito poi per farla il sindaco Scajola che prima ha fatto difendere il progetto dall'assessore più ‘indipendente’ visto che ha la sua spiaggia ben distante dall'area dove è previsto l'impianto, poi cercato di scaricare la responsabilità sulla precedente amministrazione (che in buona parte è peraltro poi passata con lui) e infine, preoccupato delle reazioni in città, annunciato che nulla è ancora deciso poche ore prima di essere smentito dai rappresentanti della società che ha ottenuto la concessione per l’impianto.

Perché Scajola cerca sempre di chiamarsi fuori da ogni responsabilità di quanto è avvenuto nella città in cui non si muoveva foglia che lui non volesse, sulla base del principio della ‘presunzione di inconsapevolezza’ già recentemente sperimentato, senza successo, nelle aule di tribunale. Finita l'analisi degli scarica barile dei ‘pesci piccoli’ della politica locale, ragioniamo nel merito del progetto dell'allevamento. Ogni allevamento intensivo, che sia a terra o in mare, determina un impatto non secondario sulle aree interessate e per questo a nessun contadino verrebbe in mente di costruirsi un pollaio gigante davanti alle finestre di casa, a meno che la casa non sia di un altro. Le rassicurazioni circa il mancato utilizzo di antibiotici nei mangimi per i pesci fatte dai rappresentanti della società hanno la credibilità di un accordo scritto sull'acqua viste le esigenze sanitarie di tali allevamenti intensivi.

Ma questa volta ai tentativi di chiamarsi fuori degli amministratori locali coinvolti nella vicenda ed alle rassicurazioni di chi ha interessi economici in ballo, i cittadini imperiesi non hanno abboccato mettendo in atto una importante mobilitazione a difesa di uno dei pochi luoghi della città scampati agli scempi di una politica incapace di rispettare il bene comune.

Per evitare che un simile oltraggio si compia ci si può affidare solo alla capacità di mobilitazione civile dei cittadini imperiesi che sappia condizionare ed inchiodare alle proprie responsabilità una classe politica inadeguata. Non certo affidarsi alla goffa strategia dell'amministrazione Scajola che già si capisce che porterà ad un compromesso al ribasso per gli interessi della città”.

C.S.

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